SISMA E GELO: LO PSICHIATRA, ”MALE APRIRE LE SCUOLE, MOSSA EMOTIVA MA SERVE FIDUCIA NELLE ISTITUZIONI”

di Alberto Orsini

19 Gennaio 2017 17:46

L'Aquila - Cronaca

L’AQUILA – “Che cosa passa in questo momento nella testa degli aquilani? C’è un sentimento di sfiducia nei confronti dell’altro e soprattutto delle istituzioni, molto grave. Tenere aperte le scuole non serve, ci vuole fiducia. C’è un distacco dal territorio che può portare allo spopolamento”.

Non ci gira intorno lo psichiatra Vittorio Sconci, direttore del dipartimento di salute mentale della Asl dell'Aquila, nell’esaminare con AbruzzoWeb il momento dopo le forti scosse di ieri che hanno assestato un nuovo, duro colpo alle persone già colpite sette anni fa e l’anno scorso dai vari terremoti.

“Dal momento che si è stati molto attenti, giustamente, ad avere delle abitazioni sicurissime, bisogna partire dalla consapevolezza che le nostre case sono in grado di resistere a un evento sismico del genere e quindi è inammissibile pensare che non possano resistere – obietta – Questo è il dato concreto che rispecchia il principio di realtà e questo dovrebbe essere il messaggio da parte delle istituzioni”.





Nelle scuole aquilane hanno dormito 2.500 persone per timore di nuove scosse. “Tenere aperte le scuole non aiuta – secondo Sconci – o meglio può aiutare per una risposta emotiva, ma non è giusto andare incontro alla emotività in queste circostanze”.

“I nostri morti sono stati relativamente pochi anche perché le nostre abitazioni nel 2009 hanno retto e quell’elemento dovrebbe rappresentare un motivo di fiducia nei confronti di quelli che le avevano costruito e di una moralità che, molto probabilmente, la città ha – precisa ancora il suo pensiero – Oggi non viene sottolineato, ma anche nel disastro più totale L’Aquila ha retto. Se lo ha fatto nel 2009, a maggior ragione deve farlo nel 2016, dopo che si è fatta molta attenzione a garantire nella sicurezza sismica”.

Ecco perché, secondo l’esperto, “bisogna riacquistare la fiducia nei confronti di chi ha pensato alla nostra vita ricostruendoci la casa. Non si può pensare che i lavori siano stati fatti male, è una dietrologia che non fa parte di una relazione civile tra persone che guardano avanti”.

E se la paura non è che la casa crolli, ma semplicemente di vivere una scossa dentro la propria casa?





“Allora in Giappone dovrebbero crearsi situazioni di raccolta tutti i giorni, perché il fenomeno è di gran lunga superiore e di gran lunga più frequente – la risposta – Questa della paura è una reazione umana che, però, è scollegata da un dato di realtà cambiato rispetto a dieci anni fa. Poteva valere in una condizione non sviluppata bene negli anni, non conosciuta. Ora che conosciamo, questa è una paura che non dobbiamo avere”.

Sconci torna più volte sul punto della difesa delle istituzioni. “L’istituzione non può essere vista come un cumulo di delinquenti, dobbiamo togliercelo dalla testa. Il delinquente c’è, ma l’istituzione è sana, è una cosa diversa – rimarca – La sfiducia nei confronti del territorio è legata a un distacco che c’è stato tra noi e le istituzioni. La ricostruzione sotto un profilo tecnico e antisismico è stata fatta benissimo, sotto un profilo politico non ha tenuto conto di quella che era la compartecipazione da parte delle persone”.

In definitiva, “gli aquilani non si sono sentiti protagonisti di questo processo. Quando la popolazione, anche se trattata bene, non si sente protagonista, anche di fronte ad atti istituzionali corretti si fa prendere dalla sfiducia e dal rifiuto – ammonisce lo psichiatra – Un mancato coinvolgimento, subire una cosa, crea la dietrologia ed è come se fosse un tradimento”.

L’effetto più immediato? “Si rischia lo spopolamento, un rischio presente anche prima di adesso. Il mancato coinvolgimento è stato un problema pesante – conclude – Questa non è una polemica, sia chiaro, la polemica si farà quando staremo di nuovo bene”.

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