COMMISSIONE GARANZIA INVIA DOCUMENTI DI PAGAMENTI E CAUSE SOSPETTE LA UIL PRONTA A INTERESSARE LA CORTE DEI CONTI E L'ANTICORRUZIONE

REGIONE: BONUS ANZIANITA’ ILLEGITTIMI, INTERVENGONO I REVISORI DEI CONTI

12 Maggio 2016 08:32

Regione - Politica

L'AQUILA – I Revisori dei conti saranno chiamati a verificare le eventuali responsabilità all’interno della Regione Abruzzo, per errori e omissioni che hanno portato liquidare centinaia di migliaia di euro di indennità individuali di anzianità (Ria) a dirigenti e dipendenti regionali, che in molti casi potrebbero essere non dovute.

Questo l’esito della Commissione vigilanza di ieri, presieduta dal presidente Mauro Febbo di Forza Italia in cui sono stati chiamati in audizione i sindacalisti della Uil funzione pubblica Alfiero Di Giammartino e Giulio Matè, che hanno al termine della seduta annunciato anche l’invio di una dettagliata memoria alla Corte dei conti e all'Autorità nazionale anticorruzione.

La Commissione si è poi impegnata a fare l’esatta ricognizione delle indennità già liquidate, e soprattutto di quelle recuperate, cosa avvenuta per i dipendenti del consiglio regionale, ma non è dato a saperlo per quanto riguarda i dipendenti e dirigenti della Giunta, che sono la stragrande maggioranza dei potenziali beneficiari.
Non è stato invece affrontato un altro aspetto molto delicato della vicenda: il riconoscimento delle somme liquidate come debito fuori bilancio.

La seduta di Commissione di ieri ha dunque squarciato l’imbarazzante velo di silenzio calato su una vicenda che ha dell’incredibile.

Vicenda nata con una legge del 2007, che ha aumentato al massimo l’extra mensile per l’anzianità in busta paga per i dipendenti e dirigenti anche fino a 1.200 euro al mese.

Legge poi cancellata nel luglio 2014 da una sentenza della Corte costituzionale, che ha salvato i contribuenti abruzzesi da un esborso quantificato potenzialmente in 100 milioni di euro. Sentenza arrivata però quando molti buoi erano scappati dalla stalla. Ovvero, quando oramai un imprecisato numero di dirigenti e dipendenti, tra gli oltre 1100 che avevano fatto ricorso ai giudici del lavoro contro la Regione per ottenere subito le spettanze che gli uffici ritardavano a mettere in busta paga, per mera mancanza di soldi, sono potuti passare comunque all’incasso, forti di un ricorso passato in giudicato, perché la Regione con i suoi avvocati, in molti casi non ha impugnato quelle sentenze, gettando alle ortiche una vittoria assicurata, in virtù proprio del pronunciamento della Consulta.

Sul tavolo della Commissione si è evidenziato intanto che ci sarebbero 12 casi, in base ai calcoli di Febbo, 25 invece per i sindacati, in cui potrebbero rilevarsi omissioni e colpe a parte delle strutture regionali.





Ovvero: liquidazioni di somme che sarebbero avvenute dopo la sentenza della Corte costituzionale del luglio 2014, che si è osservato, potevano essere congelate senza problemi, visto che le cause erano ancora in corso.

E liquidazioni di somme causate dall’inerzia degli avvocati della Regione, questo almeno si ipotizza, che hanno fatto scadere i termini di sei mesi dalla pubblicazione della sentenza della Corte costituzionale, senza fare ricorso alle sentenze sfavorevoli, che potevano a quel punto essere senza problemi ribaltate, consentendo ad esse di passare in giudicato.

E a quel punto la Regione ha sborsato le indennità arretrate che poteva risparmiarsi, anche di importi da 100 mila euro, perché se anche la Corte costituzionale ha annullato la legge del 2007, questo diritto al rimborso era sancito appunto dalla sentenze dei giudici del lavoro.

La richiesta ribadita dalla Uil di un'indagine interna di carattere amministrativo, per l’individuazione di possibili “responsabilità gestionali che hanno come conseguenza un diretto danno all’erario”, era rivolta in realtà alla stessa Commissione.

Febbo ha però risposto che “questo compito esula dalle nostre competenze, quello che possiamo e anzi dobbiamo fare è inviare tutta la documentazione che stiamo raccogliendo ai Revisori dei conti. Alla vicenda Ria abbiamo dedicato già quattro riunione e sono emersi tutto una serie di passaggi che meritano in effetti un serio approfondimento”.

In realtà, ha ribattuto per la Uil Alfiero Di Giammartino, “abbiamo con lettere di dicembre e febbraio già due volte sollecitato l’intervento dei Revisori, ma nulla è accaduto, speriamo che sia la volta buona”.

I Revisori dei conti, se rileveranno vizi e anomalie, potranno trasmettere le carte alla Corte dei conti. Ma possono fare anche di più, in virtù dei maggiori poteri a loro conferiti in virtù della legge 15 del 2009 che porta la firma dell’ex ministro Renato Brunetta, possono non solo esprimere un parere, ma dar valore vincolate ad esso, ovvero possono disporre l’avvio da parte della Giunta regionale dell' “azione di ripetizione”, ovvero della restituzione delle somme, da parte del beneficiario, o anche da parte del dirigente che avrebbe causato il danno erariale.





La commissione non ha per ora affrontato invece la questione della copertura delle liquidazioni.

Effetto della sentenza della Consulta è stata infatti la cancellazione dell’aumento massimo in busta paga, ma i dipendenti approdati a sentenza definitiva hanno ottenuto il diritto a rivedersi riconosciuta la Ria arretrata, anche a valere dal 2007, quando è stata approvata la legge. Al contrario, per chi aveva una sentenza pur favorevole, ma ancora al primo o al secondo grado di giudizio, e impugnata dalla Regione, , devono restituire le somme eventualmente già intascate.

In base ai calcoli della Uil, nel 2014 la Regione ha provveduto a liquidare somme per 847 mila euro e nel 2015, Un milione e 376 mila euro. Per un totale di 2.2 milioni. E i pagamenti proseguono anche nel 2016, visto che sono già state approvate una ventina di determine dirigenziali.

Il dubbio è però il seguente: sono state riconosciute queste uscite come debiti fuori bilancio e hanno esse adeguata copertura?

In una controversia giudiziaria che vede infatti accollare un debito al’ente, esso deve essere riconosciuto obbligatoriamente come debito fuori bilancio dal voto del Consiglio regionale.

E questo non è ancora avvenuto. Una differenza non da poco: subito dopo il riconoscimento del debito, esso va trasmesso alla Corte di conti. La quale è tenuta ad indagare su eventuali danni erariale.

“Un debito – sbotta Matè a conclusione della seduta di commissione – può essere pagato solo in virtù del riconoscimento dello stesso, perché ovviamente vanno trovati prima i soldi in bilancio per la copertura, e va istituito anche un capitolo ad hoc. Anche questo non risulta sia avvenuto e lo riteniamo molto grave. Ne consegue che la Corte dei Conti, laddove opportunamente interessata, potrebbe ritenere che le liquidazioni delle somme siano intervenute al di fuori del paradigma legale, che impone all'organo consiliare, non solo e non tanto di sanare le spese assunte senza impegno, quanto verificare che ciò non pregiudichi gli equilibri di bilancio”. Filippo Tronca

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