RIUNIONE AD ARINGO DI CITTADINI TERREMOTATI PER DIRE ADDIO ALL'ABRUZZO

VENTO SECESSIONE IN ALTA VALLE ATERNO: REFERENDUM PER ANDARE CON IL LAZIO

di Filippo Tronca

14 Luglio 2018 07:00

Regione -

L'AQUILA – “Basta con l’Abruzzo, vogliamo andare nel Lazio!”

A dirlo non sono una comitiva di turisti annoiati e irrequieti, ma cittadini e associazioni dell’Alta valle dell’Aterno terremotata e con la ricostruzione al palo, che si preparano a lanciare un clamoroso referendum per cambiare regione.

Prima riunione questa mattina, ad Aringo, frazione di Montereale, per studiare la percorribilità di un iter che vuole essere molto di più di una provocazione per attirare attenzioni.

Ironia della sorte la notizia si è diffusa nelle stesse ore in cui il consigliere regionale del Partito democratico, Pierpaolo Pietrucci, ha interrotto lo sciopero della fame durato un giorno e mezzo a palazzo dell’Emiciclo, sede del consiglio regionale abruzzese, per protestare contro i ritardi nella realizzazione della superstrada L’Aquila- Amatrice, che seppure in prospettiva, rappresenterebbe un’infrastruttura decisiva per spezzare l’isolamento e favorire lo sviluppo economico anche dell’alta valle dell’Aterno, di cui Pietruccci è originario.

Adesioni all’iniziativa, rigorosamente dal basso, del referendum sono arrivate dai territori di Montereale, Capitignano, Cagnano Amiterno e Campotosto.





Accumunati da un destino non più tollerabile: lo stallo della ricostruzione sia a seguito del sisma del 6 aprile 2009, sia di quello che ha devastato la vicina Amatrice il 24 agosto 2016, a cui hanno fatto seguito le scosse del 18 gennai 2017, concomitante ad una nevicata record che ha isolato le popolazioni per una settimana.

ll passaggio dei comuni da una regione all’altra è regolato dal secondo comma dell’articolo 132 della Costituzione. Prevede un parere delle Regioni e stabilisce che “si può, con l’approvazione della maggioranza delle popolazioni della Provincia o delle Province interessate e del Comune o dei Comuni interessati espressa mediante referendum e con legge della Repubblica, sentiti i Consigli regionali, consentire che Provincie e Comuni, che ne facciano richiesta, siano staccati da una Regione ed aggregati ad un’altra”.

Il passaggio è poi normato dalla legge 352 del 1970 che stabilisce iter pratici e tempi: l’esito del referendum deve essere pubblicato in Gazzetta ufficiale ed entro 60 giorni dalla pubblicazione il ministero degli Interni deve proporre un disegno di legge sull’aggregazione-distacco che deve essere votato dal Parlamento.

Iniziative del genere non sono un unicum in Abruzzo, soprattutto nelle terre di frontiera: anche a Valle Castellana in provincia di Teramo soffia il vento dalla secessione e il comune ha affidato un mandato esplorativo sulla fattibilità di un eventuale referendum popolare per “l'accorpamento nella regione Marche del comune di Valle Castellana”. Anche il territorio di Valle Castellana è stato colpito dal terremoto del 2016, e anche lì il processo di ricostruzione è ancora lungi dal decollare. Sono ancora 150 le famiglie sfollate, che per una popolazione poco meno di mille abitanti, sono un’enormità.

Nonostante il dramma vissuto, le tante promesse  e passerelle politiche,  nell’alta valle dell’Aterno la ricostruzione è al palo: per quel che riguarda quella normata e finanziata a seguito dell’aprile 2009, i cantieri hanno interessato dopo nove anni e mezzo, nemmeno il 20 per cento del patrimonio edilizio danneggiato. Nessun progetto di ricostruzione ha interessato gli edifici colpiti dal sisma del 2017 e 2017, ed ancora non si risolve tecnicamente la sovrapposizione delle normative e degli iter progettuali relativi ai terremoti del 2009 e 2016-2017.

Per di più nell’alta valle dell’Aterno hanno abbassato le saracinesche un gran numero di attività commerciali, e un pannicello caldo si stanno rivelando i fondi ad hoc del 4 per cento delle risorse complessive per la ricostruzione 2009, destinati alle attività produttive. Ad essere finanziata nell'alta valle dell'Aterno solo una manciata di richieste, molti altri operatori hanno rinunciato perché il sisma del 2016, che ha dato la mazzata finale al turismo del comprensorio, avrebbe reso troppo rischioso la compartecipazione del 30-35 per cento dell’importo complessivo erogato. Senza risposte anche la richiesta di poter istallare in modo rigorosamente temporaneo casette fai da te per consentire ai tanti oriundi con seconde case terremotate. Possibilità concessa invece nella vicina Amatrice.





A proposito di refendum per cambiare regione: Montecopiolo e Sassofeltrio, due piccoli comuni delle Marche dieci anni fa votarono con un referendum a larghissima maggioranza per cambiare regione e passare con l’Emilia-Romagna. Il passaggio dalla provincia di Pesaro e Urbino alla provincia di Rimini però non è mai avvenuto.

Sono riusciti nell'intento altri comuni marchigiani: Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant’Agata Feltria e Talamello, che dopo un referendum indetto nel 2006 sono passati dalla dalla provincia di Pesaro-Urbino alla provincia di Rimini in Emilia Romagna.

Il Parlamento votò a favore del distaccamento tre anni dopo il referendum, nell'agosto del 2009.La regione Marche tentò di fermare il processo presentando un ricorso alla Corte Costituzionale che venne però bocciato nel luglio del 2010.

 

 

Commenti da Facebook

RIPRODUZIONE RISERVATA
Download in PDF©


    Ti potrebbe interessare:

    ARTICOLI PIÙ VISTI: