UNIVAQ: INVERARDI, ”VOGLIAMO RITORNARE A 20MILA ISCRITTI, DATI POST-SISMA DROGATI”

di Alberto Orsini

4 Agosto 2016 08:08

L'Aquila -

L’AQUILA – “L’Università dell’Aquila oggi ha circa 19 mila studenti. Speriamo di tornare sopra i 20 mila, sì, ma non è un dogma: le cifre sono state sempre gonfiate”.

L’accusa arriva da un’esasperata rettrice Paola Inverardi, che ad AbruzzoWeb vuole smentire, dati alla mano, il ritornello di un gravoso calo degli iscritti, cominciato con la sua gestione, e di un ateneo che punterebbe a comprimere ancora la quantità di studenti complessiva.

La Inverardi non lo nomina, ma punta l’indice contro il suo predecessore, Ferdinando Di Orio, per il quale il numero di iscritti era un pallino: tanto che, dopo il terremoto del 6 aprile 2009, arrivò ad annunciare il superamento dei 26 mila e l’avvicinamento a quota 30 mila.

Ma per la prof il dato fragoroso degli iscritti post-sisma “era drogato da due fattori: non si pagavano le tasse per l’accordo di programma con il ministero e non c’erano numeri programmati, a differenza di tutta Italia”.





Numeri programmati ovvero corsi a numero chiuso, la cui assenza ha portato a un boom di iscrizioni di persone invogliate dall’assenza di prove di selezione e dalle grandi “infornate” mentre la reintroduzione dei test ha causato, al contrario, l’abbattimento degli ingressi.

“Nell’ultimo anno del rettore ancora precedente, Luigi Bignardi (il 2004, ndr), c’erano 16.400 iscritti, diciamolo – prosegue la rettrice – Atenei simili al nostro per caratteristiche oggi viaggiano su 14-15 mila studenti, come sostenibilità dei corsi dovremmo stare tra 18-19 mila, se riusciamo ad aumentare tanto meglio”.

I margini per risalire la china e sfondare quota 20 mila, a detta della stessa Inverardi, in effetti ci sono.

“È vero che dobbiamo recuperare Ingegneria – ammette – mentre con il nuovo assetto della sanità regionale Medicina non correrà pericolo, lo farà solo se non facciamo un reclutamento di buoni professori”.

La vulgata vuole una Inverardi desiderosa di rimpicciolire ancor più l’Università per trasformarla da “di quantità” a “di qualità”, strategia bocciata da molte componenti accademiche.





“Questo lo dicono i miei detrattori, non è vero, vedete il mio programma elettorale – sbotta – Siamo un’università di massa e dobbiamo fare numeri grandi, l’ho detto anche davanti al presidente della Repubblica!”.

Per la Inverardi, comunque, “più che le nuove immatricolazioni il dato importante è quello di chi si iscrive al secondo e al terzo anno, chi vive e produce in città, e noi dobbiamo fare in modo che valga la pena di starci con buona didattica, ricerca, laboratori, placement, e lo stiamo facendo”.

“Se guardiamo agli studenti che svolgono la metà o più degli esami, quelli, insomma, suscettibili a rimanere nel nostro Ateneo, quest’anno sono 1.600, ed è lo stesso numero del 2007/2008 – svela ancora – Prima avevamo numeri altissimi, sì, ma anche nell’abbandono”.

“Con la mia gestione – assicura ancora – abbiamo investito più soldi per la didattica, la ricerca, i laboratori e gli strumenti. Facciamo orientamento di tutti i tipi, è evidente che voglio massimizzare il numero di iscritti”.
Infine un’altra pungolatura: “Per molti corsi di laurea cosiddetti ‘attrattivi’ non abbiamo raggiunto i numeri minimi necessari. Questo che cosa significa? Chi dice che siamo in calo, si faccia una domanda”.

Commenti da Facebook

RIPRODUZIONE RISERVATA
Download in PDF©


    Ti potrebbe interessare:

    ARTICOLI PIÙ VISTI: