PESCARA – “L'evento sismico può avere effetti anche estremamente gravi all'interno dei laboratori di fisica nucleare e può essere direttamente connesso al rischio di incidente rilevante con conseguenze immediate sull'ambiente circostante”.
È quanto si legge nella relazione tecnica dell'Arta (Agenzia Regionale Tutela Ambiente) inviata alla Procura di Teramo e che in buona parte è ripresa nel Piano di emergenza predisposto dalla Prefettura aquilana. Nel Piano si legge anche che “le faglie del Gran Sasso si trovano in una zona sismicamente molto attiva; a sud di queste (ad una distanza di appena 12 Km) vi è anche la Faglia di Paganica, la cui attivazione ha prodotto il terremoto di L'Aquila del 6 aprile 2009. Tali faglie, la cui lunghezza totale raggiunge i 30km, sono da considerare 'silenti' ossia in ritardo sismico e possono raggiungere la magnitudo massima attesa di circa 7 gradi nella scala Richter”.
“La faglia del Gran Sasso – prosegue il Piano – denominata di Campo Imperatore, attraversa, quasi ortogonalmente, le gallerie autostradali dell'A24 ed ha un piano di faglia inclinato di 55° che passa ad una distanza di circa 1 Km dai laboratori di fisica nucleare. Detta azione di taglio associata all'aumento del grado di fratturazione dell'ammasso roccioso potrebbe creare alle infrastrutture esistenti rilevanti problemi anche a distanza di alcuni chilometri dal gradino di faglia principale”.
“In caso di sisma è diverso se nei Laboratori ci sono tonnellate di sostanze pericolose oppure no, le conseguenze sarebbero diverse per l'intera regione: ora finalmente emerge il problema della dislocazione sismica che avevamo puntualmente segnalato nell'esposto del giugno 2018”, fa notare Augusto De Sanctis del Forum H20.
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