ANCHE BEFFA SILENZIO PER MAGGIORANZA. DOPO SEDUTA NOTTURNA CONSIGLIO SU SI’ INUTILE AL QUESITO MAGGIORIARIO, SCONTRO BELLACCHIOMA-CONSIGLIERI SALVINIANI. DURI ATTACCHI OPPOSIZIONI: ˝SALVINI IL VERO PRESIDENTE˝

REFERENDUM LEGA, ”ZITTI E VOTATE”: ANCORA TENSIONI NEL CENTRODESTRA

27 Settembre 2019 16:05

Regione - Politica

L'AQUILA – Dopo tre giorni di estenuante tira e molla, di attacchi e reprimende (anche romane), di tensioni e divisioni interne, il centrodestra ha dovuto subire anche la beffa del “silenzio”.

Nel corso del consiglio regionale che ha portato all'approvazione dell'istanza di referendum per l'abolizione della quota proporzionale della legge elettorale, seduta che si è aperta intorno alle 22, la maggioranza prima ha dovuto subire le dure critiche dell'opposizione, poi è stata costretta a tacere perché, superata la mezzanotte, sarebbero scattati ulteriori problemi, compresi il limite sindacale delle 13 ore lavorative per i dipendenti e la necessità di aggiornare la seduta attraverso la convocazione della conferenza dei capigruppo.

Ecco perché si è votato in gran fretta, in pochi minuti, e senza proferire parola. Tanto che più di qualcuno, soprattutto dal fronte Lega, si è infuriato per questo. Presente in aula anche il coordinatore regionale del Carroccio, Giuseppe Bellachioma: ci sono stati momenti di tensione anche fuori dall'aula  con i consiglieri salviniani. 





Sul banco degli imputati è finito ancora Vincenzo D'Incecco, presidente della prima commissione (Bilancio), “vittima” del blitz Cinque Stelle-Pd e in particolare della pentastellata Sara Marcozzi che, l'altro giorno, ha aperto e chiuso la seduta per l'esame del referendum, rinviandola al primo ottobre e scatenando la bagarre. Atto poi giudicato illegittimo dal presidente dell'assise, il forzista Lorenzo Sospiri.

L'approvazione in Consiglio è stata resa possibile perché le opposizioni hanno ritirato gli emendamenti ostruzionistici in seguito al voto del Piemonte: a quel punto erano già cinque le Regioni ad aver deliberato il referendum e, dunque, la partita politica era sostanzialmente chiusa. Tanto che in aula negli interventi delle opposizioni del M5S e del centrosinistra hanno sottolineato la vittoria politica e il fallimento del centrodestra e della Lega. Ulteriore tensione si è scatenata al momento del voto:  “E’ un referendum truffa, assolutamente inammissibile, voluto dalla Lega per fare propaganda” hanno tuonato i consiglieri di opposizione.

Sara Marcozzi (M5S) ha rivendicato il suo blitz: “L’Abruzzo nell’ultimo anno ha perso 13 mila posti di lavoro e anziché discutere di incentivi, misure contro le file nei pronti soccorso, le liste di attesa in sanità e di altre emergenze, si è discusso di legge elettorale nazionale.  Non una necessità, nè priorità, oltre al fatto che il quesito è palesemente inammissibile e in tal senso c’è una ampia giurisprudenza. È una truffa nei confronti dei cittadini”.  
 
Sandro Mariani (Abruzzo in comune) ha esposto un cartello polemico: “Una Regione in ostaggio, Salvini vero presidente”, con tanto di simbolo della Lega coperto dagli arrosticini.

“Ho avuto il piacere di dare una mano a Marsilio – ha detto Mariani riferendosi alle precedenti polemiche sull’assenza del governatore alle sedute del consiglio -, ci siamo incontrati, è un grande, gli puoi dire qualsiasi cosa e niente lo tange. Avevo consigliato alla maggioranza elettorale di organizzarsi chiamando il presidente Sospiri. Lo hanno fatto oggi e tutto si è sbloccato. Ci hanno detto che eravamo commissariati da Luciano D’Alfonso, oggi ho visto alcuni onorevoli di centrodestra e siamo onorati, ma è il segno di un grande commissariamento. Avviso il presidente Sospiri che ho le chiavi del suo ufficio per liberarlo dal sequestro romano” ha detto ancora Mariani esibendo un mazzo di chiavi. “Siete stati i primi degli ultimi, il risultato politico lo avete fallito. Noi abbiamo vinto perché attraverso la nostra azione vi abbiamo allungato i tempi. Ringrazio gli uffici per i grandi sacrifici nello stare qui notte e giorno per tre giorni” ha concluso.
 
“E’ un documento inutile, la prima vera grande sconfitta della destra in Abruzzo – ha attaccato Silvio Paolucci, del Pd – e la prima vittoria delle opposizioni. C’è stato un sequestro delle istituzioni. La presenza dei parlamentari è dovuta alle nomine delle segreterie e al referendum. Azioni inutile per gli abruzzesi, provate a chiedere se i vostri elettori sentono l'importanza della legge elettorale. Direbbero di no!”.





Tornando al “blitz” Paolucci ha sottolineato che “nessuno ha argomentato come si è riaperta la commissione Bilancio dopo che alle 15,34 il vice presidente in assenza del presidente ha aperto e chiuso la seduta non essendoci il numero legale. Un’azione corretta e nessuno ha spiegato le modalità con il cui il presidente Sospiri ha sbloccato la vicenda”.

Per Giovanni  Legnini “il referendum è figlio del mutato scenario politico italiano, cioè da quando la Lega è all’opposizione, se fossero i rimasti fedeli all’invocazione del potere alla gente, avrebbero potuto raccogliere le 500 mila firme per l’istanza referendaria, invece con un vero e proprio diktat Matteo Salvini ha ordinato al suo partito e al centrodestra la riunione dei consigli regionali schierati, ed in Abruzzo il centrodestra e la Lega sono arrivati fuori tempo massimo”. Poi  Legnini ha letto un messaggio di Salvini dopo il voto del Piemonte come quinta regione e quindi con l’ufficialità del lasciapassare per la presentazione del quesito.

“Salvini ha questa concezione democratica del voto: a maggio avremo il referendum, chi vince governa, chi perde non rompe le palle” ha tuonato Legnini che ha anche sottolineato “la modalità rocambolesca con cui siamo arrivati al voto, per il futuro vi chiedo di organizzarvi e presentare per tempo gli argomenti che si scrivono all’ordine del giorno, il fuori sacco non deve essere una regola – ha detto alzando la voce l’ex vice presidente del Csm. 
 

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