REGIONE: DIRETTORE BERNARDINI VUOLE RESTARE IN SELLA, SAVINI POTREBBE TORNARE

17 Febbraio 2019 07:11

Regione - Politica

L'AQUILA – Nubi minacciose si addensano sui palazzi della Regione: quelle dello spoil system imminente, ovvero della rimozione dei direttori e dirigenti apicali nominati dal centrosinistra e che ora  saranno sostituti, come consente la legge e la consuetudine, dai nuovi padroni del centrodestra a trazione leghista del presidente Marco Marsilio. Ammenochè i rimuovendi riescano a vellicare i favori dei nuovi arrivati, e saltare il fosso facendo salva la carica e l'emolumento. 

Ancora presto per fare una panoramica completa ed esaustiva, dei giri di valzer a cui si assisterà a breve, tranne  alcuni casi, di cui riferiscono le sempre vigili e informate voci di corridoio di coleghi e dipendenti. 





Il primo ha come protagonista Fabrizio Bernardini, capo dipartimento Risorse e organizzazione, un fedelissimo dell'ex presidente Luciano D’Alfonso, e il cui incarico scade ad aprile 2020. 

Il secondo caso riguarda Giovanni Savini, ex direttore dell'ufficio di presidenza e dei rapporti con l'Europa, andato poi via, a gennaio 2017, in forte dissenso con D'Alfonso, e che ora potrebbe fare un clamoroso ritorno.  

Cominciamo da Bernardini: il  capo del personale già la scorsa settimana, cioè prima del voto regionale, avrebbe inviato una lettera agli assessori uscenti, per chiedere la riconsegna dei telefoni, dei badge, auto di servizio, e di ogni altra dotazione che spetta loro nell'esercizio della funzione. Una particolare solerzia che non ha certo fatto piacere agli uscenti, che avranno anche indugiato in gesti scaramantici. Da qui un retro-pensiero su questo eccesso di solerzia: il fedelissimo di D'Alfonso non stava mica già cominciando a rendersi simpatico a i probabili e se non per lui certi vincitori e futuri inquilini di palazzo Silone?





Se pure fosse, grava sulla reputation di Savini l'aver dovuto avallare e firmare una lunga sfilza di proroghe dei capodipartimenti in carica, anche di tre anni, e poi di maxi infornate di  nuovi dirigenti, funzionari esperti e specialisti, figure apicali della macchina regionale che rimarranno in sella anche nella prossima legislatura, che hanno provato le ire dell'opposizione di centrodestra, con il testa il presidente della commissione vigilanza Mauro Febbo, rieletto con Forza Italia, che le ha bollate come “saldi di fine stagione”.

Per quanto riguarda Savini: è stato uno dei tanti direttori e dirigenti che se ne andato sbattendo la porta, dopo furibonde litigate con D'Alfonso. Dopo l'esperienza in un dipartimento chiave, quello che deve spendere i fondi europei, dove è stato sostituto da Vincenzo Rivera, ai tempi  componente dello staff di Ottaviano Del Turco e coordinatore della segreteria di D’Alfonso, diventato poi  direttore generale.

Savini è stato subito chiamato dal ministro dei Beni culturali Dario Franceschini come suo consigliere per i rapporti con il Parlamento e le relazioni istituzionali. In questo caso il passato dalfosniano non rappresenterebbe un gap, visto che gode della considerazione anche in ambienti del centrodestra, e gli viene riconosciuta un oggettiva capacità professionale,  nel campo minato della spesa dei fondi europei, che volente o nolente dovra'  ora subire una drastica accelerazione, per evitare che l'Europa se li riprenda. ft

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