PROGETTAVANO OMICIDI POLITICI E STRAGI, ''CARBONIZZARE NAPOLITANO'' 44 NEI GUAI, ARMI E ''MITI'' NAZISTI; NEL MIRINO ANCHE EX GOVERNATORE CHIODI

TERRORISMO NEOFASCISTA, 14 ARRESTI BASE IN ABRUZZO, I NOMI DEGLI INDAGATI

22 Dicembre 2014 06:48

L'Aquila - Cronaca, Video

L'AQUILA – Cercavano di arrivare a ottenere posti di potere attraverso il “compimento di atti di violenza nei confronti di obiettivi istituzionali come Prefetture, Questure, uffici di Equitalia”, i neofascisti arrestati nell'inchiesta della Procura della Repubblica dell'Aquila.

Lo si legge negli atti dell’operazione “Aquila nera”, condotta in diverse regioni d’Italia (Abruzzo, Lombardia, Piemonte Lazio e Campania) dal Ros del carabinieri, che ha portato all'arresto di 14 persone, di cui 11 in carcere e 3 ai domiciliari. Altre 31 persone sono indagate e sono in corso perquisizioni in diverse parti d’Italia.

Il gruppo politico clandestino è quello di “Avanguardia ordinovista” e si organizzava sul web, utilizzando i social network come “strumenti di propaganda eversiva”. Tra gli obiettivi, anche l'ex presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, cui tempo fa era stata affidata una scorta. “Adesso capisco il perché”, il commento dell'ex governatore.

Alcuni degli indagati ipotizzavano anche azioni nei confronti di esponenti dello Stato (ministri della Repubblica, rappresentanti delle Forze dell'Ordine o magistrati): “1-10-100-1000 Occorsio (pm ucciso nel '76 ndr) e di Enti pubblici”, si legge ancora.

Secondo l'accusa il gruppo avrebbe elaborato un piano “volto a mirare la stabilità sociale attraverso il compimento di atti violenti” e anche previsto, in un secondo momento, di partecipare alle elezioni politiche con un proprio partito.

Stando a quanto dichiarato in conferenza stampa questa mattina all'Aquila dal generale Mario Parente, comandante nazionale dei Ros, dal procuratore della Repubblica dell'Aquila, Fausto Cardella e dal pm Antonietta Picardi, il gruppo avrebbe “utilizzato il web ed in particolare il social network Facebook come strumento di propaganda eversiva, incitamento all'odio razziale e proselitismo”.

A tal riguardo Manni aveva realizzato un doppio livello di comunicazione: in uno con un profilo pubblico lanciava messaggi volti ad alimentare tensioni sociali e a suscitare sentimenti di odio razziale in particolare nei confronti di persone di colore, e in un altro, con un profilo privato limitato a un circuito ristretto di sodali, discuteva le progettualità eversive del gruppo.

Le ordinanze di custodia cautelare sono state emesse in numerose province: Chieti, Pescara, L'Aquila, Teramo, Padova, Milano, Como, Varese, Lodi, Pavia, Roma, Rieti, Ferrara, La Spezia, Gorizia, Ascoli PIceno, Napoli, Sassari, Modena, Udine e Torino. 

I NOMI DEGLI ARRESTATI

Il fulcro dell'organizzazione era l'Abruzzo: la presunta mente era Stefano Manni, 48 anni, originario di Ascoli Piceno, ma residente a Montesilvano, in provincia di Pescara, fino a 10 anni fa nell'Arma dei carabinieri. Manni si occupava del proselitismo e del reperimento dei fondi. L'uomo vanta un legame di parentela con Gianni Nardi, terrorista neofascista che negli anni ’70, uno dei maggiori esponenti di Ordine Nuovo.

Il ruolo di ideologo era affidato, secondo gli investigatori, a Rutilio Sermonti (tra gli indagati), ex appartenente a Ordine nuovo, autore di uno “Statuto della Repubblica dell’Italia Unita”, una sorta di nuova carta costituzionale di matrice fascista.

Gli arrestati nell'operazione dei Ros “Aquila nera”, oltre Manni, sono Marina Pellati, 49 anni, nata a Varese residente a Montesilvano; Luca Infantino, 33 anni, nato a Legnano (Milano); Piero Mastrantonio, 40 anni, nato a L’Aquila residente a Collebrincioni (L’Aquila); Emanuele Pandolfina del Vasto, 63 anni, nato a Palermo e residente a Pescara; Franco Montanaro, 46 anni, nato a Roccamorice (Pescara); Franco La Valle, 49 anni, nato a Chieti; Maria Grazia Callegari, 57 anni, nata a Venezia residente a Torino; Franco Grespi, 52 anni, nato a Milano; Ornella Garoli, 53 anni, nata a Milano; Katia De Ritis, 57 anni, nata a Lanciano (Chieti).





Agli arresti domiciliari: Monica Malandra, 42 anni, nata a L’Aquila residente a Collebrincioni (L’Aquila), Marco Pavan, 30 anni, nato a Padova, Luigi Bucchianico Di Menno, 47 anni, nato a Lanciano (Chieti).

I 14 arrestati sono accusati di associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell'ordine democratico e associazione finalizzata all'incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi.

GLI INDAGATI

Luca Infantino, nato a Legnano (Milano), il 1° gennaio 1981, residente a Legnano;
Rutilio Sermonti, nato a Roma il 18 agosto 1921, residente a Colli del Tronto (Ascoli Piceno);
Mario Mercuri, nato a Peritoli (Ascoli Piceno) il 23 dicembre 1939, residente a Colli del Tronto (Ascoli Piceno);
Valerio Ronchi, nato a Mariano Comense (Como) il 16 giugno 1966, residente ad Arosio (Como); 
Giuseppa Caltagirone, nata a Casteldaccia (Palermo) il 1° gennaio 1961, residente ad Arosio (Como);
Cristian Masullo, nato a Palmanova (Udine) il 3 gennaio 1973, residente a Udine;
Fabrizio D’Aloisio, nato a Roma il 4 novembre 1964, residente a Fara in Sabina (Rieti); 
Anna Maria Scarpetti, nata a Roma il 24 agosto 1953, residente a Roma;
Annamaria Santoro, nata a Torino il 12 giugno 1967, residente a Moncalieri (Torino);
Serena Vecchiattini, nata a Codigoro (Venezia) il 20 marzo 1979, domiciliata in Germania;
Barbara Bottinelli, nata a La Spezia il 30 novembre 1964, residente a La Spezia;
Gianni Lisetto, nato a Pasiano di Pordenone (Udine) il 14 luglio 1964;
Nicola Trisciuoglio, nato a Napoli il 29 settembre 1961, residente a Napoli;
Daniela Bugatti, nata a Milano il 14 giugno 1960, residente a Milano;
Loredana Bianconi, nata a Roma il 24 marzo 1964, residente a Roma;
Francesco Gallerani, nato a Castelmassa (Padova) il 17 agosto 1954, residente a Castelmassa;
Marcello De Dominicis, nato Penne (Pescara), il 13 marzo 1976, residente a Pianella (Pescara); 
Monica Copes, nata a Varese il 31 ottobre 1978, residente a Besano (Varese);
Luigi Nanni, nato a Caracas (Venezuela) il 20 maggio 1966, residente a Canosa Sannita (Chieti); 
Mario Giovanni Pilo, nato ad Olbia (Sassari) il 22 agosto 1958, residente ad Oschjri (Sassari); 
Antonio Esposito, nato a Castellammare di Stabia (Napoli) il 24 dicembre 1963, residente a Castellammare di Stabia;
Marco Cirronis, nato a Cagliari il 14 ottobre 1978, residente ad Oristano;
Jacopo Cozzi, nato a Cuggiuono (Milano) il 15 giugno 1993, residente a Olgiate Olona (Varese);
Alberto Bernasconi, nato a Como il 27 novembre 1990, residente a Solbiate (Como);
Tiziana Agnese Mori, nata a Pavia il 18 gennaio 1968, residente a Giussago (Pavia), nella frazione di Stazione Certosa;
Giovanni Trigona, nato a Palermo l’11 luglio 1965, residente a Lodi; 
Marianna Muzzarelli, nata a Modena il 9 settembre 1971, residente a Maranello (Modena);
Maria Grazia Rapacchietta, nata a Civitavecchia (Roma) il 23 luglio 1965, residente a Civitavecchia – con provvedimento del prefetto di Roma ha cambiato il proprio cognome in Santi Zuccari;
Miroslawa Legerska, nata a Cadca (Slovacchia) il 4 luglio 1966;
Giovanni Amorelli, nato a Gorizia il 27 febbraio 1976, residente a Venezia;
Maurizio Gentile, nato a Roma il 6 aprile 1961, residente a Gorizia

ATTI DESTABILIZZANTI PER PRENDERE I POSTI DI POTERE

Il piano degli indagati nell'ambito dell'operazione del Ros che ha portato agli arresti disposti del gip dell'Aquila era “basato su un doppio binario”: “da un lato atti destabilizzanti da compiersi su tutto il territorio nazionale e dall'altro un' opera di capillare intromissione nei posti di potere, tramite regolari elezioni popolari con la presentazione di un loro “nuovo” partito”.

PROCURATORE CARDELLA: “AZIONI EVERSIVE ANCHE IN ABRUZZO”

“Azioni eversive erano in cantiere anche in Abruzzo, dove era la base operativa”.

Lo ha spiegato nel corso della conferenza stampa il procuratore della Repubblica dell'Aquila, Fausto Cardella.

“Abbiamo verificato che il comportamento e le condotte degli indagati rientravano nella fattispecie dell’articolo 270 bis (che punisce le associazioni eversive, ndr), e abbiamo agito di conseguenza – ha aggiunto – Per la prima volta abbiamo applicato la norma che prevede la presenza di agenti infiltrati, che hanno avuto un ruolo molto importante, assieme alle intercettazioni e agli altri strumenti investigativi utilizzati”.

“Crediamo di essere arrivati prima che l’organizzazione entrasse in azione: i progetti c’erano e non potevamo correre il rischio di scoprire dopo quanto fossero concreti”, ha concluso.

COMANDANTE DEI ROS: “NEL MIRINO DEL GRUPPO ANCHE L'IMMIGRAZIONE”

“Si tratta di un gruppo potenzialmente molto pericoloso che si richiamava agli ideali dell’estrema destra degli anni ’70, in particolare al disciolto movimento politico Ordine nuovo, non a caso si chiamava Avanguardia ordinovista”.





Lo ha spiegato ai cronisti il generale Mario Parente, comandante nazionale dei Ros, nel corso della conferenza di questa mattina.

“All'ideologia neofascista tipica degli anni ‘70 – ha aggiunto – si sono affiancati temi più recenti come quella dell’immigrazione, che loro definivano 'l’invasione degli stranieri in Italia'”,

Partente nega che ci siano nessi con la politica istituzionale: “A fronte di una visibilità sulla rete Internet che serviva per fare proselitismo, l'organizzazione aveva un profilo strettamente clandestino, esisteva un sistema di comunicazione interno impenetrabile”.

“L’indagine dovrà essere approfondita, per molti altri aspetti, abbiamo comunque agito in modo preventivo per evitare che l’organizzazione entrasse in azione. Gli indagati abruzzesi  hanno una diversa estrazione sociale, età diverse, ma sono accomunati da una marcata ideologia neofascista. Non hanno particolari ruoli nella vita pubblica”, ha concluso.

PRESIDENTE COMUNITA' EBRAICA: “NO MEZZE MISURE PER HCI SI ISPIRA AL FASCISMO”

“Per chi si ispira al fascismo non ci devono essere mezze misure. Vogliamo credere che questo immenso lavoro si possa al più presto concretizzare con sentenze esemplari”.

Così il presidente della comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, commenta l'operazione che ha portato all'arresto di 14 neofascisti in diverse regioni d'Italia.

“La notizia – afferma – è la dimostrazione di quanto le nostre istituzioni tengano alta la guardia contro ogni tentativo di rinascita di gruppi che si ispirano a ideologie antidemocratiche e che incitano alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. Complimenti al generale Mario Parente e ai carabinieri del Ros, come del resto ai magistrati della Procura dell'Aquila, per il lavoro svolto”.

“Purtroppo – conclude – anche a causa dell'uso distorto di strumenti online, i neofascismi in Italia e in Europa sono una realtà che non possiamo sottovalutare. Le forze di sicurezza del nostro Paese lavorano ogni giorno per debellare definitivamente questo tumore con l'aiuto di strumenti tecnologici sofisticati”.

ALESSANDRINI, ''TORNATI AGLI ANNI '70''

“La prima cosa che mi ha colpito nel leggere degli ordini di cattura firmati dalla magistratura aquilana, il fatto che ritorni un'eco degli anni '70 che pareva lontana e sepolta da tempo”, il pensiero di Marco Alessandrini, sindaco di Pescara e figlio del giudice Emilio, ucciso da un gruppo di fuoco di Prima Linea a Milano, nel '79.

 

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