RIFIUTOPOLI: DI STEFANO BASTONA I MEDIA, ‘SU ASSOLUZIONE ZERO NOTIZIE’

27 Novembre 2015 18:18

Pescara - Cronaca

PESCARA – “Cinque anni fa, quando venni raggiunto dall'avviso di garanzia, dissi che su questa vicenda non avrei rilasciato alcun commento ma, confidando nella giustezza della magistratura giudicante, avrei atteso l'esito della vicenda. Anche oggi non commento la vicenda giudiziaria se non per ringraziare la Corte che serenamente ha osservato tutta la vicenda ed ha giudicato come sappiamo”.

Così l'onorevole di Forza Italia Fabrizio Di Stefano, che martedì scorso è stato assolto dal tribunale di Pescara nel processo Rifiutopoli su presunte tangenti nella realizzazione di un impianto di bioessicazione a Teramo.

Con lui, assolti l'ex assessore regionale alla Sanità Lanfranco Venturoni gli imprenditori Ferdinando EttoreRodolfo Di Zio. e l'ex amministratore delegato della Team Vittorio Cardarella.

“Ringrazio anche i miei amici ed avvocati, Massimo Cirulli e Peppino Polidori – aggiunge Di Stefano – che hanno saputo fornire gli elementi corretti affinché chi doveva giudicare lo abbia potuto fare con cognizione della situazione”.

“Quello che invece oggi voglio assolutamente giudicare e condannare – ha detto – è l'uso che certa informazione fa delle vicende giudiziarie. Per cinque anni sono stato vittima di un massacro mediatico e sono stato condannato ancor prima di essere giudicato. Ho cercato in questi giorni traccia sia su Sky che sui tg nazionali di Rai e Mediaset, uno straccio di notizia riguardante questa mia assoluzione: niente”.





“E neppure su Piazza Pulita la trasmissione di La7 che mi venne a rincorrere in Senato, proprio in quell'occasione e che oggi invece non ne parla”.

“Per fortuna – ha detto Di Stefano – non tutta la stampa è così e c'è anche una parte consistente che correttamente fa il proprio lavoro e che purtroppo però ha poca notorietà. Ho letto infatti un bell'articolo del giovane Antonio Del Furbo su un sito, da cui molti 'soloni' della stampa dovrebbero prendere lezioni”.

“Ma cinque anni fa la mia faccia fu sbattuta sul video come il peggiore dei criminali, per non parlare poi di certa stampa locale, che ancora oggi fa strane insinuazioni e che valuteranno i miei avvocati, così come stanno già facendo”.

“E questo – continua Di Stefano – per quanto riguarda il mondo dell'informazione, che poi dà l'avvio al massacro mediatico. Ma anche alcune illustri voci che si alzarono in tono di condanna all'epoca, oggi non le sento chiedere scusa: 'Siamo disgustati e sconcertati' disse monsignor Bruno Forte nell'omelia della celebrazione eucaristica per la festa di San Michele Arcangelo qualche giorno dopo. E oggi?”.

“Per non parlare di quelle forze politiche che utilizzano l'arma della giustizia come strumento di lotta politica! Penso al Consiglio comunale di Chieti, convocato appositamente  su richiesta del Pd per valutare la mia vicenda e l'opportunità che io mantenessi il mio ruolo quando ero consigliere comunale”.

“La Corte dei Conti forse farebbe bene a chiedere contezza a quei signori sui costi di quell'assise”.





“Per non parlare di quel movimento politico che mi aveva messo nell'elenco dei non candidabili per questa vicenda, dimenticando che il loro capo, quello si, non è candidabile per una condanna passata in giudicato per un delitto esecrabile! Anche da parte di costoro nessuna scusa”.

“Come dei tanti, troppi, che su Facebook, o su altri social, si sono riempiti la bocca della mia vicenda”.

“Ma penso anche a chi, come Lanfranco Venturoni o Rodolfo Di Zio abbia subito l'esperienza del carcere: chi li ripagherà di tutto questo? E penso ai tanti che magari sono meno forti di me e che hanno passato una simile esperienza. Penso al mio amico Toni Lattanzio, ex assessore di Martinsicuro, che dopo tanti giorni di carcere è stato risarcito, anche economicamente, per ingiusta detenzione. E penso all'ex sindaco di Roccaraso, Valentini, che fu arrestato e detenuto nel carcere di Sulmona per una vicenda che poi si rivelò senza fondamento”.

“E purtroppo non seppe resistere a quel massacro mediatico e da quel carcere non ne uscì più”. 

“Per tutti costoro io continuerò il mio impegno politico – ha concluso il parlamentare – per rendere loro quella onorabilità che altri hanno infangato e per colpire chi ingiustamente interpreta un atto di garanzia come fosse una condanna. O ancora contro chi utilizza lo strumento dell'informazione come un tritacarne mediatico che deve servire solo ad appagare il gusto di fare notizia a tutti i costi, dimenticando che dietro ad un titolo ci sono le persone, le loro vite, la loro moralità e le loro famiglie”.

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