RICOSTRUZIONE BENI PUBBLICI AL PALO E IL PROVVEDITORE E’ SEMPRE PIU’ PART-TIME

di Marco Signori

18 Giugno 2018 06:30

Regione -

L'AQUILA – Provveditorato interregionale alle opere pubbliche Lazio, Abruzzo e Sardegna nella bufera per il preoccupante blocco, sotto gli occhi di tutti da tempo, della ricostruzione pubblica post-terremoto dell’Aquila, in particolare scuole, chiese e monumenti ancora danneggiati dopo nove anni: ai malumori sempre più forti dell’opinione pubblica, nei confronti di un Ente che ha la competenza di gestite gare e appalti, ora si aggiunge una grave maretta interna allo stesso Provveditorato.

Tra dirigenti e funzionari fa discutere e desta polemiche un’altra emergenza destinata ad allontanare lo sblocco di gare e cantieri, fermi nonostante i finanziamenti già in cassa: negli ultimi mesi al provveditore Vittorio Rapisarda sarebbe stata affidata ad interim la guida del Provveditorato delle regioni Campania, Basilicata, Molise e Puglia, che aveva già guidato in precedenza. Anche se dell'incarico non c'è traccia sui portali ufficiali del Ministero.

Una emergenza che si consuma nell’assoluto silenzio degli Enti locali, a partire dal Comune dell’Aquila.

Comunque, in seno all’ente pubblico, i dipendenti, pur rimanendo nell’anonimato, denunciano il fatto che l’assenza del provveditore allunga la lista delle problematiche che, secondo quanto si è appreso, sarebbero alla base della stasi: la carenza di personale, in particolare funzionari esperti, i tempi biblici che già caratterizzano la Pubblica amministrazione negli appalti, aggravati dal nuovo Codice che stando agli addetti ai lavori, ha finito per complicare ulteriormente le procedure, e la indisponibilità dei dirigenti a firmare documenti per timore di sbagliate e finire nei guai.

Ma a tenere banco ora è l’ultima emergenza sul vertice.





Nelle mani del 62enne ingegnere, che da fine 2016 dirige il Provveditorato che ha competenza diretta sul cratere sismico abruzzese, c'è ora praticamente un terzo dell'Italia: oltretutto, se si considera, come confermato dagli uffici, che la tendenza di Rapisarda è quella di accentrare, tutto sarebbe molto più complicato.

Secondo quanto fatto trapelare, il provveditore è presente nella sede dell'Aquila solo sporadicamente e per poche ore, ore che diventano insufficienti per prendere visione dei documenti, analizzarli e apporre le necessarie firme.

Intanto, l'istantanea del patrimonio pubblico è desolante: ad eccezione di palazzo Camponeschi, che presto tornerà ad ospitare la sede dell'Università, e della basilica di San Bernardino, riconsegnata alla città, è al palo il recupero di gran parte degli edifici, com'è facile constatare percorrendo a piedi il centro.

Si va dal Castello cinquecentesco, il cui cantiere è ormai fermo da anni anche a causa di grane giudiziarie sull'affidamento della commessa da 24 milioni di euro, fondi comunque disponibili, alla centralissima chiesa di Santa Maria Paganica, che più di altri casi grida vendetta, abbandonata alle intemperie com'è da ormai nove lunghi anni, anche se in questi due casi si tratta di interventi di competenza del Ministero dei beni culturali.

E ancora, il Convitto nazionale, unico dei Quattro Cantoni rimasto a marcire, mentre gli altri tre sono tutti tornati a nuova vita, la storica sede della Camera di Commercio di corso Vittorio Emanuele, la scuola Edmondo De Amicis, per cui sono pronti 16 milioni di euro.





E se il Ministero dei beni culturali nel 2014 ha fatto la scelta di istituire una Soprintendenza unica per il cratere sismico del 2009, autonoma rispetto a quella regionale e affidandole compiti specifici per Archeologia, Belle arti e Paesaggio nel perimetro dei centri colpiti dal terremoto, non ha fatto la stessa cosa il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti: l'ipotesi di un Provveditorato speciale che pure si è fatta largo, è naufragata in seguito all'inchiesta che ha coinvolto l'allora provveditore dell’Aquila, Giancarlo Santariga, secondo gli addetti ai lavori per veti incrociati all'interno dello stesso apparato burocratico dello Stato.

Tornando al patrimonio pubblico in attesa di ricostruzione, secondo una ricognizione fatta da Antonio Gasbarrini sul Messaggero sono circa 20 i beni monumentali già finanziati per oltre 500 milioni di euro. Solo quattro di questi sono quelli in cui sono in corso i lavori: il palazzo della Prefettura, palazzo Alfieri di via Fortebraccio, la sede dell'Inps in corso Federico II e la chiesa di San Domenico.

Da questo conteggio sono poi esclusi tutti gli edifici pubblici fuori dal centro storico i cui enti proprietari hanno affidato al Provveditorato l'incarico di stazione appaltante, basti pensare agli alloggi popolari di proprietà dell'Azienda regionale dell'edilizia residenziale (Ater), uno dei buchi neri della ricostruzione, o alle scuole.

Sempre dalle colonne del quotidiano romano, il provveditore si è difeso affermando genericamente che l’Ente è strenuamente al lavoro, senza tuttavia fornire report o dati ufficiali prodotti da un Ufficio da cui dipende la ricostruzione della quasi totalità del patrimonio pubblico dell'Aquila.

Nel corso del 2017, ha spiegato Rapisarda, “il Provveditorato ha espletato le seguenti attività in tema di appalti pubblici: 26 progetti affidati per 26 milioni, 25 appalti affidati per 31 milioni, 40 appalti affidati all'agenzia del Demanio per 1,6 milioni, 86 lavori in corso di ricostruzione per 388 milioni, 23 lavori in corso dall'agenzia del Demanio per 16 milioni, 149 sopralluoghi per validazione interventi dell'agenzia del Demanio per 5,8 milioni e 28 lavori conclusi per 110 milioni”.

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