MA POI ARRIVA IL CHIARIMENTO, ''NESSUN ABBANDONO ANCHE SE QUALCUNO VORREBBE''

REGIONALI: DI STEFANO, SENZA SPIRITO PDL LASCIO FORZA ITALIA, COMUNITA’ NON MI AMA

di Marco Signori

19 Luglio 2018 13:30

Regione - Politica

L'AQUILA – “Se non torna lo spirito del Pdl, lascio Forza Italia, dove la comunità abruzzese non proprio mi ama”.

Fabrizio Di Stefano, 53 anni di Casoli (Chieti), una legislatura al Senato e una alla Camera prima di ricevere la sorpresa di restare fuori dalle liste di Forza Italia alle politiche del 4 marzo scorso, ammette con una certa freddezza che non sa se rinnoverà l'iscrizione a Forza Italia.

Il suo disagio politico è collegato ai profondi contrasti con il partito che prima lo ha escluso dalle politiche e poi dalla rosa dei candidati del centrodestra alla presidenza della Regione alle vicine elezioni con un comunicato del deputato e segretario organizzativo Antonio Martino, che ha provocato un serrrato dibattito e polemiche.

“Per me – chiarisce Di Stefano – la tessera ha un valore, ma le tessere una volta rappresentavano anche uno strumento di democrazia interna, perché ti permettevano di decidere gli organigrammi, la gerarchia e i ruoli nel partito. La tessera ti obbligava ad accettare delle regole ma anche a condividere dei valori, se è un mero pezzo di carta utile solo in alcuni casi, allora non ritengo utile avere la tessera”.

Dalle parole, chiare, di Di Stefano, emerge con evidenza che l’ex parlamentare è con un piede e mezzo fuori Forza Italia. Avvistato, seppure defilato, sabato scorso agli Stati generali di Forza Italia a Pescara, e alla grande manifestazione di piazza di Matteo Salvini lunedì sera a Silvi (Teramo), l'ex parlamentare però non si pronuncia sul passaggio alla Lega ipotizzato nei giorni scorsi dal Corriere della Sera.

Tuttavia non nega di riconoscersi in alcuni valori del partito di Salvini, confermando anche di guardare con interesse ai movimenti civici, la cui “nascita è sostenuta dal forzista presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti“.

In un'intervista a 360 gradi ad AbruzzoWeb, nella quale spazia tra la politica e la vita privata – “non mi annoio certo, faccio politica fuori dalle istituzioni, inoltre insegno all’università e seguo il mio ristrorante e la farmacia di famiglia”, dice – ricollega la crisi con gli azzurri con il rapporto molto difficile con i vertici: è proprio a Martino che, pur senza mai citarlo direttamente, indirizza più di una stoccata.

“Non c'è dubbio che la comunità abruzzese non proprio mi ama, un esponente di Forza Italia ha detto che tutti potevano essere candidati presidente tranne il sottoscritto, per starci bene in un partito bisogna anche sapere di essere bene accolti, quando ci saranno le condizioni e sarà il momento valuterò se rinnovare la tessera”.





Di Stefano, ex parlamentare e prima ancora consigliere regionale di An, confida sul lavoro del neo vice presidente nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo, per il rilancio del partito.

“La mia casa politica non siste più e ritengo che oggi la mia casa ideale è quella che condivide tutta una serie di valori che ritengo fondamentali per la destra, oggi almeno una parte di questi sono certamente difesi e portati avanti dalla Lega”.

“Quando un ministro come Lorenzo Fontana dice che per lui non esiste un genitore 1 e un genitore 2 e che il matrimonio è uno solo – aggiunge – mi rappresenta in pieno e così tante altre posizioni della Lega, così come sono in sintonia con la mia cultura tante posizioni di Fratelli d'Italia con cui condivido la matrice di partenza e anche di Forza Italia, anche se mi sentivo più del Pdl, che sapeva abbracciare tutte le anime, spero che il nuovo corso di Tajani riporti a quell'esperienza”.

Analizzando il momento del centrodestra con lo scontro tra la Lega, in fortissima ascesa, e Forza Italia, in discesa, Di Stefano spiega: “La dialettica tra Lega e Forza Italia? Mi sembra che ci stia tutta. È evidente che ognuno ha una visione differente della situazione e dei rapporti di forze. Forza Italia considera il dato elettorale del 4 marzo come punto di riferimento, la Lega considera i sondaggi, ma anche le piazze, che danno un rapporto di forza diverso”.

“È chiaro – fa osservare Di Stefano – che ognuno cerca di vedere dal proprio punto di vista e da quello che gli è più congengiale e favorevole. È una dialettica che dimentica che soltanto uniti si vince e a mio avviso la partita è molto difficile, perché io ritengo che ci sia un avversario da battere e sia il Movimento cinque stelle e non il centrosinistra”.

“Qualcuno ha pubblicato dei sondaggi, che mi risultano provenire da ambienti romani di Forza Italia, che lasciano il tempo che trovano ma sono fortemente indicativi”, aggiunge a proposito del sondaggio pubblicato da Certastampa, che darebbe in testa Sara Marcozzi con una forbice tra il 51 e il 54 per cento.

Nella lunga chiacchierata con AbruzzoWeb, l’ex parlamentare guarda anche fuori dalla sua coalizione, in particolare al fatto che nel centrosinistra c'è l'ipotesi di un ritorno in campo del vice presidente del Consiglio superiore della magistratura Giovanni Legnini, che secondo gli ambienti politici potrebbe far essere il Pd maggiormente competitivo: “Quando c'è in ballo il futuro di una regione, tra l'altro tramortita dal comportamento e dal modus operandi di un personaggio come il governatore senatore Luciano D'Alfonso – dice Di Stefano – credo che le migliori qualità e figure, indipendentemente da quale parte provengano, debbano provare a giocare la partita”.

“Se Legnini fosse della partita mi farebbe piacere”, ammette l'ex parlamentare, “non sarei preoccupato, l'ho già battuto a Chieti alle comunali del 2010 quando io capeggiavo la lista del Pdl e lui quella del Pd, è una figura stimolante e competitiva”.





E poi, Di Stefano guarda con attenzione al civismo, “d'altronde è un fattore a cui non guardo solo io ma anche illustri esponenti di Forza Italia come Giovanni Toti, che sta addirittura sostenendo la nascita di movimenti civici”.

“D'altro canto, non lontano dall'Abruzzo, cioè in Molise, il centrodestra ha vinto grazie a ben cinque liste civiche che erano presenti accanto ai partiti tradizionali che hanno preso quasi la metà dei voti del candidato presidente, grazie a questo si è potuto battere di qualche punto il Movimento cinque stelle”, ragiona Di Stefano, che continua l'attività politica anche fuori dalle istituzioni: “Grazie a Dio ho molte attività lavorative che mi consentono di non annoiarmi, dalla mia farmacia all'insegnamento universitario alla d'Annunzio, al ristorante di Chieti”.

“Continuo a seguire la politica, anzi faccio quello che dovrebbero fare molti altri, giro i territori per incontrare le persone e creare reti – chiosa l'ex parlamentare – accanto a questo, nei fine settimana mi dedico alle mie passioni che prima venivano meno, non dovendo per forza presenziare alle manifestazioni pubbliche, il mio svago preferito è la montagna e ahimè anche qui devo dire che l'Abruzzo deve fare ancora tanta strada, di recente sono stato nell'Aquilano dove ho trovato del turismo non strutturato, sono andato alle Grotte del Cavallone e nonostante i siti internet mi dicessero che fossero aperte erano tristemente chiuse, a Stiffe non sono riuscito a vedere le Grotte. Ecco perché credo che con una guida regionale che sappia cogliere queste peculiarità e ricchezze e venderle al mercato turistico, l'Abruzzo non può che spiccare il volo”.

IL CHIARIMENTO, “NON LASCIO”

“Nella lunga intervista che gentilmente AbruzzoWeb mi ha concesso, argomentavo di come, per me che vengo da una politica in cui il significato del tesseramento era ben diverso da quello odierno, avere o non avere oggi la tessera non ha poi così importanza. Io sono l'unico in Abruzzo che ha sempre versato le quote al partito, si chiamava An, Pdl o Forza Italia, il senso dell'appartenenza non può essere circoscritto al solo possesso della tessera. Da qui a dire che esco dal partito ce ne passa!”.

Lo afferma in una precisazione inviata a questo giornale l'ex parlamentare Fabrizio Di Stefano.

“Evidentemente questa lettura mi conferma che qualcuno mi vorrebbe fuori dal partito nel quale, a livello apicale, per fortuna ho ancora molti amici e ad uno di questi, Gasparri, il Senato ha messo nelle mani anche le sorti del futuro scenario elettorale della nostra regione, nominandolo presidente della Commissione che deciderà sull'incompatibilità di D'Alfonso!”, aggiunge Di Stefano.

“Anche leggendo il resto dell'intervista si capisce benissimo che i miei valori continuano a trovare casa ancora in quelli difesi da Forza Italia, come testimonia anche la proposta di legge attualmente al vaglio del Parlamento circa la legittima difesa”, conclude l'ex parlamentare.

Occorre tuttavia precisare che lasciano ben pochi margini di interpretazioni, le dichiarazioni, non smentite, in cui Di Stefano afferma che “la mia casa politica non esiste più e ritengo che oggi la mia casa ideale è quella che condivide tutta una serie di valori che ritengo fondamentali per la destra, oggi almeno una parte di questi sono certamente difesi e portati avanti dalla Lega”.

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