APERITIVO SUL MARE E PATTO TRA PAOLUCCI E BONACCINI: CAPOGRUPPO PD VERSO CANDIDATURA A REGIONALI

di Filippo Tronca

13 Agosto 2022 15:47

Regione - Politica, Politiche 2022

CHIETI – Una amabile chiacchierata il riva al mare, una photo opportunity sapientemente scattata e postata su facebook, che a saperla leggere assume una valenza politica di non poco conto.

E’ quella che ha immortalato ieri il capogruppo del Partito democratico nel consiglio regionale abruzzese, Silvio Paolucci, 45enne ex assessore a Bilancio e Sanità, e il governatore dell’Emilia Romagna, il 55enne Stefano Bonaccini.

Ovvero tra il possibile, per non dire molto probabile candidato presidente del centrosinistra alle regionali abruzzesi della primavera 2024, e l’astro in ascesa del Pd, a capo della regione, l’Emilia Romagna, ultima vera  roccaforte del centrosinistra, e che già lavora a prendere la guida del partito scalzando il 55enne Enrico Letta, in caso di pesante sconfitta alle prossime elezioni politiche del 25 settembre, che sondaggi alla mano e con il centro destra dato anche sopra il 50%, non è ipotesi remota.  Già corteggiato dall’ala riformista dem per la corsa al Nazareno sin dai tempi di Nicola Zingaretti, Bonaccini stavolta non ha intenzione di tirarsi indietro.





Scrive Paolucci sul suo profilo facebook: “Ormai è diventato un ospite fisso della nostra regione il Presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, che anche quest’estate ha fatto tappa in Abruzzo per qualche giorno di relax. Un rapporto di amicizia profondo e consolidato, il nostro, fatto di massima stima e nato da anni di comune militanza. A due passi dal mare, abbiamo parlato delle prossime elezioni, ma soprattutto, con Stefano, ho potuto parlare apertamente e condividere idee e prospettive sulla nostra Regione e sul progetto per il futuro prossimo dell’Abruzzo, cercando di cogliere, dalla sua esperienza di Presidente di una delle Regioni modello in Italia per efficienza e servizi, consigli e suggerimenti per una gestione efficace del bene comune”.

Tra le righe insomma la sottolineatura di un patto di ferro con la possibile e futura guida del Pd, che già è partito all’attacco di Letta, e del partito romano, per il suo appiattimento a sinistra, con l’alleanza con Sinistra italiana e Verdi, che ha determinato l’addio di Azione di Carlo Calenda e compromettendo l’allargamento della coalizione nel campo dei moderati.

Paolucci nella spietata lotta per una candidatura nelle file del Pd, che sondaggi alla mano può aspirare a due massimo o tre posti, si è fatto da parte, nonostante i suoi 6.176 voti presi alle regionali nelle sue roccaforti in provincia di Chieti nel 2018, e nonostante l’appoggio incondizionato di molti sindaci e amministratori locali. Cedendo il passo alle ricandidature blindate dell’ex presidente della Regione e senatore uscente, il pescarese Luciano D’Alfonso, e al segretario regionale del partito, il marsicano Michele Fina. Saltando il giro, insomma, con la contropartita implicita della sua candidatura alle Regionali, in cui si profila la ricandidatura del presidente  Marco Marsilio, di Fratelli d’Italia per il centrodestra, ed è spuntata negli ultimi giorni l’ipotesi di una possibile ricandidatura dell’ex parlamentare dell’Italia dei Valori, ed ex consigliere regionale, l’avvocato pescarese Carlo Costantini, che si è ora accasato con Azione di Carlo Calenda, e del coordinatore regionale Giulio Sottanelli, fresca di alleanza con Italia viva di Matteo Renzi, a costituire il terzo polo. Una ricandidatura anche per Costantini, in corsa nel 2008 come presidente della Regione, sconfitto da Gianni Chiodi del centrodestra.





Bonaccini intanto in questi giorni  ha già cominciato ad alzare il tiro: “Io sono di sinistra, ho sconfitto Salvini e non c’è cosa più di sinistra di questa – ha tuonato Bonaccini -. Tuttavia non ho nostalgia dei Ds, non si pensi di rinchiuderci nella ridotta della sinistra. Non lascio il riformismo a Calenda alza il dito”.

A seguire l’attacco contro gli “scienziati da salotto”, convinti che si vinca a sinistra: “Ma se noi non avessimo saputo parlare a elettori di altri schieramenti non avremmo vinto in regione e in tutte le altre città dell’Emilia Romagna”.

Infine il fuoco di sbarramento contro i big del partito che vorrebbero candidarsi come paracadutati da Roma nella sua Emilia-Romagna:  “Se sono leader di partito possono candidarsi nei loro collegi”.

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