ITALIA SPACCATA IN DUE, IL 35 PER CENTO ALUNNI TERZA MEDIA NON CAPISCE TESTO DI ITALIANO, ''INCLUSIONE DI TUTTI I RAGAZZI E' TRAGUARDO LONTANO''

TEST INVALSI: AL SUD ABRUZZESI MENO ”IGNORANTI”, ”GRAVE SITUAZIONE GENERALE”

12 Luglio 2019 06:40

Regione - Scuola e Università

L'AQUILA – Un divario tra nord e sud disarmante che punta nuovamente i riflettori sui ritardi del sistema scolastico italiano.

Nei giorni scorsi sono stati presentati alla Camera dei deputati i risultati del rapporto Invalsi 2019, per fornire una fotografia dei livelli di apprendimento in Italiano, Matematica e Inglese degli studenti italiani. 

Le rilevazioni hanno coinvolto: oltre un milione di allievi della scuola primaria (classe II e classe V); circa 570 mila studenti della scuola secondaria di primo grado (classe III); circa 540 mila studenti della classe II della scuola secondaria di secondo grado; circa 475 mila studenti della classe V della scuola secondaria di secondo grado. 

Gli esiti sono riportati per ciascuna delle regioni e per ognuna delle cinque macro-aree in cui il territorio italiano è suddiviso: Nord Ovest (Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Liguria), Nord Est (Provincia Autonoma di Bolzano, Provincia Autonoma di Trento, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna), Centro (Toscana, Umbria, Marche, Lazio), Sud (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia), Sud e Isole (Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna). 

Un'Italia divisa in due: con la sola eccezione dell’Abruzzo e del Molise, in tutte le regioni del Mezzogiorno gli allievi che non raggiungono i traguardi previsti per la II superiore in italiano sono circa il 40%, con punte del 47% in Calabria e Sardegna, quasi 5 allievi su 10.

“Sebbene in leggero miglioramento rispetto al 2018, gli esiti degli studenti al termine della terza media – spiegano i ricercatori Invalsi – non paiono particolarmente brillanti, poiché ancora larghe quote di allievi non raggiungono quanto sarebbe previsto dai programmi nazionali. Tuttavia, il problema maggiore rimane soprattutto la differenza molto rilevante tra le regioni. Differenza che nei fatti vanifica l’uguaglianza di opportunità formativa per tutti, mostrando che la vera inclusione, ossia quella che garantisce buoni livelli di competenza a molti, se non proprio a tutti, è ancora un traguardo lontano”.





Partiamo dalla scuola primaria. I risultati medi di italiano al termine della classe II elementare sono molto simili in tutto il Paese. Per matematica, invece, si riscontrano valori più bassi della media nazionale in alcune regioni del Mezzogiorno (Campania e Sardegna), tendenza che diviene più evidente nei gradi scolastici successivi. Cambia la musica in quinta primaria: aumentano le differenze dei risultati medi con una polarizzazione degli esiti tra le regioni centro-settentrionali e quelle del Mezzogiorno. In alcune regioni del Sud (in particolare Campania, Calabria, Sicilia) si osserva un numero elevato di allievi con livelli di risultati molto bassi, soprattutto in matematica. Per la seconda volta, (la prima è stata nel 2018), gli allievi della V elementare hanno sostenuto anche una prova d’inglese, divisa in due parti: lettura (reading) e ascolto (listening). I programmi prevedono che alla fine della V elementare i bambini raggiungano il livello A1 del quadro europeo di riferimento delle lingue. 

A livello nazionale, la percentuale di allievi che raggiunge questo traguardo è buona: l’88,3% per la lettura e l’84% per l’ascolto. In particolare nell’ascolto si riscontra un miglioramento rispetto al 2018 (+5,8%). Le regioni del Mezzogiorno sono quelle che evidenziano variazioni positive più rilevanti rispetto al 2018, anche se i risultati assoluti permangono meno soddisfacenti di quelli del centro-nord. Le prove Invalsi di Inglese sembrerebbero quindi aver messo in moto un processo positivo del quale si stanno giovando soprattutto le aree più deboli.

Per quanto riguarda la scuola secondaria di primo grado rispetto al 2018 si riscontrano leggeri miglioramenti nella percentuale di allievi che raggiungono i traguardi previsti dai programmi: italiano (+0,03%), matematica (+1,42%), inglese‐lettura (+3,68%) e inglese‐ascolto (+3,67%). Il problema maggiore rimane la forte differenza all’interno del Paese, tra Nord e Sud, soprattutto in matematica e in inglese. In Campania, Sicilia e Sardegna la percentuale di allievi che in italiano non raggiunge i traguardi previsti per la terza media supera il 40% – contro il 34% a livello nazionale – per raggiungere oltre il 50% in Calabria.

Per la matematica la situazione è ancora più preoccupante. Se a livello nazionale quasi il 40% degli studenti non raggiunge i traguardi previsti dai programmi, risultato certamente poco confortante, tale percentuale supera ampiamente il 50% in Campania, Sicilia e Sardegna, sino a sfiorare il 60% in Calabria. Anche per la prova d’inglese si osservano risultati molto diversi all’interno del Paese. Nella prova di lettura il 77,6% degli studenti raggiunge il traguardo previsto al termine della terza media (A2), con valori ampiamente superiori all’80% in tutte le regioni del Nord e nelle Marche. Tali valori scendono drasticamente al Sud, dove in Sicilia e Calabria solo il 60% degli studenti raggiunge l’A2, ma anche in Sardegna e Campania tale percentuale si alza di pochi punti.

Infine le scuole superiori: a livello nazionale circa 7 ragazzi su 10 in Italiano (69,6%) e 6 su 10 (62,2%) in matematica raggiungono i traguardi previsti al termine del biennio della scuola superiore, senza variazioni di rilievo rispetto al 2018. Il problema maggiore rimane la forte differenza all’interno del Paese tra nord e sud, soprattutto in matematica. Con la sola eccezione dell’Abruzzo e del Molise, in tutte le regioni del Mezzogiorno gli allievi che non raggiungono i traguardi previsti per la II superiore in italiano sono circa il 40%, con punte del 47% in Calabria e Sardegna, quasi 5 allievi su 10. Per la matematica la situazione è ancora più preoccupante. In Campania il 53,8% degli studenti non raggiunge i traguardi previsti al termine della II superiore, in Calabria sono il 59,4%, in Sicilia il 56,5% e in Sardegna il 52,7%

I risultati del Rapporto Invalsi 2019 evidenziano “innegabili motivi di preoccupazione”, soprattutto per alcune aree del Paese, ha commentato il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti.





“L’Invalsi – ha detto il responsabile del Miur – è uno strumento che consente di avere una foto articolata e dettagliata del nostro lavoro, con consente di analizzare eccellenze e criticità del sistema per realizzare azioni puntuali ed efficaci”.

“Come ministero, siamo convinti dell’importanza della valutazione standardizzata degli apprendimenti che però si deve integrare e affiancare all’insostituibile ruolo della valutazione dei docenti. Dobbiamo portare avanti la valutazione delle attitudini mettendo al centro gli studenti e le loro potenzialità. La scuola deve formare individui autonomi e liberi, cittadini responsabili e consapevoli. Credo sia un obiettivo sul quale abbiamo lavorato. Quest’anno l’illustrazione dei risultati Invalsi presenta motivi di novità e interesse”.

“Oltre ad alcuni innegabili segnali di preoccupazione, i risultati contengono anche alcune tendenze incoraggianti e spunti di immediato intervento migliorativo. La valorizzazione del sistema nazionale di valutazione, di studenti, scuole, docenti, dirigenti scolastici, è una delle priorità strategiche che ho individuato nell’Atto di Indirizzo politico per il 2019″.

“Per legare un buon sistema di valutazione degli apprendimenti al miglioramento del sistema di istruzione – ha continuato – è fondamentale coinvolgere tutta la comunità scolastica affinché si senta protagonista, in piena collaborazione con le famiglie e gli studenti. Ed è quello che stiamo facendo, con l’obiettivo di proporre eventuali regolazioni del Sistema Nazionale di Valutazione”.

Perché “la scuola – ha detto ancora – deve tornare a essere veicolo primario affinchè sia realmente possibile un 'ascensore sociale'”.

Il ministro ha ricordato di aver attuato “misure importanti per far fronte al divario territoriale e continueremo in tal senso: abbiamo stanziato 50 milioni per il contrasto alla povertà educativa, oltre 35 milioni nel Piano per la scuola digitale, 100 milioni per nuovi Laboratori all’avanguardia e per biblioteche e 20 milioni per la formazione dei docenti; infine 4 milioni per scuole situate in aree a rischio per contrastare la dispersione”.

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