SATELLITE CINESE: TASK FORCE PROTEZIONE CIVILE; PER IL CETEMPS ”RISCHIO E’ REMOTO”

23 Marzo 2018 20:07

Regione - Cronaca

PESCARA – La Protezione civile nazionale ha istituito un tavolo tecnico di lavoro “al fine di condividere tutte le informazioni utili e di valutare i diversi aspetti tecnici e gli scenari di rischio”, relativi alla stazione spaziale cinese Tiangong 1 che, fuori controllo, sta precipitando sulla Terra, con possibile caduta di frammenti anche sul territorio italiano, dall’Emilia Romagna in giù, e dunque anche sul territorio abruzzese.

L’impatto con l’atmosfera è previsto fra il 30 marzo e il 6 aprile.

Intanto il Centro di eccellenza in telerilevamento e modellistica previsionale di eventi severi (Cetemps) dell'Aquila, oggi, sul suo sito, in un lungo articolo, invita a non fare allarmismi spiegando che “la superficie dell'Italia è di 300.000 chilometri quadrati. La superficie del Pianeta considerata a rischio è di 160.000.000 chilometri quadrati. Quindi l'Italia rappresenta lo 0,18 per cento della superficie in questa fascia. Se la percentuale in questa banda è tale, significa – afferma il Cetemps – che c'è una possibilità su 300 mila che la stazione spaziale cinese cada sul nostro territorio. Per capirci, la probabilità che vinciate la prossima lotteria nazionale”.

Ad ogni buon conto, anche se il rischio è remoto, in via del tutto precauzionale, e come prevedolo le procedure, il Dipartimento della protezione civile ha istituto il tavolo tecnico a cui partecipano, si legge nella circolare inviata ieri 22 marzo, l'Agenzia spaziale italiana (Asi), la Presidenza del Consiglio dei Ministri, i ministeri dell'Interno, degli Affari esteri, della Difesa, l'Ente nazionale per l'aviazione civile (Enac), la Società nazionale per l'assistenza al volo (Enav) e L'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra)





La circolare è stata inviata anche a molti altri enti organismi e istituzioni, tra cui le Regioni Abruzzo, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria, Campania, Umbria, Molise, Marche, Lazio, Sardegna, Toscana.

Nella nota pubblicata oggi sull’home page del Cetemps, a firma di Daniele Visioni, si ricorda anche che “molto raramente gli esseri umani si preoccupano delle conseguenze a lungo termine delle proprie azioni. Al di là di questo singolo caso dovuto a un problema tecnico, alle quote di cui abbiamo parlato prima c’è un’enorme quantità di oggetti che sfrecciano a tutta velocità. Circa 1.500 satelliti e di questi possiamo seguirne la traiettoria), più oltre 700.000 più grandi 1 centimentro e 170 milioni  più piccoli. E la situazione non è destinata a migliorare: mandiamo spesso nuovi satelli in orbita, e anche se per ognuno di questi c’è un piano di rientro, qualcosa può sempre andare storto, e tutta la spazzatura rischia di collidere prima o poi con uno di questi, con la possibilità che avvenga una reaziona a catena micidiale (un evento noto come Kessler syndrome)”.

Tiangong 1 è la prima stazione spaziale cinese lanciata dal centro di Jiuquan il 30 settembre 2011. Il ritorno sarebbe dovuto avvenire nell'Oceano Pacifico, ma nel marzo 2016 è iniziata una lenta e progressiva discesa della stazione in modo incontrollato. Il ritorno sulla Terra della Tiangong 1 è comunque monitorato da diversi sensori di osservazione nel suo percorso orbitale che registrano la posizione ed il tasso di decadimento.

Tiangong 1 è stata pensata come laboratorio e stazione sperimentale per l'attracco di varie navette Shenzhou, che effettivamente l'hanno visitata tre volte, due delle quali in missioni “abitate dagli astronauti”.





La massa complessiva al lancio di 8500 chili, incluso il propellente, si è progressivamente ridotta in quanto la vita operativa pianificata inizialmente in due anni è stata ampiamente superata e una gran quantità di carburante è stato consumato per sostenere l'orbita e le condizioni di abitabilità all'interno del modulo. Si stima che la parte di propellente residuo che avrebbe permesso il previsto rientro controllato nell'Oceano Pacifico sia ancora a bordo.

. “Gli eventuali frammenti della Tiangong-1 che resisteranno all’attrito con l’atmosfera cadranno nella zona all’interno della fascia -44°S e +44°N di latitudine”, informa la Protezione civile. Parliamo, comunque, di un’area molto vasta, in gran parte costituita da oceani e deserti, ma che include anche Stati Uniti, Brasile, India, Cina e Italia. La parte d’Italia interessata è quella Centro-meridionale, che parte più o meno dall’Emilia Romagna e va verso il Sud”.

Tuttavia, come si apprende dalla circolare, a causa della complessità dell’interazione fra la stazione spaziale e l’atmosfera, solo nelle ultimissime fasi del rientro si potranno definire meglio la data e le aree che verranno coinvolte.

“La finestra temporale e le traiettorie di impatto al suolo potranno essere definite con maggiore precisione nelle 36 ore precedenti il rientro”, si legge nella circolare, sottolineando che il monitoraggio della stazione sia anche compito dell’Agenzia spaziale italiana, che “curerà la fase di organizzazione e interpretazione dei dati avvalendosi del supporto di altri enti, nazionali e internazionali”.

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