SULMONA – “La vita non può avere un prezzo, è il diritto alla vita che si sta mettendo in secondo piano”.
Commenta così, Rita Tabacco, del Comitato regionale per la difesa dei presidi ospedalieri, sulla sentita questione dei punti nascita, all'indomani del salvataggio di quello di Sulmona.
“Una notizia che ci rallegra – spiega la Tabacco – ma non capiamo perché non possano essere salvati anche gli altri, quelli di Ortona, Penne ed Atri”.
Il punto nascite di Sulmona, uno dei 4 punti abruzzesi sotto le 500 nascite, ad un passo dalla chiusura, continuerà a funzionare. La buona notizia è arrivata nell'incontro del 13 aprile scorso a Roma, al ministero della Salute, e ad annuciarla è stato l'assessore regionale alla Sanità Silvio Paolucci, di ritorno dal tavolo di monitoraggio. “Si provvederà a inserire il Punto nascita di Sulmona tra quelli in deroga nelle liste ministeriali”, ha detto Paolucci, in quanto a servizio di aree montane dove le vie di comunicazione sono particolarmente disagiate.
“Parliamo di punti nascita indispensabili – continua la Tabacco -, perdite ingiustificabili per cittadini ed associazioni che nel corso di questi 3 anni hanno apertamente manifestato il proprio dissenso. E se il dietrofront di Sulmona, in quanto area disagiata c'è stato, perché lo stesso non potrebbe valere anche per gli altri presidi?”.
“Aldilà dei numeri e dei requisiti, che comunque ci sono, è inconcepibile trattare la questione in termini di risparmio e riorganizzazione sanitaria. Potremmo raccontare tante storie di giovani donne costrette a subire viaggi snervanti e peripezie inimmaginabili per raggiungere l'ospedale più vicino”.
“A marzo, ad esempio, una mamma in procinto di partorire era in viaggio da Penne a Pescara. Il viaggio, che non è di 20 minuti come è stato detto ma forse del doppio, si è interrotto a metà strada. È dovuta tornare indietro ed ha partorito d'urgenza a Penne aiutata da due gonecologi. Da qui, una volta nata la bambina, sono state entrambe – con due ambulanze diverse – ricoverate a Pescara. E dove sarebbe il risparmio?”.
“Ma scendendo nel merito – rincara la Tabacco -, visto che piace tanto parlare di numeri, c'era un trend di riferimento, quello dell'ultimo triennio che Sulmona non ha neanche superato. Ortona, invece, nel 2013 ha registrato 510 parti, nel 2014 ce ne sono stati 496 e nel 2015 ancora 510. Ortona è stata chiusa per questi 4 parti del 2014, perché non è riuscita a raggiungere quella cifra tonda che, negli altri anni, ha abbondantemente superato. Per questo, il nostro Comitato ha presentato un ricorso straordinario e, attualmente, è in discussione alla Prima sezione consultiva del Consiglio di Stato. Sono circa 27mila le utenze generali che comprende il territorio di Ortona. È veramente vergognoso”, conclude.
“Siamo soddisfatti e felici per il mantenimento del punto nascita a Sulmona – commenta il consigliere regionale del Movimento 5 stelle Riccardo Mercante – sembra che l’assessore Paolucci abbia finalmente ammesso che chiudere i punti nascita in zone difficilmente raggiungibili sia stata una scelta sbagliata e che, anche se questi non raggiungono il numero dei 500 parti come previsto dal decreto Lorenzin, era ben chiara la possibilità in capo alla Regione di battersi per depennare alcuni punti nascita dalla tagliola ministeriale”, in primis quello di Atri, secondo il consigliere teramano.
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