RICOSTRUZIONE 2009: PAGAMENTI SAL BLOCCATI, IN RIVOLTA DITTE A SECCO

di Alberto Orsini

29 Marzo 2017 07:29

L'Aquila -

L'AQUILA – Protestano alcune imprese impegnate nella ricostruzione post-terremoto 2009 per i rallentamenti nell’ufficio che si occupa del pagamento dei sal, gli stati di avanzamento dei lavori privati di riparazione delle case danneggiate dal sisma di 8 anni fa.

Le aziende lanciano un grido d’allarme parlando di “blocco” o, comunque, di “forti ritardi” e dicendosi “allo stremo delle forze, perché il nostro profitto si sta riducendo sempre più con l’attesa e di questo passo rischiamo di mettere in pericolo dei posti di lavoro”.

In effetti, come racconta ad AbruzzoWeb il responsabile di questo e altri uffici del dipartimento Ricosrtuzione, Vittorio Fabrizi, ritardi ci sono anche se, obietta, si è lavorato per tentare di ridurli, seppur a fronte di una carenza di personale ormai storica, complici anche le difficoltà della società regionale Abruzzo Engineering.

Va ricordato che i contributi di ogni singolo lavoro vengono pagati in tre tranche alle imprese: una prima del 46%, una intermedia del 44% e il saldo finale del 10%, sulla base dell’accordo firmato dal Comune capoluogo con l’Associazione bancaria italiana (Abi) del 2013 per dividere le allora poche somme che arrivavano e far partire più cantieri frazionando lo stesso importo.





Ebbene, sussistono a tutt’oggi ritardi endemici sui sal “intermedi”, che ultimamente sono stati riportati a circa 40 giorni, mentre per i sal finali sono stati recuperati 2 mesi ma ne mancano ancora molti in termini di arretrato da smaltire.

Anche l’Associazione costruttori (Ance) provinciale è al corrente della situazione e sebbene alcuni parlino di termine di 2 mesi che ci può stare come attesa, altri imprenditori non sono stati così fortunati e sono loro, ora, a ribellarsi.

Chi ha usufruito in precedenza della “polizza” assicurativa sull’importo può, comunque, essere pagato prima dei controlli che vanno eseguiti per poter saldare la pratica, che costituiscono il “collo di bottiglia” che porta le imprese a inferocirsi.

Per pagare i Sal sussiste una serie di paletti, su tutti l’avvenuto pagamento, a loro volta, da parte delle ditte, degli stipendi, dei subappaltatori e dei fornitori.

Per una legge frettolosa che ha suscitato molte polemiche, questi pagamenti vanno dimostrati con semplici autocertificazioni, peculiarità che lascia campo libero ad astuzie e finisce per gravare sulle piccole ditte dell’indotto, che hanno anche manifestato in piazza per i mancati pagamenti: una mobilitazione che ha portato anche all’apertura di un’inchiesta giudiziaria della procura della Repubblica.





All’ufficio Sal lavorano a oggi 5 dipendenti comunali a tempo indeterminato, cui se ne aggiungono altri 2 a tempo determinato.

Il grosso della forza lavoro è comunque costituito da una quindicina di persone della società regionale in house, salvata dopo anni di liquidazione, Abruzzo Engineering, che della ricostruzione dell’Aquila fa al momento la sua principale commessa.

Anche questa dinamica crea ritardo: i 15 di Ae ogni tanto cambiano per la rotazione dei dipendenti, dal momento che la convenzione viene firmata per numero di unità e non è nominativa.

Nei cambi si crea qualche problema, anche e soprattutto per la necessità di formare al nuovo compito i nuovi arrivi. Di recente, viene segnalato, la riduzione del personale si è un po’ rallentata, forse anche a causa del nuovo ossigeno dato dal salvataggio della società transandone i debiti.

Negli ultimi 2 anni, comunque, è stato stimato che tutti gli uffici della ricostruzione abbiano perso 20 unità di personale di Ae nei vari settori senza che questi siano mai stati sostituiti.

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