UNIVAQ: UDIENZA RIETI, ‘VERTICI INFORMALI DI ORIO-SINDACO ANTRODOCO’

7 Ottobre 2015 14:12

L'Aquila - Cronaca

L’AQUILA – “Riunioni informali tra l’allora rettore dell’Università dell’Aquila, Ferdinando Di Orio, il sindaco di Antrodoco, Maurizio Faina, e la Giunta comunale, in cui si discuteva dei trasferimenti dell’università e della necessità di una casa per la moglie depressa del professore”.

Nel racconto del geometra comunale antrodocano Olivio Serani, una delle testimonianze più interessanti della seconda udienza presso il tribunale di Rieti al processo a carico dell’ex rettore Di Orio, accusato di abuso d’ufficio aggravato assieme all’ex sindaco Faina.

Il terzo processo in pochi mesi in cui è incappato colui che per 9 anni ha guidato l’Ateneo aquilano, che è stato aggiornato al prossimo 1° dicembre quando, come ieri, verranno ascoltati testimoni citati dal pubblico ministero Cristina Cambi.

Nella prossima udienza inoltre, non ci sarà più l’attuale presidente del collegio giudicante, il magistrato Francesco Oddi, assegnato ad altro ufficio. Questo comporterà la necessità di far tornare i testimoni già ascoltati per far loro confermare quanto dichiarato. Un passaggio che farà perdere del tempo e si sarebbe potuto evitare con il consenso delle difese che, però, non hanno accettato.

Le dichiarazioni del geometra Serani, che tra l’altro è testimone sia dell’accusa che della difesa, sono state tanto interessanti da aver attirato anche le domande del collegio di giudici di questo procedimento, che hanno chiesto al tecnico comunale di approfondire quegli “incontri informali”.

“In questi incontri, il prezzo del terreno era determinato dal Di Orio, il quale affermava: ‘va bene se vi do 15 mila euro?’”, uno dei passaggi che potrebbe avvalorare le tesi accusatorie.

I due imputati, infatti, sono accusati di essersi procurati “un ingiusto profitto” con le loro condotte messe in atto “nello svolgimento delle funzioni e del servizio” in violazione di una serie di normative.

In particolare viene contestata la vendita al rettore da parte del Comune reatino di un campo di calcio al costo di 15 mila euro (3,40 euro al metro quadrato) per costruire un’abitazione prefabbricata in seguito alla perdita della casa per il terremoto; l’accordo di programma con cui veniva concordato il trasferimento ad Antrodoco, nei locali di Villa Mentuccia, della sede della Fondazione, della casa editrice di Ateneo e di alcuni master e corsi, e la convenzione tra Ateneo e la società che gestiva una struttura termale Antrodoco Terme Srl “per le esigenze della facoltà di Medicina in ambito didattico, scientifico e assistenziale con la falsa prospettazione della gestione di una Rsa accreditata con il sistema sanitario nazionale”.





Nell’udienza di ieri è stata la volta dei testimoni dell’accusa. Il primo è stato il professor Sergio Tiberti, docente dell’ateneo aquilano, insieme ad altri colleghi tra i maggiori critici di Di Orio, contro il quale ha in corso numerosi contenziosi giudiziari.

Nella sua deposizione ha dato un lungo resoconto dei fatti che lo hanno portato a presentare la sua denuncia, inizialmente contro ignoti e che poi si è evoluta nell’inchiesta. Tiberti ha ricostruito la vicenda del campo da calcio, delle terme e di Villa Mentuccia.

Dal banco dei testimoni, Tiberti ha fatto anche riferimento ai numerosi procedimenti che vedono coinvolto Di Orio, per di dimostrare come quest’ultimo sia “dotato di una elevata capacità a delinquere”.

Strali rigettati dal legale dell’imputato, Giovanni Marcangeli, che è andato su tutte le furie gridando: “Il mio assistito non è un delinquente!”.

Quindi è stata la volta del sovrintendente Sorge del Corpo forestale, che su delega della procura ha svolto i sopralluoghi su tutti i posti oggetto dell’inchiesta nel corso delle indagini, accertando, come testimoniato, che le terme e la villa fossero stabili “in disuso, abbandonati da anni” mentre nel terreno acquistato da Di Orio “non erano presenti fabbricati né impianti”, e ha prodotto anche delle foto per comprovare le affermazioni.

La documentazione, secondo le accuse, dimostra come nel giugno del 2012 Di Orio avesse fatto sparire ogni traccia dei lavori di costruzione sul terreno di gioco, rimuovendo pannelli elettrici e casse di materiali.

L’avvocato Marcangeli si è opposto alla richiesta di acquisizione del fascicolo fotografico, ma il tribunale ha invece deciso di acquisire includere tra le prove gli scatti della Forestale.

Terza testimonianza, quella già citata del geometra Serani dell’ufficio tecnico comunale di Antrodoco, nella duplice posizione di teste tanto dell’accusa quanto della difesa, sottoposto al fuoco di fila delle domande del presidente del collegio.

Infine è stato il turno dottoressa Salucci, responsabile dell’ufficio Patrimonio dell’Università.





Quest’ultima ha affermato di aver svolto sopralluoghi solo mesi dopo la sigla degli accordi, inoltre ha raccontato di aver rimandato indietro un’azienda assunta per la manutenzione dato che, vista la fatiscenza dei luoghi, non ce n’era bisogno.

In più ha parlato di una dipendente dell’università che era stata trasferita sul posto, ma senza alcuna mansione.

Su Villa Mentuccia, la teste Salucci ha detto che “non c’era luce, né gas, e che era tutto molto sporco”, aggiungendo che “la situazione di Villa Mentuccia era molto opaca”. Inoltre ha svelato che su una parete dell’edificio era stata apposta una targa della Fondazione universitaria.

La dipendente universitaria ha concluso svelando che “soltanto nell’aprile del 2010, dopo varie note indirizzate all’università per evidenziare l’inutilità dei servizi di manutenzione su una struttura così fatiscente, il prof. Di Orio aveva deciso di recedere dall’appalto”.

Nella prossima udienza sarà la volta di altri testi del pm, tra cui la direttrice del dipartimento di Medicina, la prof Maria Grazia Cifone, fedelissima del rettore e candidata sconfitta alla sua successione, oltre a forze dell’ordine e consiglieri comunali antrodocani.

“La magistratura sta facendo il suo corso e ha dimostrato di essere indipendente e non sensibile a eventuali forzature”, ha commentato Tiberti dopo la sua testimonianza.

Per la difesa Di Orio, l’avvocato Antonio Milo non ha preso parte all’udienza, impegnato nell’udienza “Rimborsopoli” a Pescara, mentre Marcangeli è risultato irraggiungibile telefonicamente.

Di Orio è ancora sotto processo all’Aquila, con 2 ulteriori imputati, sempre per abuso d’ufficio, nell’ambito dell’inchiesta sul maxi affitto del capannone ex Optimes per ricollocare la facoltà di Ingegneria dopo il terremoto del 6 aprile 2009; infine è imputato a Roma, per concussione nei confronti sempre del prof Tiberti. (alb.or.)

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