SCOPPITO: VOLONTARI RIPULISCONO ANTICO PONTE ROMANO DI 2 MILA ANNI FA

di Eleonora Marchini

13 Luglio 2016 07:20

L'Aquila - Cultura

SCOPPITO – Un ponte di epoca romana di circa 2 mila anni di età, a Scoppito (L’Aquila) torna a mostrare le sue pietre antiche, ripulito da arbusti ed erbacce cresciuti in decenni di abbandono.

L'operazione si è resa possibile grazie all’iniziativa di un gruppo di volontari del luogo che sabato scorso si sono adoperati per liberare il sito archeologico dalle sterpaglie e mettere a nudo la struttura, sorretta da vecchie impalcature che mostrano segni di cedimento.

“Ponte Nascusci”, così chiamato in dialetto locale, o Ponte Nascosto, si trova nei pressi della strada statale che dall'Aquila conduce a Rieti, passando appunto per il comune di Scoppito, in una località chiamata Madonna della Strada.

“Cavalca un fosso di acque di scolo a circa 800 metri dalla ferrovia e giace veramente quasi nascosto nel fondo di una valletta, tra due poggi che ricongiunge”, lo descriveva Niccolò Persichetti nel 1893, nei suoi studi per individuare il tracciato delle antiche vie consolari romane che si intrecciavano in queste zone: la via Cecilia, diramazione della via Salaria per raggiungere la costa Adriatica, la via Poplica Campana,da Amiternum ad Alba Fucens e la via Litina che proseguiva verso l’alta valle dell’Aterno.





Il ponte Nascusci era situato nei pressi di un importante crocevia e si pensa che qui “passasse proprio l’antica diramazione via Litina, diretta ad Amiternum e Pretorio d’Amiterno, l’odierna Preturo, secondo l’ipotesi avanzata da Persichetti” come spiega ad AbruzzoWeb Mauro Rosati, vice presidente della sezione Archeoclub dell’Aquila.

“Basterebbe davvero poco per rendere il sito archeologico fruibile e visitabile – aggiunge Gennaro Marrone, uno dei partecipanti all’operazione di pulizia – Nonostante l’abbandono, il ponte è, tutto sommato, in discrete condizioni”.

“C’è un’impalcatura abbastanza malmessa, che risale forse a una quindicina di anni fa, e avrebbe bisogno di interventi – racconta invece un’altra volontaria, Monica Di Fiore Marianni – Per raggiungerlo si deve passare dietro la pizzeria Sturabotte e camminare attraverso campi privati, noi abbiamo chiesto il permesso ai rispettivi proprietari dei terreni. Il luogo è davvero suggestivo ed è un peccato che non sia valorizzato. Potrebbe davvero essere una risorsa per il nostro territorio”.

“Ho contattato il Fai per capire se il monumento possa essere adottato e restaurato e sono in attesa di una risposta in merito”, svela poi la donna.

Il gruppo di volontari ha ricevuto il plauso del sindaco di Scoppito, Marco Giusti, venuto a conoscenza dell'operazione pulizia promossa sui social network.





“L’iniziativa è senza dubbio lodevole e testimonia un rinnovato interesse dei cittadini nei confronti di un patrimonio pubblico spesso poco valorizzato e dimenticato. Il nostro compito, tuttavia, è anche quello di far sì che iniziative spontanee si concilino con l’esigenza di tutela, protezione e conservazione del patrimonio oggetto dell’intervento”, si legge nella lettera del primo cittadino.

“Il ponte è soggetto alla tutela della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici […] di conseguenza qualsiasi intervento di pulitura o manutenzione del bene in questione deve essere preventivamente concordata con la soprintendenza stessa”, avverte.

A tal proposito, “il Comune di Scoppito ha predisposto un incontro con i funzionari della soprintendenza, in particolare con la dottoressa Tuteri per fare un sopralluogo sul posto per stabilire i successivi interventi”, si legge ancora nella lettera. 

“Abbiamo chiesto di poter partecipare all’incontro tra Comune e soprintendenza – precisa ancora la Di Fiore – per perorare la causa di recupero di questo e di altri siti archeologici che si trovano nelle vicinanze, come ad esempio la località detta I Palazzi, verso Vigliano di Scoppito dove sono i resti di quelle che sembrano fortificazioni oltre ai ruderi dell’antica basilica di San Silvestro. Vogliamo capire se il Comune, o chi per esso, ha la possibilità di adottare il sito archeologico per il suo recupero e per renderlo fruibile in futuro”.

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