INCHIESTA PROCURA L'AQUILA: EGIZIANO ARRESTATO E CONNAZIONALE DENUNCIATO VISSUTI IN ABRUZZO. LEANDRO POLLASTRELLI, ''FORZE DELL'ORDINE TUTELANO SICUREZZA CITTADINI, PREVENIRE E' MEGLIO CHE CURARE''

TERRORISMO: ABRUZZESI TRA STUPORE E PAURA, SINDACO COLONNELLA, ”CASO ISOLATO”

di Alessia Centi Pizzutilli

22 Novembre 2018 06:30

Regione - Cronaca

L'AQUILA – Sconcerto, stupore e paura, anche se quest’ultima è mitigata dalla consapevolezza di essere tutelati dalle forze dell’ordine. 

Sono queste le reazioni degli abruzzesi, e in particolare dei cittadini di Colonella, in provincia di Teramo, all'indomani dell'arresto, nell'ambito di in un blitz antiterrorismo della Polizia, di un giovane egiziano, residente a Milano, ma vissuto nel comune teramano secondo quanto emerso dalle indagini degli investigatori.

Si tratta di Shalabi Issam Elsaved Abouelamavem, 22enne ritenuto organico allo Stato Islamico, intenzionato di andare a combattere in nome dell'Isis, stando alle intercettazioni degli inquirenti.





Il provvedimento di custodia cautelare è stato emesso dal giudice per le indagini preliminari dell'Aquila, città da dove è partita l'indagine; l'accusa ipotizzata nei confronti dell'egiziano è associazione con finalità di terrorismo internazionale e istigazione e apologia del terrorismo.
 
Oltre al blitz a Milano sono scattate contemporaneamente diverse perquisizioni in Abruzzo, Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte.

Sempre a Colonella, poi, viveva un suo connazionale I.O.M.A., 21 anni, denunciato in stato di libertà in quanto indagato per il reato di terrorismo internazionale, insieme al 23enne E. A. I. A. A., residente a Piacenza, ma attualmente all'estero. 

La notizia ha fatto rumore nella comunità e il sindaco, Leandro Pollastrelli, proprio per dare una risposta ai cittadini spaventati, ha eseguito ulteriori verifiche.

“Nessuno dei due egiziani indagati per terrorismo risulta residente a Colonnella, forse saranno stati ospitati da qualcuno”, ha spiegato il primo cittadino ad AbruzzoWeb, precisando che “non c'è alcun collegamento con il territorio e con il nostro tessuto sociale, perchéi ospitiamo pochi stranieri, parliamo di circa 160 persone, e tutti sono ben inseriti e ben integrati, lavorano, studiano e ormai fanno parte della collettività”. 





Insomma, per Pollastrelli si tratta di “un caso isolato” e, in ogni caso, “abbiamo un'ottima Caserma dei carabinieri sul territorio, che vigilano su di noi. Sicuramente la percezione della sicurezza è maggiore rispetto ad altri centri. Certo, può succedere che ci siano delle eccezioni tra la brava gente, non è facile individuare cellule legate all'Isis in un primo momento., ma le forze speciali, come dimostrato in questo caso, fanno molto bene il proprio lavoro, quindi sono tranquillo”, ha aggiunto.

Secondo il sindaco, infine, bisogna precisare che “le forze dell'ordine hanno individuato i tre giovani egiziani già da tempo, magari non si vedono mentre stanno operando, ma svolgono attività quotidiane per la nostra sicurezza – ha ribadito – In Abruzzo, e in Italia più in generale, c'è un livello di controllo alto e questo è molto importante nell'ottica che 'prevenire è meglio che curare'”, ha concluso Pollastrelli.

Le indagini, estremamente complesse ed articolate, coordinate dalla Direzione Nazionale Antimafia ed Antiterrorismo, sono state svolte dalla Procura della Repubblica di L’Aquila.-Ddaa – Direzione Distrettuale Antimafia ed Antiterrorismo, che si è avvalsa delle Digos di L’Aquila, Teramo e Piacenza, del Compartimento della Polizia Postale e Comunicazioni Abruzzo di quello della Emilia Romagna, con il contributo delle Digos di Cuneo e Milano e con il coordinamento operativo della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione – Servizio per il Contrasto al Terrorismo Internazionale e del Servizio Polizia Postale e Comunicazioni.
 
L’attività investigativa ha avuto inizio nel dicembre 2017, portando alla luce la presenza di un ristretto gruppo di cittadini egiziani, composto da tre persone, fortemente radicalizzati, con dichiarati sentimenti di odio nei confronti dell’occidente, che ha nello Shalabi la sua figura carismatica.
 
All’inizio delle indigini quest’ultimo risiedeva a Colonnella, in provincia di Teramo, come dipendente della azienda che aveva in appalto le pulizie del McDonald’s ubicato in quel centro; dal 20 giugno Shalabi si era trasferito a Cuneo, mantenendo le stesse mansioni lavorative, mentre dal primo agosto il cittadino egiziano  si era trasferito a Milano, dove aveva trovato lavoro, in nero, presso una azienda per la bitumazione stradale, cambiando per ben  4 volte il suo domicilio, come rilevato nel corso dei costanti e continuativi servizi di osservazione statica e pedinamento dinamico svolti, continuativamente nell’arco delle 24 ore, da personale specializzato della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione/Ucigos.
 
Dalle attività di captazione, telefoniche e telematiche svolte sul suo conto, sono stati recuperati numerosissimi file audio, molti dei quali con il logo della famosa rivista dell’Isis “Dabiq, ascoltati di continuo dallo Shalabi, in una sorta di costante brain washing, contenenti inni jihadisti e sermoni di Iman radicali, propugnatori di odio nei confronti del mondo occidentale, sostenitori del compimento di atti di martirio in nome di Allah e della necessità di combattere l’occidente anche con attentati nei confronti di popolazione civile”. 

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