PUNTO NASCITE SULMONA, CIALENTE A CASINI ”COSCIENZA, NO CAMPANILISMO”

24 Luglio 2016 13:04

L'Aquila - Video

L’AQUILA – “Le mie posizioni sono chiare: dettate sia dalla necessità di avere un disegno funzionale per la salute degli abruzzesi nei prossimi decenni, sia imposte dalle mie conoscenze di medico che si occupa di politiche sanitarie dal lontano 1974”.

È uno dei passaggi del lungo post sul suo profilo Facebook del sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, nel quale ribadisce in sostanza quanto detto in un passaggio di una intervista ad AbruzzoWeb, a margine del Comitato Ristretto dei sindaci della Asl 1 di Avezzano-Sulmona-L’Aquila, ovvero la necessità “scientifica” nell’ottica generale della riorganizzazione della sanità abruzzese, di dismettere il punto nascita di Sulmona. 

Una presa di posizione che come prevedibile ha scatenato veementi reazioni in primis dal sindaco di Sulmona (L'Aquila), Annamaria Casini, presente anche lei alla riunione del Comitato.

“Non si permetta Cialente di sentenziare e auspicare la chiusura del punto nascite di Sulmona in nome di un campanilismo e localismo. Proprio lui che ha fatto del campanilismo la fortuna dell’Aquila. Un capoluogo di regione matrigno che pensa a difendere a spada tratta tutti i suoi presidi ignorando le problematiche della provincia e dell’intera regione”, la durissima reazione.
Nel suo lungo e articolato post, Cialente  premette che AbruzzoWeb ha “riportato correttamente tutto ciò che penso”, osservando però  che “l’intervista è necessariamente priva di alcuni passaggi, se non altro, credo, per motivi di spazio”.

Le considerazioni di carattere generale sono state in realtà riportate da questa testata in un altro articolo sul Comitato ristretto, e in cui Cialente dice la sua sul Piano sanitario che sta creando forti fibrillazioni all’Emiciclo.

Nella seduta straordinaria di martedì, infatti, anche a causa infatti delle assenze pesanti all’assessore regionale di Abruzzo civico Andrea Gerosolimo, che assieme all’altro civico all'Emiciclo Mario Olivieri, e alla defezione di Maurizio Di Nicola di Centro democratico, è stato approvato un ordine del giorno del centrodestra proprio contro il piano sanitario.

Nell’intervista, Cialente, prima di parlare dei punti nascita, ha spiegato che in tema di piano sanitario bisogna “entrare nel merito” e che, per quanto riguarda “la riorganizzazione della rete ospedaliera,”dobbiamo pensare che oramai gli ospedali sono solo un pezzo marginale della qualità della nostra sicurezza.

Questa riorganizzazione va fatta sulla base dei dati tecnici, della letteratura medica, e poi si deve discutere a livello e la vera discussione è come assicurare una sicurezza a 1,3 milioni di persone, da un raffreddore a gravi traumi, poi in secondo luogo come garantire ciò a tutti i cittadini, e come fai per sostenere le spese, ragionando ad un bacino più ampio, e anche su come non perdere utenti abruzzesi che vanno a curarsi nelle vicine Marche.

Bisogna ragionare su come “identifichi una vocazione di ciascun ospedale”. 

Nella terza parte dell’intervista Cialente poi arriva a proporre una modifica della legge elettorale regionale, con un collegio unico per tutto l’Abruzzo, proprio per svicolare il mandato dei consiglieri eletti dagli interessi “localistici”, e indurli a sentirsi responsabili di tutto il territorio regionale, e non solo di quello di provenienza che lo ha eletto.

Rispondendo ad una domanda sull’atteggiamento di Gerosolimo e di Abruzzo civico fortemente conflittuale proprio sul tema sanitario, difesa esplicita dei presidi ospedalieri “minori”, almeno secondo il Piano, tra cui appunto Sulmona. 

Nel suo commento Facebook, poi, Cialente non fa nessuna marcia indietro sul punto nascita di Sulmona, ribadendo che “i dati scientifici, delle società scientifiche ci dicono che per avere sicurezza ed alta efficacia, occorre avere un alto numero di prestazioni ed una organizzazione completa e complessa.

Ed invita solo ad assumere una visone più olistica e compressa, in tema di riordino della rete ospedaliera. 

“La salute e la sicurezza dei cittadini – scrive il sindaco – passano anzitutto su una medicina sul territorio efficace, ma soprattutto sulla possibilità di avere, in tempi il più brevi possibili soprattutto in caso di emergenza o trauma una diagnosi esatta, e aggiunge che “più soltanto sull’ospedale,  che deve essere riservato agli acuti” e men che meno “sui piccoli ospedali, che non possono assicurare oggi tutte le attrezzature e specialità fondamentali, e sono pericolosi”. Filippo Tronca

IL POST INTEGRALE DI CIALENTE

Venerdì, prima della riunione del Comitato Ristretto dei sindaci della Asl Avezzano Sulmona L'Aquila, ho rilasciato un'articolata intervista televisiva al giornalista Filippo Tronca, che credevo venisse poi riportata integralmente. 

