IL LEGALE, ''ANNI PER UDIENZE SU RICHIESTE DI COMMISSARIAMENTO, MOLTI CITTADINI SCORAGGIATI DA COSTI E TEMPISTICHE PER FAR VALERE DIRITTI''

RICOSTRUZIONE 2009: TEMPISTICHE PRATICHE NON RISPETTATE, AL TAR RICORSI LUMACA

di Filippo Tronca

19 Giugno 2018 06:30

L'Aquila -

L'AQUILA – Le norme che regolano la ricostruzione post sisma 2009, fissano almeno sulla carta tempi certi per l’iter di approvazione dei progetti che vengono consegnati agli Uffici speciali della ricostruzione del comune dell’Aquila (Usra) e dei comuni del cratere (Usrc), e gli altri attori della filiera, come ad esempio Comuni e Genio Civile. Possono però passare anche anni, con queste norme che diventano carta straccia.

Per di più i malcapitati cittadini, che a nove anni e mezzo dal sisma rientrano ancora nel non invidiabile status di “sfollati” sono costretti a rivolgersi al Tribunale amministrativo regionale. Sempre che abbiano migliaia di euro da spendere, per ottenere il commissariamento delle pratiche relative alla ricostruzione di casa loro. Imbattendosi infine nella micidiale lentezza della giustizia italiana.

Questo il cono d’ombra della ricostruzione privata post- sisma, che comunque procede molto più velocemente di quella degli edifici pubblici, grazie al buon lavoro svolto dai due uffici della Ricostruzione, anche se frenati da colli di bottiglia, come ad esempio quello del Genio civile con poco personale rispetto alla bisogna.

Ad illustrare tali casi, l’avvocato del foro dell’Aquila Tiziana Trecco, che segue molti contenziosi,  ed assicura che non sono affatto isolati.

“Basta raccontare, come caso scuola, il calvario di un aggregato del centro storico, che si trascina da quasi sei anni – spiega l’avvocato Trecco – I condòmini avevano depositato agli uffici dell’Usra il primo elaborato progettuale, la scheda parametrica parte prima nell'agosto 2013. L’Usra come stabilisce l’Opcm 3790 del 2009, è tenuto ad esaminare la pratica entro 60 giorni, e poi ad autorizzare il deposito della scheda parametrica parte seconda, ovvero il progetto definitivo, da approvare, salvo richieste di integrazioni, entro 180 giorni”.





È accaduto però che queste tempistiche non sono state rispettate. E così i condòmini, hanno dato mandato al loro legale, facendosi carico di un costo nell’ordine delle migliaia di euro, di fare ricorso al Tar per inadempimento dell’Ufficio speciale.

“Il Tar avrebbe dovuto esprimersi in tempi molto stretti, – prosegue il legale –  fissando l’udienza entro 30 giorni, come previsto dalla norma, visto che ci sono cittadini che chiedono l’accelerazione di una pratica, trovandosi in una condizione esistenziale di disagio ed emergenza in quanto sfollati. Invece l’udienza è stata fissata nel luglio del 2015, dopo un anno e quattro mesi”.

I cittadini ricorrenti, dopo la paziente attesa, la causa l’hanno vinta, e il giudice ha intimato l’Usra a procedere alla valutazione della pratica.

Ma dopo 60 giorni l’amara sorpresa: l’Usra ha licenziato solo la scheda parametrica  parte prima, senza dare l’assenso alla presentazione del progetto esecutivo.

“L’Usra – spiega il legale – ha argomentato che l’intimazione del giudice era stata ottemperata, con la semplice presentazione della scheda parametrica parte prima.  E così  i condòmini, facendosi carico di altre spese, hanno fatto nuova istanza al Tar, per richiedere, per palese inadempienza dell’ufficio, la nomina di un commissario ad acta, a cui affidare entro tempi strettissimi la conclusione dell’iter”.

Questo a dicembre del 2015. L’istanza però è rimasta a prendere polvere in qualche scaffale del Tribunale amministrativo per la bellezza di tre anni.





Ad aprile di quest’anno, finalmente è stata fissata l’udienza per la nomina del commissario. Ma nel frattempo, nel dicembre 2016, l’Usra aveva autorizzato la presentazione della scheda parametrica parte seconda. E dunque a questo punto la nomina del commissario è diventata inutile.

“Il risultato di questa vicenda, che ripeto non è isolata – spiega dunque il legale – è che cittadini aquilani hanno speso tanti soldi per un contenzioso al fine di accelerare i tempi, e invece è risultato del tutto inutile a questo fine, e continuano a rimanere nello status di sfollati; cosa che certamente comporta costi aggiuntivi sia per i singoli cittadini che per la collettività, si pensi a quelli per l’assistenza, ma anche delle imposte che avrebbero versato una volta tornati nella loro casa agibile, e anche per l’indotto che tutto ciò crea per il centro storico dell’Aquila che torna a ripopolarsi”.

Passiamo ad un altro caso, anch’esso non isolato: quello della lentezza con cui la filiera in alcuni casi lavora le pratiche dopo aver avvisato il richiedente che il contributo gli è stato negato.

“L’Ufficio speciale – racconta l’avvocatoTrecco – ha negato un contributo per la ricostruzione, argomentando che lo stabile inagibile era in comproprietà, e dunque non spettano fondi per le parti comuni. I cittadini anche in questo caso si sono rivolti al loro legale, per contestare che invece nel loro caso il contributo era più che dovuto, alla luce della corretta lettura dell’Opcm 3790 del 2009″.

La filiera, dice infatti la stessa ordinanza commissariale, prima di chiudere la pratica, deve consentire alla controparte di inviare controdeduzioni entro 10 giorni. Cosa che è stata fatta. Peccato però che, lamenta il legale Trecco, “sono passati tre anni e ancora l’Usra non si degna di rispondere”.

“Fare ricorsi, andare per le vie legali ha un costo elevato, e non tutti se lo possono permettere. Soprattutto se non ci sono nemmeno certezze delle tempistiche con cui le cause vengono istruite. E infatti molti rinunciano in partenza, sentendosi però cittadini di serie B rispetto a quelli che invece non hanno avuto nessun problema per vedersi ricostruire casa”, conclude il legale.

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