RAPINA VILLA LANCIANO: SINDACO, ”ESTENDERE LEGITTIMA DIFESA? NON SIAMO IL FAR WEST”

di Azzurra Caldi

25 Settembre 2018 06:45

Chieti - Cronaca

LANCIANO – “Questa è Lanciano, non il Far West”.

Il sindaco Mario Pupillo ribadisce tutta la sua contrarietà all'estensione della legittima difesa eliminandone l'eccesso quando ci si trova all'interno della propria abitazione o negozio, sposando quanto dichiarato dallo stesso Carlo Martelli che, a qualche ora dalla brutale aggressione subita insieme alla moglie, nella loro villa di Lanciano (Chieti), ha detto che deve essere lo Stato a fare la sua parte.

Un tema dell'agenda politica nazionale che in queste ore è tornato di attualità dopo l'efferata rapina in stile Arancia meccanica, che è culminata con il taglio del lobo dell'orecchio della donna.

L'episodio, salito alla ribalta delle cronache, ha provacato reazioni a tutti i livelli, fino al commento del leader della Lega Matteo Salvini: “Faremo di tutto per arrestare i colpevoli e farli marcire in galera, non si può vivere con paura anche in casa propria”, ha detto il ministro dell'Interno.





E proprio Salvini, spingendo per un'accelerazione della legge, ha ribadito: “Deve avere il primo via libera del Senato entro fine anno”.

Da parte sua, il sindaco Pupillo assicura che in città l'amministrazione sta facendo tutto quello che è nei suoi poteri per garantire la sicurezza.

“Sull'intero territorio comunale sono installate 50 telecamere nei punti più strategici e siamo in attesa di installarne altre 20 – spiega ad AbruzzoWeb -. Inoltre abbiamo provveduto all'assunzione di due agenti di polizia municipale nel 2018 e altri due nel 2019. Possiamo contare sul confronto e la collaborazione costante e quotidiana tra polizia municipale e tutte le forze dell'ordine, la riqualificazione a led dei circa 6000 punti luce dell'intero territorio comunale per una maggiore e più efficace illuminazione pubblica”. 

“Bisogna precisare che il sindaco non è uno sceriffo – aggiunge -. Una tragedia, quella avvenuta a Lanciano, per la quale nessuna misura di sicurezza, messa in campo dai limitati mezzi di un'amministrazione comunale, avrebbe potuto scongiurare. In questo senso faccio mie le parole del dottor Martelli, avere una pistola in casa non avrebbe evitato quanto successo”.

La vittima, a poche ore dall'aggressione, con il volto tumefatto, ha infatti dichiarato: “Comprare una pistola? No, è lo Stato che deve difenderci. Cercherò di rendere la nostra casa un po' più sicura. Ma io la pistola non me la compro. Averla significa essere disposti ad usarla e un cittadino normale non lo è. È lo Stato che deve difenderci”.





L’articolo 52 del Codice penale italiano stabilisce che “non è punibile chi ha commesso il fatto, per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio od altrui contro il pericolo attuale di un'offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all'offesa”.

Nel 2006, alla norma è stato aggiunto un secondo comma che regola i casi in cui si utilizzi un’arma legittimamente detenuta nel corso di una violazione di domicilio o di altra proprietà (luoghi dove venga esercitata un'attività commerciale, professionale o imprenditoriale) e prevede, anche qui, un “rapporto di proporzione”. Per essere applicata, infatti, la legittima difesa deve essere “necessaria” e “proporzionata” all’offesa, come rimarcato anche dalla Corte di Cassazione in più occasioni. Se si violano questi principi, si cade nell’articolo 55, cioè l’eccesso colposo.

Questa la situazione oggi ma, con la proposta della Lega, si punta all'ampliamento della legittima difesa, in particolare domestica. Sono cinque i decreti presentati in Senato.

Due testi (il 392 a firma Forza Italia e il 652 della Lega, presentato lo scorso luglio) intervengono sull'articolo 55 che riguarda l'esclusione della punibilità per eccesso colposo, nonché sulla parte del codice penale che riguarda il furto in abitazione e il furto con strappo. Quello della Lega, in particolare, punta a inasprire le pene ed escludere i benefici penitenziari per furti e scippi e a riconoscere la difesa sempre come legittima (“presunzione di legittima difesa”) eliminando il principio di proporzionalità tra offesa e difesa richiesto ora dall'articolo 52.

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