RITARDI NELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI: ”SEMPRE PIU’ TUTELE PER I CITTADINI”

27 Maggio 2017 19:05

Regione - Cronaca

L’AQUILA – “Negli ultimi anni, il legislatore ha rafforzato con vari interventi la tutela dei privati a fronte di ritardi e inefficienze nella conclusione dei procedimenti amministrativi, intervenendo anche sul regime di responsabilità dei funzionari pubblici”.

Lo ha evidenziato Piergiorgio Della Ventura, consigliere della Corte dei Conti sezioni centrali e componente del Consiglio di presidenza, nell’ambito del convegno “Profili di responsabilità degli amministratori pubblici in caso di inerzia della pubblica amministrazione”, promosso dalla Fondazione Luigi Einaudi, con Maria Pia Mazzocco che ha portato i saluti per conto del presidente, Giuseppe Benedetto, e organizzato da AbruzzoWeb.it all’Aquila presso l’hotel “La Dimora del Baco”.

Nel corso dell’evento, la questione dell’inerzia è stata affrontata sotto molteplici aspetti: contabile, penale e amministrativo.

“In particolare – ha specificato il magistrato – sono stati ampliati gli strumenti di tutela giurisdizionale, come la class action per danno da ritardo, e introdotti nuovi meccanismi di tipo amministrativo, che possano garantire la tutela del privato nei confronti dei poteri pubblici, nonché avere un effetto di deterrenza per le pubbliche amministrazioni inefficienti”.

Della Ventura ha ricordato che “la Corte dei conti deve tutelare le pubbliche fortune e, quindi, nei casi più gravi di negligenza deve sanzionare e chiedere il risarcimento a chi le ha sperperate. In tanti settori è stata chiamata a valutare – ha elencato – penso alle espropriazioni, ai casi in cui non vengono chiesti adempimenti tributari ai cittadini, a quando non vengono eseguite sentenze sia in cui l’amministrazione è vittoriosa, sia in cui soccombe e sopporta altre spese”.





“Il tempo è un bene meritevole di tutela, il suo eccessivo trascorrere costituisce un danno”, ha concluso.

“A livello penale si colpiscono sempre comportamenti individuali, quindi non la responsabilità in genere dell’amministrazione ma del singolo funzionario – ha specificato Aldo Natalini, sostituto procuratore della Repubblica a Siena – Si parte dall’omissione o dal rifiuto d’atto d’ufficio fino a ipotesi ben più gravi come la corruzione, quando il mancato compimento di un atto doveroso è effetto di un mercimonio. Di volta in volta bisogna investigare”.

“Spesso si spera che il deterrente penale possa risolvere il malcostume amministrativo, ma questo non può essere”, ha avvertito il magistrato, che ha anche fatto notare come “i reati contro la pubblica amministrazione siano i più travagliati: sono quelli che hanno subito più modifiche”.

La nuova fattispecie di reato di induzione indebita, cosiddetta concussione depotenziata, per il magistrato “pone un problema pratico investigativo e ci sono già stati pronunciamenti della Cassazione per spiegare che cosa è o non è l’induzione, un concetto abbastanza sfumato. La concussione per induzione è sicuramente più frequente nella pratica – ha ammesso – ma è ancora presto per le statistiche. C’è comunque una cifra oscura altissima per questi reati, che non si denunciano”.

L’avvocato cassazionista Sara Di Cunzolo, specializzata in questioni pubblicistiche, ha fatto notare che “ci sono termini molto lunghi per approcciare al ricorso e, a volte, non si arriva a sentenza perché, comunque, l’amministrazione non perde il potere di poter provvedere”.

“Sempre più spesso – ha aggiunto – dopo la presentazione del ricorso l’amministrazione pone in atto qualche attività per porre rimedio. Ma ci sono casi in cui questo non interviene: addirittura a seguito di una sentenza passata in giudicato, l’amministrazione non ottempera”.





Sulla “guerra” tra politica e i Tar in corso soprattutto a livello mediatico in questi giorni, la legale ha ricordato che “esiste la separazione dei poteri e la Costituzione, che andrebbe rispettata. Il ruolo della politica è quello che viene meno e influisce sull’inerzia – ha commentato – Se la politica non ha un’idea determinata e non riesce a dare indicazioni nette, è difficile che la parte amministrativa riesca a eseguire l’attività nei dovuti tempi”.

A tirare le somme l’ex procuratore della Repubblica dell’Aquila e di Pescara nonché ex vice sindaco del capoluogo abruzzese, Nicola Trifuoggi.

“C’è uno strano modo di pensare tra i dipendenti pubblici, si ritiene che sia meglio non fare nulla quando invece è esattamente il contrario: non fare nulla sicuramente configura una responsabilità – ha avvertito – Chi ha uno stipendio maggiore deve assumersi particolari e più gravi responsabilità”.

“Ormai tutti hanno studiato e sanno che al penale ci si arriva solo quando si commettono volontariamente irregolarità, mentre l’amministrativo, di per sé, non provoca danni al dipendente. Perciò – ha riepilogato – c’è un terrore riservato alla Corte dei conti che blocca troppe iniziative”.

“Al funzionario compete l’attività gestionale, all’amministratore quella di indirizzo, ed è proprio per questo potrebbe essere coinvolto, per la mai abbastanza deprecata riforma Bassanini”, ha concluso.

Trifuoggi ha assicurato che “la magistratura non è dietro l’angolo in attesa del malcapitato. Il non fare non esonera da responsabilità – ha ribadito in conclusione – e nella mia esperienza amministrativa ho cercato di dirlo con il megafono che è esattamente il contrario”.

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