Tronca ha preferito ricavarne un articolo che pur riportando correttamente tutto ciò che penso, è necessariamente priva di alcuni passaggi, se non altro, credo, per motivi di spazio.

Questa intervista ha scatenato molte proteste, fra le quali anche quella della collega Sindaco di Sulmona Annamaria Casini.

Non voglio intervenire nella polemica per difendermi, ma voglio , devo avviare con voi, amici su fb, una riflessione.

Credo che chi decide di fare politica, cioè si assume l'onore e l'onere di determinare, attraverso le proprie decisione e scelte che divengono poi leggi o norme o delibere, la vita di tutti gli altri cittadini – siano essi comunità comunale o popolo di uno stato o dell'intera Europa – lo debba fare con un senso di responsabilità enorme, direi quasi imperioso e totalizzante.

Si può convivere con questa grande responsabilità serenamente in un solo modo: agire sempre in scienza e coscienza. 

Scienza e coscienza, che è il dettato deontologico per i medici, vuol dire cercare di sapere, conoscere, studiare al massimo, e poi agire con la massima attenzione, correttezza, onestà intellettuale, sincerità con te stesso e libertà da ricatti, mediazioni o, nel caso della politica, ricerca del consenso ad ogni costo.

Una volta si diceva che il politico, l’amministratore, dovrebbe sempre “agire come il buon padre di famiglia”.





Bella questa frase, non trovate? E sì, perché per la nostra famiglia, o per la nostra azienda, bottega o negozio, o studio professionale, cerchiamo sempre di fare al meglio. 

Si guarda all'obiettivo, sapendo a volte di dover fare magari anche qualche sacrificio, dire qualche no. Perché l'interesse di fondo della famiglia o quanto altro abbiamo a cuore, le loro prospettive, sono più importanti di tutto.

Una volta, in passato, molti politici hanno agito così.

Visione strategica, che è frutto della “scienza”, agire poi di conseguenza: “coscienza” anche se poi è difficile da spiegare per trovare condivisione: “agire politico”.

Esempi…? 

Il primo che mi viene in mente? Togliatti nel dopoguerra: amnistia, voto alle donne, patti Lateranensi. O la battaglia di Berlinguer sull' “Austerità” compresa dall'Italia e dall'Europa con venti anni di ritardo.

Ma ce ne sono centinaia.

Oggi impera invece il politicamente corretto.

Non si guarda all'interesse vero, di fondo, di scelte che poi determineranno le nostre vite per decenni e decenni (passa per le nostre vite, ma parliamo di quelle di figli e nipoti). 
Oggi si guarda al consenso elettorale. Ogni giorno vedo intorno a me e non solo, politici (?) che guardano solo al voto, al consenso. Slogan urlati, e sempre rivolti alla pancia delle persone, mai al cuore (Valori e Passioni), mai alla testa (Ragionamenti e scelte strategiche).

Vi risparmio gli esempi… penso a xenofobie, luoghi comuni, campanilismi, scelte dettate dalle lobby, affaristiche o di altro tipo.

“Come posso prendere dei voti? Vado in quella direzione.” ” Certo dovremmo fare così, ma poi c'è il comitato….rinviamo a dopo le elezioni, aspettiamo, vediamo…”.

Alcuni riescono persino, nel giro di poco tempo, ad abbracciare contemporaneamente due posizioni, anche tra loro opposte. Ecco perché l'Italia non cammina. Dopo questo sermone noioso, veniamo alle vicende della riorganizzazione della rete ospedaliera.

Le mie posizioni sono chiare: dettate sia dalla necessità di avere un disegno funzionale per la salute degli abruzzesi nei prossimi decenni, sia imposte dalle mie conoscenze di medico che si occupa di politiche sanitarie dal lontanerrimo 1974.

Vado per punti.

1) La sanità è cambiata completamente, grazie alle nuove conquiste nel campo della prevenzione, diagnostica, terapia, e tecnologiche.

2) La salute e la sicurezza dei cittadini passano anzitutto su una medicina sul territorio efficace, ma soprattutto sulla possibilità di avere, in tempi il più brevi possibili (soprattutto in caso di emergenza o trauma) una diagnosi esatta.

3) L'ospedale è la struttura destinata alle acuzie o agli interventi di elezione, cioè programmati. La rete ospedaliera deve quindi assicurare un' alta qualità ed efficacia, e poi, a livello regionale, assicurare almeno una o due eccellenze, assolute, di livello nazionale. Ciò si può realizzare puntando sulle vocazioni degli attuali ospedali, non solo su quelli dei quattro capoluoghi, e scegliendo, investendo su équipe mediche di valore.

4) Le scelte da compiere, in scienza e coscienza, non possono non tener conto dei dati scientifici, epidemiologici, statistici.

Per quanto riguarda i punti nascita, i dati scientifici, delle società scientifiche ci dicono che per avere sicurezza ed alta efficacia, occorre avere un alto numero di prestazioni ed una organizzazione completa e complessa.

La gravidanza ed il parto sono eventi fisiologici, che però a volte possono presentare problemi. Problemi sia per la madre, sia e soprattutto per il neonato. 

