A VOLTE RITORNANO, RIECCO LA DC CHE NON CROLLA MAI IN ABRUZZO C’E’ VERINI

18 Settembre 2014 15:27

L'Aquila - Video

L'AQUILA – A volte ritornano, anzi non erano mai scomparsi, ed ora rivendicano il glorioso passato e lo spazio politico che meritano.

Sono quelli della Democrazia cristiana del segretario nazionale, Angelo Sandri, gli unici veri eredi della Dc, che tornano in campo anche in Abruzzo dopo aver vinto una ventennale battaglia legale per la titolarità del glorioso simbolo scudocrociato, e del patrimonio immobiliare, contro la schiera di pretendenti nati e moltiplicatosi per scissione dalla polverizzazione in mille sigle e fugaci esperienze politiche, della prima repubblica e dopo lo scandalo di Tangentopoli che ha spazzato via la vecchia Dc.

Oggi a L’Aquila Sandri ha presentato il nuovo coordinatore regionale, Antonio Verini, 78 anni, politico di lungo corso del capoluogo abruzzese, che dopo aver passato il testimone al figlio Enrico Verini, ex consigliere comunale e, senza molta fortuna, candidato sindaco con Futuro e Libertà, e candidato alle ultime regionali in una lista civica di centrosinistra, se lo è ripreso tornando alla ribalta in prima persona dell’agone politico.

All’Hotel del Parco ad accogliere Sandri e Verini c’erano Piero Di Piero, ex consigliere comunale aquilano dell’Unione di centro, l’aquilano Giulio Pace, coordinatore provinciale dell’Aquila e anche membro della direzione nazionale, i coordinatori provinciali della Dc di Chieti Giustino De Ritiis e Luciano Stella di Teramo. Ed anche ovviamente Enrico Verini, che fa un in bocca al lupo al padre e considera “la nuova avventura politica una novità nel panorama politico regionale e nazionale, meritevole di un impegno in prima persona”.





“Dopo un ventennio di resistenza – suona la carica il segretario nazionale Sandri – siamo pronti a combattere per far tornare grande l’unica vera autentica democrazia cristiana, ma senza manie di grandezza. La sentenza della cassazione che ci attribuisce l'uso esculsivo del simbolo e che certifica il fatto che la Dc non è mai morta, ci aiuterà nell'impresa”.

Tutte le altre formazioni politiche, a cominciare dai cugini della Dc di Giuseppe Pizza, la  Dc di Giovanni Angelo Fontana,  l’ Unione di Centro di Lorenzo Cesa, e le tante altre forze politiche post-democristiane, sparse a destra, centro e sinistra, accumunate da percentuali di consenso elettorale non certo esaltanti, non potranno scrivere dentro lo scudo crociato la parola “Libertas” e sotto di esso la dicitura “Democrazia cristiana”. Ma solo richiamarsi graficamente al simbolo.

“È vero – scherza al microfono di AbruzzoWeb Verini – ho una certa età, ma in fondo è la stessa di Papa Bergoglio e sono più giovane del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Serviva una persona di esperienza, uno come me che è stato tesserato della Democrazia cristiana già nel 1954. Il futuro è però dei giovani, che andranno coinvolti e a cui andrà affidato il partito e spero che anche mio figlio partecipi al progetto”.

Originario di Campotosto (L'Aquila), Antonio Verini, è stato negli anni segretario provinciale della Margherita, per poi essere eletto nel 2005 consigliere regionale con il centrosinistra di Ottaviano Del Turco.

Nel 2006 ottiene un posto in lista blindato nell'Ulivo nelle elezioni politiche: Romano Prodi vince e per Verini si spalancano le porte del Parlamento, ma dopo aver mantenuto la doppia carica e doppia indennità per mesi, dopo feroci polemiche, decise di restare in consiglio regionale rinunciando al seggio romano, facendo spazio, in modo cavalleresco, al primo dei non eletti della Margherita, l'ex- sindaco di Pianella (Pescara), Giorgio D'Ambrosio,  che è stato anche presidente dell'Aca, l'Azienda consortile acquedottistica, ora sommersa dai debiti.





Caduto Del Turco, dopo un’aspra battaglia con il candidato aquilano Stefano Vittorini, nel 2008 si candidò con la lista civica Rialzati Abruzzo collegata al Pdl, ma questa volta mancò la rielezione. Agli annali anche i suoi aspri scontri con la senatrice Stefania Pezzopane quando era presidente della Provincia, e con Celso Cioni, esponente di spicco della Dc di Giuseppe Pizza, il suo fugace approdo ai Liberaldemocratici di Lamberto Dini.

Sembrava dunque che fosse giunto il momento del suo addio alla politica attiva, ma oggi invece si è celebrato il suo ritorno alla ribalta, con il compito di organizzare entro il 2014 i congressi provinciali, e poi quello regionale nel 2015, il tutto intavolando un dialogo con il presidente di Regione Luciano D’Alfonso, che Verini ha appoggiato alle ultime elezioni regionali. In realtà era stato annunciata la presenza del presidente alla conferenza stampa, ma D’Alfonso alla stessa ora aveva già in agenda un altro impegno.

“Con la Dc si stava meglio – incalza Verini – lo abbiamo scritto nel manifesto e lo pensiamo davvero, perchè è il partito che ha fatto grande il Paese nel dopoguerra. Certo, la mia generazione politica ha commesso anche errori, che ora pagano le nuove generazioni, come ad esempio quello di aver garantito le baby pensioni, dopo appena 15 anni di lavoro”.

Problema che non  investe Verini, che oltre alla pensione da dirigente scolastico, percepisce anche il vitalizio da ex consigliere regionale. “Io quando ero consigliere regionale il vitalizio ho proposto però di abolirlo per tutti”, tiene a sottolineare. Filippo Tronca

 

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