L'EX VICE PRESIDENTE DEL CSM SI TIENE ABBOTTONATO IN INTERVENTO AL MESSAGGERO MA CHIEDE DISPONIBILITA' CANDIDATI CONSIGLIERI; DI SABATINO, ''ORA AMPIA ALLEANZA''

REGIONALI: LEGNINI ROMPE GLI INDUGI, PD LAVORA ALLA ”GROSSE KOALITION” ABRUZZESE

di Marco Signori

7 Novembre 2018 20:30

Regione - Politica

L'AQUILA – L'ex vice presidente del Consiglio superiore della magistratura, Giovanni Legnini, lavora alla costruzione della candidatura alla presidenza della Regione Abruzzo alle elezioni del 10 febbraio prossimo, e anche se in una lettera al Messaggero si tiene ancora abbottonato, da quanto si apprende dagli ambienti politici ha iniziato a chiedere la disponibilità di candidature a consigliere, a partire da alcuni uscenti.

E venerdì a Pescara, annuncia il segretario regionale del Partito democratico Renzo Di Sabatino, è convocato il tavolo dei partiti di centrosinistra, “solo uno dei poli che comporranno la coalizione”, dice, al quale ci saranno anche Italia dei valori e Socialisti, che nelle scorse settimane hanno annunciato lo strappo.

“Il perimetro si sta ancora delineando e se loro saranno dentro va chiesto a loro, io mi auguro di sì”, chiarisce ad AbruzzoWeb, interpetando le parole di Legnini al Messaggero come un segno di grande apertura, “altrimenti avrebbe detto già di no”.





“L'orizzonte è la costruzione di un movimento che non esclude i partiti ma va oltre i partiti”, spiega Di Sabatino, “rispetto a venti giorni fa c'è qualcosa di più – dice a proposito dell'intervento di Legnini – non si candida esclusivamente con la forma classica del centrosinistra, ma solo se si costruisce un movimento che va oltre i partiti e abbraccia un ampio mondo, delle professioni, intellettuale,…”.

“Eserciterò tale opzione – spiega Legnini in un passaggio della missiva riferendosi all'eventualità di una sua candidatura a presidente della Regione – solo se sarà possibile realizzare un progetto aperto e plurale, un'alleanza tra progressisti e liberali, capace di coltivare i valori del lavoro e dell'innovazione, della solidarietà e della legalità. Solo se arriveranno tante risposte da altre personalità abruzzesi, donne e giovani, rappresentanti del mondo del lavoro, dell'impresa, delle professioni e della cultura, mi deciderò a fare un passo che non era nei miei propositi e progetti di vita”.

“So che il tempo delle decisioni stringe – conclude nella lettera – ma adesso è la società abruzzese che deve farsi sentire per far comprendere verso quale direzione intende muoversi. Se le volontà che emergeranno saranno quelle espressive di un desiderio di riscatto civile e di una prova di orgoglio collettivo, allora farò la mia parte”.

“L'Abruzzo non partitico lo sollecita da più parti ad impegnarsi e lui è pronto”, chiarisce Di Sabatino, “questa richiesta si va manifestando in modo palese e anche più strutturato, anche perché un conto è se lo chiede la singola figura, un'altra cosa è un mondo intero che lo spinge, lui sostanzialmente ha detto che ha tutta la disponibilità e la voglia di impegnarsi”.





“C'è movimento tra gli amministratori per valutare l'appello di Legnini, noi stiamo andando avanti e i poli saranno diversi – spiega il segretario dem – uno partitico che va dal Pd a +Europa e alla sinistra, uno che è quello che Legnini chiede di verificare se c'è, e poi c'è quello delle forze civiche, con cui è aperta una interlocuzione e che sono quelle che si manifestano di più”.

Tra queste ultime, c'è quella che fa riferimento al consigliere regionale Donato Di Matteo, ex assessore della giunta D'Alfonso che ha lasciato il Pd in polemica proprio con l'allora governatore, e che alle elezioni provinciali di Pescara del 31 ottobre scorso ha mostrato i muscoli candidando un suo uomo alla presidenza, il sindaco di Picciano Vincenzo Catani, causando di fatto la sconfitta del centrosinistra, che si è presentato diviso.

A proposito di Di Matteo, e dei civici suoi alleati Andrea Gerosolimo e Mario Olivieri, consiglieri spina nel fianco della maggioranza nei quattro anni di governo di centrosinistra, Di Sabatino è chiaro: “Sarà compito di chi sarà individuato come candidato presidente lavorare per integrarli”.

“Il civismo da solo non ce la fa”, ragiona poi il segretario del Pd, “ha bisogno di partiti strutturati, anche se in un regime di pari dignità. Le vicende che ci sono state devono insegnarci una cosa a tutti: il Pd non può continuare ad atteggiarsi in maniera autosufficiente, ma allo stesso tempo merita rispetto e quello che si chiede è un ragionamento alla pari”.

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