TAGLI AI CENTRI DI ACCOGLIENZA: ”EVITARE ALTRI LICENZIAMENTI”

1 Giugno 2019 11:10

Teramo - Cronaca

TERAMO – I tagli contenuti nel Decreto sicurezza mettono a rischio i posti di lavoro di quasi la metà degli operatori della Medihospes, la cooperativa sociale che gestisce i Cas di Canzano, Campli e Basciano, più gli Sprar di Teramo e Roseto.

Il taglio annunciato dalla Medihospes in provincia di Teramo è notevole, 26 unità su un totale di 58 operatori: 9 operatori, 3 insegnanti di italiano, 3 psicologi, un mediatore culturale, come spiega Il Centro.





Una lunga trattativa ha portato a un'ipotesi di accordo per evitare i licenziamenti. In queste ore sono in corso le assemblee del personale e lunedì l'accordo sarà firmato. Ma c'è un prezzo da pagare.

“Con l'entrata in vigore del Decreto sicurezza la Medihospes ha avviato una procedura di licenziamento collettivo per le figure che non sono comprese nel servizio di accoglienza – spiega Pancrazio Cordone, segretario della Fp Cgil – e alcuni turni rimarranno scoperti. Abbia fatto assemblee del personale per illustrare l'accordo per l' accesso al fondo di integrazione salariale (Fis) che evita di ricorrere ai licenziamenti, ma che produrrà una riduzione oraria. L'abbiamo raggiunto in un incontro al ministero del Lavoro con Medihospes martedì scorso. Il risultato non era affatto scontato: il Fis prevede un rilancio dell'attività che però, vista la situazione, al momento non ci sarà”.

Se oggi un centro di accoglienza con una cinquantina di beneficiari vede in media due operatori di mattina, due di pomeriggio e uno notte, poi secondo il decreto non ci sarà del servizio. In particolare di notte non saranno coperte più di quattro ore.





Lunedì, dunque, dopo le assemblee che coinvolgono 351 dipendenti della cooperativa sociale in tutta Italia, ci sarà la firma dell'accordo al ministero.

“Cominciamo a registrare anche sul nostro territorio – continua il segretario provinciale della Fp Cgil – gli effetti di una politica miope sull'accoglienza in cui si colpisce la qualità del servizio offerto rinunciando a figure come insegnanti di italiano, psicologi e mediatori culturali. L'accoglienza prima e l'integrazione poi diventano sempre più difficoltose. Gli effetti di avere persone sul nostro territorio non messe nelle condizioni di avere un punto di riferimento per le esigenze primarie temiamo accentuino disagi sociali e acuiscano le differenze tra italiani e stranieri”.
 

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