SAN SALVO: LEGALI CARABINIERI ARRESTATI PER PECULATO ”PRONTI A DIMOSTRARE INNOCENZA”

6 Ottobre 2019 11:23

Chieti - Cronaca

SAN SALVO – E' previsto per domani l'interrogatorio del luogotenente della stazione di San Salvo, Antonello Carnevale, e del maresciallo Giuseppe Mancino i due carabinieri arrestati venerdì mattina a seguito di un'inchiesta coordinata dalla Dda dell'Aquila. Il sostituto procuratore Roberta D'Avolio contesta inoltre che uno dei due avrebbe rivelato a un professionista il contenuto di alcune intercettazioni relative a un procedimento penale in corso presso la Procura della Repubblica di Vasto oltre a detenere illegalmente munizioni da guerra occultate nelle pertinenze della propria abitazione.

Attraverso i loro legali, Alessandro Orlando e Fiorenzo Cieri, del foro di Vasto, i due professano la loro estraneità ai  fatti contestati.





Oltre ai due arrestati, nell'ordinanza di misura cautelare firmata dal gip Guendalina Buccella del Tribunale dell'Aquila sono indagati la compagna di Mancino, R.T, l'avvocato C.D.V, c, e due amici del maresciallo, G.I. e P.L.

L'inchiesta è incentrata sulla condotta dei carabinieri, finiti ai domiciliari, indagati per reati vari quali peculato in concorso tra loro, accesso abusivo del sistema informatico telematico, rivelazione del segreto istruttorio e detenzione illegale di munizioni. Secondo l'inchiesta Carnevale e Mancino avrebbero omesso di sequestrare 1.490 euro di banconote contraffatte trovate a bordo di un veicolo durante un controllo a San Salvo non lontano dal centro commerciale Insieme.

Ad invitare “a non emettere giudizi sull’onda dell’emotività e della parzialità delle informazioni”, è il sindaco di San Salvo Tiziana Magnacca.  Sarà il maggiore Amedeo Consales, comandante della Compagnia di Vasto, a prendere le redini della stazione di San Salvo.





Nell'ordinanza si apprende che a uno dei due militari viene contestato il fatto di aver ricevuto e trattenuto delle banconote false da utilizzare come “provino” nell'ambito di un'indagine nei confronti di un pregiudicato del luogo e al suo collega di aver utilizzato il sistema informatico investigativo delle forze di polizia su richiesta di due amici per controllare la targa di un'autovettura e per l'accesso alla banca dati.

Le ipotesi di reato sarebbero peculato, divulgazione di segreto istruttorio e accesso abusivo al sistema informatico. E' quest'ultimo reato che per competenza ha fatto intervenire la Dda aquilana. L'inchiesta è nata in provincia di Chieti e poi è stata traferita all'Aquila.

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