REINDUSTRIALIZZAZIONE DI BUSSI: LE TRE PROPOSTE DI TOTO IGNORATE DAL COMUNE

di Marco Signori

14 Febbraio 2017 07:00

Regione - Cronaca

BUSSI SUL TIRINO – “Attività industriale connessa alla produzione di cemento in polvere ed altri leganti idraulici, trasporto su strada e su ferrovia e ricovero/manutenzione di materiale rotabile, estrazione di materiale lapideo, officina elettrica annessa alla produzione idroelettrica, attività estrattiva di materiali terrosi e lapidei con relativa frantumazione e premiscelazione”.

Sono le attività che proponeva, e propone ancora oggi, di svolgere a Bussi sul Tirino (Pescara) il gruppo che fa capo all'imprenditore abruzzese Carlo Toto, presentate tre volte in pochi anni e ignorate dal Comune e, più recentemente, dal Ministero dell'Ambiente.

La prima proposta è del 24 ottobre 2011, quando l'allora Toto costruzioni generali Spa presentò la propria manifestazione d'interesse, che risultò anche essere l'unica risposta all'avviso pubblicato dal Comune il 28 settembre, in cui si prevedeva l'ultimazione dei lavori di realizzazione dell'insediamento entro la fine del 2014 e un investimento preventivato tra i 350 e i 400 milioni di euro

L'obiettivo di quell'avviso era la “localizzazione di insediamenti produttivi, industriali e artigianali che concorrano alla reindustrializzazione” dell'ex polo chimico, la cui epopea era finita nel peggiore dei modi, con la scoperta da parte della Forestale, nel 2007, di quella che è poi passata alla storia come la discarica dei veleni: decenni di inquinamento incontrollato da parte della Montedison, ancora oggi oggetto di un processo, da poco approdato in Corte d'Assise d'Appello all'Aquila.





Il gruppo Toto ha recentemente ribadito la propria volontà di realizzare un nuovo insediamento industriale composto da quattro unità produttive che prevede investimenti per oltre 300 milioni di euro e circa 350 nuovi posti di lavoro a regime, lamentando che sia il Ministero dell'Ambiente, al quale dice di aver manifestato il proprio interesse il 12 luglio 2016, che il Comune, hanno ignorato le sue istanze.

Oltre alla prima, del 2011, e all'ultima, dell'estate scorsa, ce n'è un'altra: è datata 24 ottobre 2013, è firmata dal procuratore speciale della Holding Giampiero Leombroni, oggi presidente dell'Arap (Azienda regionale attività produttive) per volontà del presidente della Regione Luciano D'Alfonso, ed è indirizzata al sindaco Salvatore Lagatta, che dopo essere stato eletto, nel maggio di quell'anno, aveva pubblicato un nuovo avviso pubblico di manifestazione d'interesse.

La Toto costruzioni generali è diventata Toto Holding, ma l'offerta della Spa è la stessa, tanto che in essa si legge che “la manifestazione di interesse presentata deve ritenersi ancora pienamente valida”, cambiano solo i tempi in cui si intende avviare e completare l'investimento: ultimazione lavori 30 dicembre 2016 e prospettive occupazionali tra 300 e 400 unità.

Già nel 2013, tuttavia, il colosso abruzzese delle grandi opere, che con la controllata Strada dei Parchi Spa gestisce tra le altre cose le autostrade A24 e A25, metteva in guardia il Comune: “La procedura di cui all'avviso va ritenuta potenzialmente e sostanzialmente illegittima, in quanto avviata in difetto dei presupposti, di fatto e di diritto, idonei a giustificare una nuova procedura di evidenza pubblica in relazione al medesimo oggetto”.





Tradotto, il Comune di Bussi non avrebbe potuto emanare una seconda volta un avviso con le stesse finalità del primo.

Tanto che nel dicembre scorso, Toto ha fatto ricorso al Tar del Lazio per chiedere l'annullamento della gara per la bonifica delle aree inquinate pubblicata nel dicembre 2015 dall'ex commissario Adriano Goio, scomparso nel marzo 2016 ma che sarebbe cessato dalle funzioni a giugno, che a tutt'oggi ancora non viene espletata.

E il sospetto diffuso è che non ci sia la volontà di farlo, visto che è trascorso quasi un anno dalla sua scadenza, e sei mesi da quando la gestione della delicata vicenda è tornata nelle mani del Ministero dell'Ambiente.

E in effetti, dubbi sono sorti anche sulla reale disponibilità dei circa 50 milioni di euro residui della contabilità commissariale, giudicata “ermetica” dalla dirigente Laura D'Aprile, che dall'8 agosto gestisce la partita, seppur senza poteri commissariali. Contabilità sulla quale si stanno concentrando anche le attenzioni della Corte dei Conti.

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