CLIMA: CALDERONE SUL GRAN SASSO NON E’ PIU’ UN GHIACCIAIO, PERSA IN 25 ANNI 65% SUPERFICIE

"CFC – CLIMBING FOR CLIMATE" , L'ALLARME DEI RETTORI DELLE UNIVERSITA' ABRUZZESI E ITALIANE

15 Settembre 2021 11:47

- Abruzzo

TERAMO – Il Calderone sul Gran Sasso rappresenta un simbolo che si sta spegnendo, vittima ‘illustre’ del surriscaldamento globale: il ghiacciaio più a sud d’Europa ha perso il suo primato e  non è più un ghiacciaio, avendo negli ultimi 25 anni ha perso il 65% della sua superficie. È ormai da considerare un insieme di due glacionevati, ovvero ha perso la sua capacità di plasmare il territorio, le caratteristiche minime per essere definito chiacciaio.

E quanto confermato in occasione del “CFC – Climbing For Climate”,  promosso dalla Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile (Rus) e dal Club Alpino Italiano (Cai). I rettori, i delegati e le autorità rappresentative nazionali sono saliti ieri a piedi sul Calderone, simbolo dei danni climatici, nel cuore del Gran Sasso. L’obiettivo è stato lanciare un appello per il contrasto alla crisi climatica, alla crisi ecologica e alla perdita di biodiversità, con particolare riferimento ai rischi climatici dell’Europa meridionale.

“Un ghiacciaio è una memoria, un serbatoio di dati da scandagliare ed esplorare –  ha detto il Rettore dell’Università degli Studi dell’Aquila, prof. Edoardo Alesse –. Analizzando i suoi strati possiamo ipotizzare e comprendere come è stato il clima in periodi storici più o meno distanti e a quali cambiamenti il nostro ambiente sia andato incontro. Il Calderone, il ghiacciaio più a sud d’Europa, si sta sciogliendo rapidamente, come ogni ghiacciaio al mondo, e questa trasformazione ha un responsabile: il nostro stile di vita. Le ingenti energie e risorse spese in uno sviluppo industriale e commerciale disorganico e spesso irrazionale lasciano scarti (come la CO2 o le microplastiche) che l’ambiente non riesce ad assorbire e smaltire, con ciò determinando mutamenti tanto rapidi e profondi da segnare in maniera irreversibile l’equilibrio ambientale e l’ecosistema Terra che ci ospita. Salire sulla montagna insieme, con impegno e un po’ di fatica, ci dà modo di riflettere su cosa è essenziale, quali energie e risorse possiamo utilizzare meglio e meno. Seppure i nostri sforzi per mitigare i cambiamenti climatici non basteranno a salvare il Calderone, speriamo che servano per costruire una società più sostenibile e consapevole che ogni azione ha effetti su quanto ci circonda”.

La perdita di massa glaciale, del resto,  ha subito ovunque una forte accelerazione durante l’ultimo periodo: tra il 2000 e il 2004, ogni anno i ghiacciai hanno perso 227 miliardi di tonnellate di ghiaccio, mentre tra il 2015 e il 2019, la massa persa ammonta a 298 miliardi di tonnellate all’anno. In questo periodo, lo scioglimento dei ghiacciai ha causato fino al 21% dell’aumento osservato del livello del mare, circa 0,74 millimetri all’anno.





Il comitato glaciologico calcola che dalla metà del XIX secolo, in Italia, si è persa il 40% superficie dei ghiacciai. Nell’Italia centrale una vittima illustre è il ghiacciaio del Calderone, la cui percentuale di perdita di superficie è superiore alla media nazionale con il 50% e con ben il 92% di diminuzione del volume dall’era preindustriale.

Ha dichiarato il rettore dell’Università di Teramo, Dino Mastrocola: “Il tema dei cambiamenti climatici, dell’uso sostenibile della risorsa acqua, della sostenibilità della pratica turistica, fanno parte del Dna dell’Università di Teramo. La sostenibilità deve tradursi in azioni concrete. Ecco perché l’Università di Teramo ha attivato all’interno della propria proposta formativa un “Pacchetto sostenibilità” che comprende 5 Corsi di laurea, accomunati dall’attenzione verso un territorio, quello interno abruzzese, con delle peculiarità (forte incidenza di aree verdi, popolazione molto anziana) che rendono inevitabili politiche improntate alla sostenibilità”.

«La tutela e la valorizzazione delle bellezze del nostro splendido patrimonio naturale e paesaggistico necessitano, anche attraverso la resilienza ai cambiamenti climatici, di azioni globali e locali – dichiara il Rettore dell’Università degli Studi d’Annunzio di Chieti-Pescara, Sergio Caputi – in cui l’università ha un ruolo centrale mediante la ricerca, le attività della RUS, terza missione e la didattica per formare nuove professionalità e sensibilità”.

“Il Gran Sasso Science Institute è alla sua prima partecipazione alla manifestazione e ha collaborato con gioia all’organizzazione di questa due giorni dedicata alla fragilità dell’Europa centro meridionale di cui il Calderone è esempio significativo – ha poi detto il rettore del Gran Sasso Science Institute,  Eugenio Coccia –. Il nostro Istituto è molto attento al tema della crisi ecologica e ha fra i propri interessi scientifici la valutazione dell’impatto socio economico e ambientale dei cambiamenti climatici e il tema della sostenibilità».





“Nel 2019 la RUS aveva aderito con convinzione alla prima edizione del Climbing for Climate ideata e promossa dall’Università degli Studi di Brescia e con entusiasmo negli anni successivi ha raccolto il testimone invitando tutti gli atenei a partecipare attivamente all’iniziativa organizzando eventi diffusi su tutto il territorio nazionale – dichiara Patrizia Lombardi, Presidente della RUS e Vice-rettrice per il campus e comunità sostenibili del Politecnico di Torino –. Quest’anno sono 13 le Regioni in cui si svolgono le escursioni e più di trenta le università che nel mese di settembre organizzano eventi per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della crisi climatica che necessita di azioni comuni, condivisione di conoscenze e competenze. Iniziative come il Climbing for Climate contribuiscono non solo alla costruzione di una comunità consapevole, ma anche al rafforzamento delle relazioni tra atenei che vivono e hanno un impatto rilevante sui territori. Organizzata nell’anno in cui il nostro Paese ha assunto a livello internazionale rilevanti impegni come Presidenza del G20, anche ospitando gli eventi preparatori della Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite (COP26), questa terza edizione del Climbing for Climate rappresenta un tassello importante nella promozione del 2021 come anno dell’ambizione climatica e contribuisce a valorizzare il rilevante impegno degli atenei italiani nel perseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU”.

Come nel 2020, anche l’edizione di quest’anno di Climbing For Climate si è svolta su tutto il territorio nazionale ed è culminato nell’evento nazionale sul Gran Sasso, organizzato dall’Università degli Studi di Brescia, Club Alpino Italiano (CAI) Sezione di Brescia, Atenei abruzzesi (Gran Sasso Science Institute, Università degli Studi dell’Aquila, Università degli Studi di Teramo, Università degli Studi “G. D’Annunzio” Chieti Pescara), con i patrocini di Ministero della Transizione Ecologica (MITE), Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI), Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), SDSN Italia, Comitato Glaciologico Italiano, Universitas Montium (UNITA), RUniPace (Rete Università per la Pace) e Club Alpino Italiano.

 

 

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