TERREMOTO: QUAGLIARIELLO, ”ECCO IL MIO TESTO UNICO DI LEGGE SUI SISMI”

di Alberto Orsini

16 Febbraio 2018 18:03

Regione - Politica

L’AQUILA – Una sorta di “testo unico sulle ricostruzioni post-terremoto”, ovvero una legge organica che riguardi la gestione dell’emergenza e l’avvio della riparazione dei danni in un Paese, l’Italia, tutto a forte rischio sismico.

A proporlo, nel corso di un incontro all’Aquila, il senatore uscente Gaetano Quagliariello, ex ministro per le Riforme nel governo Letta, ricandidato con la coalizione di centrodestra nel collegio uninominale per il Senato L’Aquila-Teramo.

“Con la fondazione che presiedo, Magna Charta, e con tanti esperti che provengono da tante università italiane, in particolare dal Politecnico di Torino abbiamo preparato questa sorta di testo unico di cui c’è assolutamente bisogno”, spiega.

Sono quattro gli “aspetti strategici” citati da Quagliariello. “Il primo, l'aggiornamento della conoscenza del rischio sismico, perché le carte sono vecchie e in molti casi imprecise; il secondo, lo stato dei centri storici e anche la creazione di un fascicolo del fabbricato che possa essere una garanzia e che possa in qualche modo dare anche valore al bene. Perché la casa deve tornare ad essere un bene e non un peso per gli italiani. In qualunque zona si trovi”.

Il terzo aspetto “riguarda anche il tentativo di reperire fondi privati per la ricostruzione, perché in realtà bisogna fare i conti con il fatto che siamo un Paese sismico, che tutta l'Italia è a rischio e che se ogni volta non ci prepariamo a questi eventi ma ogni volta li rincorriamo, i tempi si allungano, L'Aquila ne sa qualcosa, e le spese aumentano. Infine, un quarto aspetto fondamentale: l'educazione. Sull'esempio di altri Paesi, il Giappone, se c'è un'educazione al rischio sismico si sa come affrontare una evenienza di questo tipo, si risparmiano vite umane”.





Quagliariello dice la sua anche sulle assicurazioni dal rischio sismico sui fabbricati: “È una strada da esperire, ma è evidente che non può essere una strada che viene fatta pagare da chi ha avuto già tanti problemi anche sotto l'aspetto economico – premette – Sicuramente si potrebbe aprire un’immediata sperimentazione per quel che riguarda gli edifici pubblici. E questo è un punto dolente della ricostruzione dell'Aquila”.

“Se ci fossero stati fondi a disposizione, se ci fosse stata una politica assicurativa all'altezza, avremmo una parte della città già nella possibilità di essere ricostruita: quella che oggi è più indietro. Quindi almeno partiamo da quello”, propone.

Nel corso del convegno, il candidato ha invitato a “prendere atto del fallimento di un approccio meramente burocratico che rischia di determinare ritardi e lungaggini. Serve un metodo che non si fermi al semplice ‘pietra su pietra’, ma alla rivitalizzazione urbanistica e architettonica sappia accompagnare una visione del territorio”.

All’evento ha portato il suo saluto il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, che ha sottolineato come “un grande piano per la messa in sicurezza del Paese deve essere inserito tra le priorità dell'agenda politica. L’analisi di ciò che è stato fatto, o non è stato fatto, all'Aquila, nel post-terremoto – ha affermato – può essere determinante nelle scelte gestionali e programmatiche post 4 marzo”.

Gianni Chiodi, già presidente della Regione Abruzzo, e capolista di Noi con l’Italia alla Camera nel collegio proporzionale L’Aquila-Teramo, ha ricordato i suoi 3 anni “intensi e difficili” da commissario del governo per la ricostruzione, “durante i quali – ha detto – abbiamo fatto un lavoro straordinario per chiudere l’emergenza post-sisma e per avviare la ricostruzione”.

“Mi rammarico che i governi Renzi-Gentiloni non abbiano saputo, per bieche motivazioni politiche, trarre insegnamento da quanto di buono sia stato fatto all’Aquila – ha aggiunto – abbandonando a loro stesse le popolazioni colpite dai terremoti del 2016 e 2017”.





Sul versante tecnico, Bernardino Chiaia, vice rettore del Politecnico di Torino, fra i massimi esperti europei di ingegneria sismica, ha ipotizzato un piano di interventi ad ampio raggio articolati su quattro livelli.

“La messa in sicurezza del patrimonio immobiliare attraverso una normativa più coerente, incentivi economici e impiego di tecnologie innovative; la massimizzazione della resilienza degli ambienti urbani; il coinvolgimento di capitali privati rispetto alle calamità naturali; un piano di formazione della popolazione”, ha snocciolato.

Per Gaetano Caputi, della Scuola nazionale dell’amministrazione, “è ormai imprescindibile approntare un processo stabile di gestione che superi la fase della prima emergenza, mettendo mano a una riforma strutturale stabile delle procedure e dei ruoli di tutti gli attori che consenta di evitare la dispersione a pioggia di risorse prive di una canalizzazione all’interno di un disegno organico e predefinito”.

Quanto agli aspetti sismologici, Gianluca Valensise dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), ha spiegato “la frustrazione dei sismologi italiani nel vedere che a ogni nuovo terremoto, che fatalmente colpisce zone la cui pericolosità è nota anche nei dettagli, si ripete la tragedia già vista tante volte”.

“Oggi più che mai – ha concluso – è necessario che la politica si allei con la società civile per affrontare una volta per tutte il problema sismico in Italia, abbandonando miopie, egoismi e convenienze”.

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