SISMA 2009: ANTONINI E PETROCCHI, ”DUOMO E ALTRE CHIESE FERME PER ITER PUBBLICO”

8 Dicembre 2018 08:30

L'Aquila -

L'AQUILA – “In questa bella giornata, in cui restituiamo alla città e ai fedeli la chiesa di Santa Maria del Suffragio, il mio pensiero va anche al nostro duomo di San Massimo, dove ancora non partono, dopo dieci anni, i cantieri. La prova che anche per gli edifici di culto, la ricostruzione con iter privata funziona, quella pubblica invece molto meno “.

Non ha mancato di ricordarlo Monsignor Orlando Antonini, nunzio apostolico ed insigne studioso di architettura religiosa e urbana, in occasione dell'inaugurazione della restaurata chiesa di Santa Maria del Suffragio a L'Aquila, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Invitando i cronisti a a volgere lo sguardo, nella stessa piazza, al duomo di San Massimo,  patrono dela città, lasciata a marcire da anni con il tetto sfondato e mai coperto in via provvisoria. L'iter di ricostruzione, affidato non dalla Curia, come l'adiacente sede vescovile, ma al Mibact, è al palo da anni, e i cantieri ancora non sono partiti. Solo a ridosso della Perdonanza sono spuntate delle paratie poste a protezione per il rischio di crollo di parti, e si spera anticamera dell’avvio dei lavori.

Destino comune a buona parte della chiese, molte delle quali capolavori architettonici: di esse oggi nel cratere sismico sono fruibili 150 su 426 aperte prima del sisma. Nel centro storico 16 su 80.

Sullo stesso concetto è tornato anche l’arcivescovo metropolita dell’Aquila, il cardinale Giuseppe Petrocchi.





“Nonostante l’apprezzabile volontà di ‘riscatto architettonico’, espressa da vari soggetti pubblici, si vede con dolore che la ricostruzione del duomo e di tante altre chiese non è ancora partita”, ha detto il prelato al termine del concerto nella resturata chiesa di Santa Maria del Suffragio. 

La ricostruzione del Duomo, è stata del resto bloccata anche da una lunga guerra tra Curia ed enti pubblici per la titolarità dei lavori sulle chiese: l’Arcidiocesi voleva affidamenti diretti privatistici, come gli appartamenti per intendersi, e lo chiese anche attraverso pressioni ai governi passati, come emerso da inchieste giudiziarie; alla fine è prevalsa la via dell’appalto pubblico con gara, previsto dal decreto “Enti territoriali”, il 125 del 2015, che ha stabilito che le chiese venissero “scorporate” dalla proprietà privata della Curia ed entrassero sotto la competenza (per il recupero) del Mibac (all’epoca Mibact), che però a parte laccioli normativi, ha anche poco personale per seguire la gigantesca mole di lavoro. 

Del resto se le chiese del cratere sono nel pantano, accade perché tutta la ricostruzione pubblica è nella stessa situazione: i fondi preventivati ammontano ad 1 miliardo e 354 milioni, di cui finanziati 1 miliardo e 287 milioni. I soldi effettivamente erogati, ovvero che sono diventati cantieri e interventi concreti, sono però poco più di 462 milioni. 

Per quanto riguarda le chiese, molte delle quali capolavori architettonici, sono nel cratere sismico oggi 150 su 426 aperte prima del sisma, di cui 16 quelle disponibili in centro storico su 80 presenti.

Oltre a San Massimo, c'è la chiesa di Santa Maria Paganica, sventrata dal 6 aprile 2009, per di più in un'area della città quasi completamente ricostruita, e la chiesa di san Marco, anch'essa oggetto di un duro contenzioso , e che oggi una relazione tecnica considera addirittura a rischio collasso. 





E ancora, nel centro storico dell'Aquila, le chiese di San Biagio, Santa Giusta, San Marciano, San Francesco Di Paola, Santa Maria di Roio, Confraternita del Carmine, santa maria paganica, chiesa madonna del carmine, chiesa dei gesuiti, Santa Margherita,  San Paolo, Santa Maria degli angeli.

Nelle frazioni, solo per citarne alcune, le chiese di Monticchio e Pianola, la chiesa di San Raniero di Bagno, il Santuario Di Roio e San Marciano Di Roio. 

I lavori saranno conclusi a marzo a San Pietro e San Sivestro, si è buon punto nella chiesa di San Flaviano.

 

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