REGIONE ABRUZZO: NO A TEORIE GENDER A SCUOLA, APPROVATA RISOLUZIONE

di Filippo Tronca

21 Gennaio 2016 17:07

Regione -

L'AQUILA – No all’insegnamento della teoria “gender” nelle scuole abruzzesi. Lo dice una risoluzione  con primo firmatario Paolo Gatti consigliere regionale di Forza Italia, approvata a larghissima maggioranza oggi in quarta commissione regionale (Sanità). Unico voto contrario quello del Movimento 5 stelle.

L'ex cosigliere regionale di Rifondazione Comunista Maurizio Acerbo, reputa invece “vergognosa” questa risoluzione bipartisan. 

La risoluzione impegna il presidente della Regione a sottoscrivere un apposti protocollo di intesa con l’Ufficio scolastico regionale, per sancire questo divieto.

Termine controverso, quello di teoria “gender”, che secondo una delle definizioni ha come nucleo fondante la non-esistenza di una differenza biologica tra uomini e donne, determinata da fattori scritti nel corpo, in quanto essa è frutto di una scelta, di un fattore cioè culturale. Per il mondo cattolico  viene letta come una “propaganda aperta  a favore dell’omosessualità”.





“Nessun intento discriminatorio nei confronto degli omosessuali – tiene a precisare Gatti – quello che si sottolinea è che tale teoria non ha senso farla diventare materia di studio a scuola. A tutela si aggiunge della famiglia  naturale, e dalla serenità. Sono lieto dell’approvazione a larga maggioranza della risoluzione sulle 'teorie del gender', peraltro sottoscritta da numerosi esponenti della maggioranza e della minoranza dei componenti la Quinta Commissione, in primo luogo perché  ritengo prioritario il ruolo della famiglia nell’educazione all’affettività e alla sessualità.  Non è pensabile, inoltre, che tali teorie  siano da intendersi come ‘bisogno educativo’ da proporre nelle scuole  poiché potrebbero, oggettivamente, confondere e ferire la crescita dei bambini in quanto lontane dalla realtà largamente percepita. Non sarebbe esercizio di libertà educativa – conclude Gatti – ma l'imposizione di un modello irrispettoso della libertà dei bambini e delle famiglie”.

I toni discriminazione a leggere il testo della risoluzione ci sono eccome, ribatte però Gianluca Ranieri, consigliere regionale del Movimento 5 stelle. Ma la contrarietà è solo sulla forma, non sulla sostanza perché anche i grillini abruzzesi non ritengono opportuno che certi contenuti vengano insegnati a scuola.

“Non ci piace quello che viene scritto nella premessa”, sottolinea il capogruppo,  riferendosi ai continui richiami alla famiglia naturale,  forse ad un passaggio in cui si legge che “in alcune scuole si potrebbero essere proposte fiabe come 'Hai due papà',  o altre che promuovono apertamente la transessualità, come 'Nei panni di Zaff', che indirettamente inviterebbero i bambini e gli studenti a 'scegliere il proprio genere', ignorando le origini biologiche', con riferimento ad alcuni testi adottati tra le polemiche in altre scuole italiane.

“È un argomento delicato – spiega dunque Ranieri – e come Movimento 5 stelle stiamo presentando un disegno di legge al Parlamento che va in questa direzione, ma in un contesto più generale, dunque nella sostanza possiamo essere anche d’accordo con questa risoluzione, crediamo però che la sede per normare cose del genere non è la Regione, ma il governo nazionale”.





Durissime le reazioni, fuori l'Emiciclo di Acerbo.

“L'obiettivo di questo genere di iniziative – scrive in una nota –  è l'intimidazione verso gli insegnanti per raccogliere il consenso dei settori più retrivi del mondo cattolico come l'Opus Dei che contrastano da sempre il riconoscimento dei diritti civili per le persone di diverso orientamento sessuale”.

“Questo genere di iniziative – aggiunge – vanno contro l'orientamento europeo che da anni promuove l' introduzione delle problematiche Lgtb nei programmi scolastici nell’intento di incoraggiare la tolleranza e la comprensione tra personale e studenti e sensibilizzare in merito all’esistenza di strutture familiari non tradizionali. I materiali didattici potrebbero comprendere libri da condividere con i genitori, per contribuire a smontare stereotipi e spiegare la diversità sessuale, adozione nelle scuole di politiche anti-bullismo che comprendano espressamente l’omofobia e la trans fobia, formazione degli insegnanti su come affrontare le problematiche Lgtb nell’insegnamento e formazione di insegnanti e consulenti scolastici su come trattare i casi di molestie omofobiche e transfobiche”.

“Tutte attività – conclude Acerbo – che un insegnante avrà timore di portare avanti per non ritrovarsi crocefisso come pericoloso propagandista di teorie del gender. Ovviamente so bene che coloro che hanno proposto e votato questa risoluzione non sono degli integralisti religiosi ma semplicemente dei politicanti cinici e ignoranti che pur di raccattare qualche voto sono pronti ad accontentare qualsiasi lobby”.

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