RICOSTRUZIONE: SINDACATI, A SETTEMBRE SCIOPERO DIPENDENTI DI TUTTI GLI UFFICI

26 Luglio 2018 17:55

L'Aquila -

L'AQUILA – “Nelle prossime settimane saranno convocate le assemblee dei lavoratori dei diversi uffici per individuare un percorso di mobilitazione generale, senza escludere forme di protesta forti come lo sciopero di tutto il personale della ricostruzione nel mese di settembre”.

Il segretario provinciale della Uil Fpl Antonio Ginnetti e il responsabile delle autonomie locali Uil Fpl Daniele Mingroni in una nota annunciano la mobilitazione generale tra poco più di un mese dei lavoratori impiegati nella filiera della ricostruzione degli Uffici territoriali (Utr) e centrali (Usra e Usrc) e del Comune dell’Aquila, se l'interlocuzione sulle scadenze contrattuali con il Governo e le istituzioni locali non sarà proficua.

La fase di agitazione continua, quindi, dopo lo sciopero di ieri e l’incontro di Uil Fpl, Fp Cgil e Usb Enti locali con la senatrice del Movimento cinque stelle Gabriella Di Girolamo per discutere della situazione dei lavoratori.





Tanti i nodi ancora da sciogliere secondo Ginnetti e Mingroni per i contratti a tempo indeterminato, per i lavoratori precari e per i dipendenti “storici” degli enti.

“Le richieste sono molteplici, prima fra tutte quella di tornare all’ordinarietà contrattuale che vuol dire vedersi riconosciuto un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, trovare in secondo luogo le risorse per l’applicazione della legge Madia per i processi di stabilizzazione dei precari e infine ripartire con le ordinarie contrattazioni con gli enti per i lavoratori storici per uscire dal limbo del blocco generale dal sisma”, affermano.

“La legge Barca ha autorizzato, in deroga al blocco assunzionale vigente nel pubblico impiego, il Comune dell’Aquila, i Comuni del cratere ed il Mit ad assumere a tempo indeterminato 300 lavoratori, di cui 128 al Comune dell’Aquila e 72 nei comuni del cratere al fine di fronteggiare la ciclopica impresa della ricostruzione non solo fisica del cratere sismico – precisano – Contestualmente però ha sancito un irragionevole termine del 2021, anno del presunto termine della ricostruzione, entro il quale il personale eventualmente in sovrannumero sarà assorbito secondo le ordinarie procedure vigenti. Negli anni la politica ha affrontato il tema senza il dovuto approfondimento o interesse, tanto da produrre semplicemente un rinvio di tale termine al 2023 con la legge di stabilità 2018”.

“La condizione di sovrannumero prevista se non riportata in un regime di ordinarietà contrattuale porterà inevitabilmente ad una dichiarazione di esubero di personale nelle amministrazioni che non potranno riassorbire il personale nei modi e nei tempi previsti dalla vigente normativa”, aggiungono Ginnetti e Mingroni.





Oltre ai lavoratori a tempo indeterminato, interessati da una problematica contrattuale che si trascina da anni, ci sono poi i 25 lavoratori dell’Usrc e i 25 dell’Usra, tutti con contratti a tempo determinato, ai quali si aggiungono i 56 dipendenti del Comune dell’Aquila con scadenza contrattuale al 31 dicembre 2018, termine prorogabile al 31 dicembre 2020 con legge di stabilità 2018.

“Siamo ancora in attesa di una deliberazione dei comuni dell’Aquila e Fossa di proroga dei contratti a termine con conseguente allineamento alle previsioni normative”, precisano Ginnetti e Mingroni che non dimenticano i lavoratori “storici” degli enti locali coinvolti nella ricostruzione, “che in funzione di una normativa speciale lacunosa e di complessa applicazione, non hanno sempre potuto sfruttare le occasioni di miglioramento della propria condizione lavorativa, una su tutte il mancato aumento del fondo del salario accessorio che la legge consentiva fino al 31 dicembre 2016”.

“La Uil Fpl è impegnata, ormai da anni, nella ricerca di soluzioni normative definitive finalizzate a dare certezza alle lavoratrici ed ai lavoratori legati alla ricostruzione edilizia, sociale ed economica del cratere sismico del 2009 – proseguono Ginnetti e Mingroni – La convinzione che questa vicenda non rappresenti una priorità della ricostruzione ha portato ad un incedere del tempo che ha reso solo più complessa la situazione, portando i lavoratori a cercare soluzioni personali ad un problema collettivo, con un ricambio vorticoso di personale negli uffici che, come ha indicato il presidente dell’Ance rappresenta uno dei nodi da sciogliere perché la ricostruzione abbia i ritmi previsti per legge ma che soprattutto i cittadini meritano”.

“Riconoscere a questi lavoratori i diritti che sono loro dovuti non è una semplice questione di civiltà, ma una necessità stringente per il territorio per dare certezze ai processi di ricostruzione e ai tanti lavoratori e lavoratrici che nell’ambito degli stessi processi, sono costretti a fare i conti con scadenze contrattuali e normative oramai non più sostenibili”, concludono.

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