CENTRI IMPIEGO ABRUZZO: ENTRO L’ANNO 71 ASSUNZIONI, MA GRAVE RITARDO REGIONI PER RIFORMA

16 Settembre 2021 07:51

L'Aquila - Abruzzo, Lavoro

PESCARA – Per potenziare e rivoluzionare i Centri per l’impiego, da tempo incapaci di far incrociare la domanda e l’offerta di lavoro, il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha già messo sul piatto circa 5 miliardi, 464 milioni di euro da quest’anno, annui per l’assunzione di 11.600 nuovi operatori, con l’obiettivo di passare dalle attuali 8mila unità a circa 20mila.

Eppure, secondo l’ultimo monitoraggio del governo, il quadro delle assunzioni è in fortissimo ritardo. Su 11.600 ingressi previsti nel triennio 2019-2021 ne sono andati in porto poco meno di 1.300.

In sette regioni le assunzioni sono a quota zero.  Tra queste anche l’Abruzzo, assieme alla Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia e Sardegna.

Da qui la necessità di stringere i tempi, e come annuncia ad Abruzzoweb l’assessore regionale con delega a lavoro e formazione, Pietro Quaresimale, della Lega, “sono in uscita i bandi per l’assunzione di 71 addetti per i nostri centri dell’Impiego, con l’obiettivo di dotare di personale adeguato entro l’anno”.





Ma non è tutto, spiega Quaresimale, “abbiamo in cassa 21 milioni di euro per rinnovare tutta la macchina, che saranno impiegati non appena sarà concluso lo studio preliminare per capire come e dove intervenire”.

L’impasse finora registrata, non può essere imputata alle Regioni, a pesare infatti incertezze normative e procedurali per indire i bandi, per organizzare la complessa filiera del potenziamento dei centri per l’impiego. Tutto ciò ha frenato l’atteso rilancio dei servizi per il lavoro, e il programma Gol, la prima riforma del capitolo Lavoro prevista dal Pnrr, da adottare nel quarto trimestre 2021. E ha fortemente condizionato l’efficacia del reddito di cittadinanza, diventata misura assistenziale, e solo in minima parte porta di accesso al mondo del lavoro.”

Il reddito di cittadinanza così come concepito non funziona – concorda Quaresimale -, in molti casi è un disincentivo a cercare lavoro. Ecco perchè a maggior ragione è urgente ristrutturare anche i Centri per l’impiego, non devono più essere per un disoccupato l’ultima spiaggia, ma il punto di partenza, devono dare risposte, in essi devono operare personale formato, occorre una adeguata dotazione informatica, devono essere messi in rete con il sistema della formazione professionale. C’è molto lavoro da fare, ma stiamo cercando in ogni modo di serrare i tempi”.

Una consapevolezza che non ovviamente solo ad appannaggio dell’assessore abruzzese.





“Il ritardo delle regioni è obiettivamente rilevante – ha sottolineato Lucia Valente, ordinario di diritto del Lavoro all’università la Sapienza di Roma -. Non possiamo permetterci di non rispettare il cronoprogramma di riforme concordato con l’Europa. Servono decisioni rapide. Per limitare i disagi, si potrebbe pensare di assegnare temporaneamente il personale regionale in comando presso i centri per l’impiego, e occorre coinvolgere subito gli enti privati accreditati che hanno l’esperienza e le competenze necessarie per erogare i livelli essenziali delle prestazioni”.

Sulla stessa lunghezza d’onda, Maurizio Del Conte, professore di diritto del Lavoro alla Bocconi di Milano: “Sappiamo bene che ogni regione ha i suoi tempi e che uno dei problemi che affliggono le politiche attive in Italia è quello di assicurare la stessa qualità dei servizi su tutto il territorio. È compito del governo, che dispone delle risorse del Pnrr, dettare l’agenda, lasciando alle regioni onori e oneri di attuarla. Se non verrà definito al più presto un piano con modalità e tempi di attuazione, del programma Gol rimarranno solo le buone intenzioni”.

Ammette questo ritardo la coordinatrice degli assessori regionali al lavoro, Alessandra Nardini che sottolineato “le difficoltà legate al Covid e al problema della copertura degli oneri di funzionamento, ma c’è la volontà di recuperare”.

 

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