REGIONE: LE INCHIESTE AZZOPPANO GIUNTA, INDAGATI 4 ASSESSORI SU 6 E IL PRESIDENTE

24 Febbraio 2017 06:56

Regione - Cronaca

L’AQUILA – L’inchiesta sugli appalti pubblici ritenuti dubbi della Regione Abruzzo è ancora alle battute iniziali, ma rischia di azzoppare politicamente la Giunta di Luciano D’Alfonso che si ritrova con 4 assessori su 6 indagati tra questa e altre indagini, senza contare se stesso.

Liberi da procedimenti penali noti ci sono, oggi, solo il vice presidente dell’esecutivo, Giovanni Lolli, che ha le deleghe alle Attività produttive e alle Crisi aziendali e quella acquisita di recente al Turismo, e Andrea Gerosolimo, assessore al Lavoro e alle Aree interne.

Tutti gli altri hanno beghe giudiziarie da sbrigare nel prossimo futuro.





Certo, è vero quello che ha detto D’Alfonso con il consueto stile forbito in un’intervista di questi giorni concitati: “Questo impegno collaborativo per l’emersione della verità non mi sta sequestrando il cervello per cui adesso sono impedito nel fare il governo della Regione – ha assicurato – mentre corrispondo alle esigenze di giustizia, quando mi verranno poste, sono anche idoneamente impegnato a portare avanti le scelte”, insomma the show must go on.

Tuttavia, il coinvolgimento in indagini del 70 per cento degli amministratori di vertice della Regione non può non gettare un’ombra sull'attività politica che verrà e suscitare il ricordo sinistro del 1992, quando finì addirittura in carcere un’intera Giunta, presidente Rocco Salini e tutti gli assessori. Peraltro poi tutti scagionati alla fine dei processi.

Stile diverso e impatto differente, questa volta: si è preferita la discrezione, tanto che gli avvisi di garanzia agli assessori non sono stati recapitati alla prima occasione propizia, la riunione del Consiglio regionale nella sede invernale di Pescara, che avrebbe costituito una ghiotta occasione mediatica, ma si è atteso di consegnarli nelle abitazioni.

Il primo a cominciare con le inchieste, comunque, mesi fa è stato Donato Di Matteo (Lavori pubblici), indagato lo scorso novembre con l’ipotesi di reato di corruzione e turbativa d’asta nell’ambito dell’ inchiesta condotta dalla procura di Avezzano (L’Aquila) sugli appalti per il rifacimento degli impianti sciistici di Pescasseroli, Cappadocia e Ovindoli.





Poi, giovedì scorso, è stato il turno di D’Alfonso, il primo di cui si è saputo il coinvolgimento nell’inchiesta sugli appalti della procura dell’Aquila, che vede ipotesi di reato a vario titolo in una serie di filoni.

Infine, ieri, si è svelata l’iscrizione sul registro degli indagati di altri tre componenti della Giunta: Marinella Sclocco (Sociale), Dino Pepe (Agricoltura) e Silvio Paolucci (Sanità e Bilancio).

È un’iscrizione tecnica, è stato subito precisato da fonti investigative, in quanto sono proprio loro gli assessori che hanno approvato, il 3 giugno 2016, la delibera, proposta proprio da D’Alfonso, che dispone il finanziamento di 1,2 milioni di euro per il parco pubblico “Villa delle Rose” a Lanciano (Chieti), in una seduta che vedeva assenti, appunto, Lolli e Gerosolimo.

Resta il dubbio, tuttavia, sul mancato coinvolgimento, almeno fin qui, dello stesso Di Matteo, che risulta, almeno a leggere il documento, presente alla seduta. (alb.or.)

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