Allora se si partorisce in ospedale, anziché in casa, lo si fa per ridurre al minimo i rischi. Ecco perché il punto nascita, oltre ad una buona equipe ostetrica, deve avere un neonatologo ed anche un rianimatore capace. Altrimenti, se va tutto bene, tanto vale partorire in casa, come avveniva una volta.

Ma quante persone conosciamo che portano esiti di sofferenze fetali e perinatali che ne hanno condizionato la vita? Quante gravi invalidità. Poteva succedere. Oggi si può scongiurare.





Si partorisce in ospedale, attrezzato, per prevenire quelle possibile avversità, che determinano poi danni irreparabili sul neonato.

Questo è il ragionamento che va fatto per scegliere in scienza e coscienza.

Dove non esistono i punti nascita occorre assolutamente assicurare la guardia ostetrica H24, ma il parto deve avere tutte le garanzie in caso di complicanze.

Io la penso così. Per una persona a me cara questo consiglierei e da cittadino utente pretenderei. E se lo pretendo per me, come faccio a non battermi perché questa sicurezza, la scelta migliore, non devo, da politico, assicurarla a tutti?

Da molti anni, allora con il solo, indimenticabile, prof Torlontano, predico che i piccoli ospedali, che non possono assicurare oggi tutte le attrezzature e specialità fondamentali, sono pericolosi. 

Una volta potevano dare risposte, quando la medicina poggiava sul fonendo, un ecg, un emocromo e glicemia, su una radiografia standard.
Oggi la vita passa per altra qualità assistenziale, diagnostica, terapeutica.

Tanti anni fa, ad un sindaco che difendeva il suo piccolo ospedale, davvero periferico, chiesi a bruciapelo dove avrebbe portato, in caso di necessità, i propri genitori, un figlio, o la moglie. Non mi rispose. 

Molti difendono l'attuale assetto sanitario abruzzese. Poi, quando hanno bisogno, loro decisori (attrezzati o benestanti), sono i primi a fare le valigie ed andare fuori. Questo lo sappiamo tutti, o no?

Nell'ultima seduta del Comitato Ristretto dei Sindaci, abbiamo parlato proprio di questo. Ed io stesso ho sollecitato, d'accordo con il Sindaco Casini, l'amico Angelo Sindaco di Castel Di Sangro, l'assessore Paolucci, i Direttori Masciarelli e Tordera, che per Sulmona e Castel di Sangro, dobbiamo assicurare dei reparti di altissima qualità, soprattutto nel campo chirurgico. 

Occorre, nei prossimi mesi, andare a nominare dei nuovi primari, tracciare le nuove convenzioni con l'Università. Grande occasione.

Questo si deve fare per rilanciare questi ospedali. Su buone squadre mediche; poi Tordera dovrà costruire il servizio completo, cominciando dallo staff degli anestesisti.

Vi ricordate l'Ospedale di Popoli alla fine degli anni 70? Riferimento regionale per l'Ortopedia e per la Chirurgia Generale? Quei due reparti facevano da traino per l'intero nosocomio, che era uno dei più importanti del centro Italia.

Ma fare questo vuol dire avere il coraggio di cercare i migliori in Italia. Lo vogliamo fare?

Quanti giovani di grande valore sceglierebbero con gioia di legare un pezzo importante della loro carriera ad una città splendida come Sulmona? Ma ci vuole coraggio. Che occorre avere anche negli altri ospedali, dove abbiamo a volte dati di appropriatezza ed esiti inaccettabili (per esiti parlo anche di mortalità).

Presto dovremo ragionare sui dati di appropriatezza, dei carichi ed esiti.

Sarà qui che si vedranno la serietà delle due Università, dell'Assessorato alla Sanità, dei quattro Direttori Generali e dei Sindaci dei quattro Comitati ristretti.

Clientele, amicizie, o scienza e coscienza?

La collega Casini, che ancora non mi conosce bene, mi accusa di campanilismo.

Non sa, perché non può saperlo, che nel dicembre 2006 e primavera 2007, quando ero impegnato nella campagna elettorale per difficili primarie e campagna elettorale per l'elezione a Sindaco, 17 mila aquilani firmarono una petizione per chiedere di aprire all'Aquila un reparto di Ematologia, centro di eccellenza, doppione di quello di Pescara.

Io mi rifiutai di firmarlo, fui attaccato a lungo, ma spiegai agli aquilani. Spiegai che in Abruzzo basta un reparto di eccellenza Ematologico, dal quale dobbiamo pretendere il massimo della qualità, capace poi di legarsi funzionalmente a delle unità operative semplici presenti negli altri ospedali.

Da medico so che l'eccellenza si raggiunge e si mantiene con una filiera completa funzionale per quella specialità

L'Abruzzo si può permettere una o due eccellenze. O capiamo questo oppure chi può continuerà ad andare in giro in Italia o all'estero per curarsi, i meno fortunati od avveduti, non godranno di una sanità di livello. Io ascolto e mi confronto con tutti, ma come in tutti i campi del mio servizio, agisco in scienza e coscienza!

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