L’AQUILA – Si fa concreta la clamorosa ipotesi del ritorno dell’autostrada A24-A25 in mano a Strada dei Parchi, società della holding dell’imprenditore abruzzese Carlo Toto, alla quale era stata revocata la concessione in danno nel luglio del 2022, da un decreto del governo di Mario Draghi, e il successivo e immediato affidamento dell’infrastruttura ad Anas.
Una ipotesi che il nuovo governo valuta seriamente, e che potrebbe concretizzarsi, da quanto si apprende, anche nel primo consiglio dei ministri di agosto, al fine di evitare di pagare per intero il risarcimento di 2,3 miliardi alla società, dopo aver già saldato, con un decreto interministeriale a firma dei ministri Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti, approvato il 7 luglio, e reso noto ieri, una prima tranche da 1,2 miliardi di euro.
Questo significherebbe insomma che Anas restituirebbe l’autostrada a Sdp, per di più con l’aggiunta di un anno alla scadenza naturale della concessione, il 2030, per compensare l’anno “bruciato” con la revoca.
Per chiudere la partita sono dunque ore decisive, consistendo che ieri nel comunicato in cui ha fatto il punto della situazione i vertici di Sdp hanno parlato con chiarezza di decreto con cui si riconosce la prima tranche dell’indennizzo di 2,3 miliardi. E il Mit ha aperto ufficialmente alla trattativa.
A dedicare un approfondimento alla scottante vicenda, da cui dipende la sorte di oltre 1.110 lavoratori della holding abruzzese, è il quotidiano Il Sole 24 ore, alla luce della lettera del Mit del 24 luglio, in cui si parla di una “fase due”, e della necessaria e urgente “verifica della possibilità di una soluzione transattiva delle vertenze tra l’Amministrazione e la Società Strada dei Parchi”.
Insomma, la linea del nuovo governo sarebbe quella di arrivare a cancellare gli effetti del decreto di revoca del governo Draghi, su cui del resto pende il giudizio della Corte Costituzionale, al quale il Tar ha inviato la decisione in seguito ai ricorsi di impugnazione di Sdp, “circa i suoi evidenti profili di incostituzionalità”. E se il giudici delle leggi dovessero dare ragione a Sdp, per il governo c’è il rischio di risarcimenti ancora più pesanti, con successivo intervento della Corte dei Conti, per danno erariale.
“Fase due”, questa, rispetto ad un primo ristoro ufficializzato con la presentazione del documento al Tribunale di Roma nella giornata di ieri, entro il termine ultimo stabilito dai giudici, nell’ambito della controversia avviata dalla società privata nei confronti del Mit per chiedere la provvisionale su quanto stabilito nello stesso decreto di revoca, e fondamentale per uscire dalla secche del concordato al 100%, che Sdp che ha dovuto presentare a seguito alla precaria situazione economica che si è venuta a creare con la revoca e con il venire meno dell’incasso dei pedaggi.
E infatti ora con gli 1,2 miliardi, Sdp potrà saldare al 100% i fornitori e rientrerà completamente dall’esposizione bancaria, chiudendo in bonis la pratica del concordato, che verrà sancito solo dopo che il giudice del Tribunale civile di Roma il 28 luglio avrà definitivamente deliberato. Poi per una quota di 480 milioni, potrà azzerare le rate annuali pendenti pagare all’Anas, per 720 milioni.
Ma questa è solo la “fase uno”, appunto.
La linea del governo è limitare l’esborso, tenuto conto che pende come una spada di Damocle la sentenza della Corte costituzionale, e non depongono a favore del governo le sentenze dei tribunali di Teramo e L’Aquila che hanno assolto i vertici di Sdp dall’accusa di mancata manutenzione dell’infrastruttura, l’ipotesi su cui si incardinava la revoca in danno.
Come scritto da Abruzzoweb, le trattative per arrivare ad accordo transattivo sono da tempo in corso, e Il sole 24 ore rivela ora i contenuti della lettera del 24 luglio, a firma del vice capo di gabinetto del ministerio guidato da Salvini, Maria Teresa di Matteo, nella quale si “invita a voler verificare la possibilità di una soluzione transattiva delle vertenze tra l’Amministrazione e la Società Strada dei Parchi”. Lettera indirizzata a Felice Morisco, direttore generale per le strade e le autostrade, Elisabetta Pellegrini, responsabile della Struttura Tecnica di Missione del Mit, al capo di gabinetto della Presidenza del Consiglio, Gaetano Caputi, e al capo di gabinetto di Giorgetti, Stefano Varone, e in copia anche a Strada dei Parchi.
Nella lettera si sollecita “a procedere sin da subito alle necessarie verifiche di concerto con le altre Amministrazioni interessate e, all’esito di tale esame preliminare, a convocare la società a un tavolo per l’esame congiunto della proposta e delle eventuali modifiche e integrazioni che risulteranno necessarie”.
Scrive dunque il Sole 24 ore: “tradotto dal burocratese, significa un decreto che annulli e superi la legge Draghi, rimuovendo la sanzione in danno che essa conteneva”, e l’ammissione che “una volta rimossa la legge Draghi, gli sbocchi possono essere soltanto due: conguagliare la prima tranche arrivando alla cifra di 2,3 miliardi a suo tempo indicata e già avvallata dai commissari concordatari; restituire la concessione e ridare a Strada dei Parchi la gestione della Roma-L’Aquila-Teramo, nel frattempo affidata provvisoriamente ad Anas. O entrambe le cose insieme. Il tutto nel primo Consiglio dei ministri di agosto, se non ci saranno intoppi”.
Nella nota di ieri, la stessa Sdp, nell’esprimere soddisfazione en per il parziale ristoro ottenuto, ha in un passaggio spiegato che “è stata avviata dal Mit la verifica per una soluzione transattiva del contenzioso”, sottolineando che “è stato il Mit con lettera del 24 luglio, ad avviare la verifica con il Ministero dell’Economia e delle Finanze e la Presidenza del Consiglio, per una soluzione transattiva e definitiva di una vicenda che ha causato ingiustamente danni materiali e morali di enorme portata”.
“In quella sede SdP auspica – si legge ancora nella nota – si arrivi ad adottare soluzioni sostenibili per tutti, ma partendo dalla doverosa e ineludibile rimozione dell’ingiusto provvedimento di revoca in danno della concessione, della concessione, che tra l’altro attende il giudizio della Corte Costituzionale circa i suoi evidenti profili di incostituzionalità”.
Questa delicatissima partita è solo l’ultima di una guerra a suon di carte bollate e ricorsi giudiziari ed amministrativi che ha radici più antiche e vede come avversario di Sdp le governance dei Ministeri delle Infrastrutture e dei Trasporti che si sono succedute fino alla passata legislatura, in particolare con il ministro Enrico Giovannini: le divergenze sono emerse in maniera ufficiale dopo il crollo e la tragedia del ponte Morandi, nell’agosto del 2018, quando l’allora ministro per le Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli ‘ordina’ il controllo delle autostrade attenzionando ponti e viadotti delle A24 e A25.
Contestualmente, si è infuocato il braccio di ferro, per la verità in atto da anni, tra Mit e vertici di Sdp, per la firma del piano economico finanziario (Pef) che avrebbe dovuto prevedere i miliardari lavori di messa in sicurezza, tra i 4,2 ed i 6,2 miliardi, (per contratto li avrebbe realizzati il gruppo Toto direttamente) delle due arterie ritenute da una legge di bilancio dello stato del 2012 strategiche in materie di protezione civile, questo in seguito al terremoto dell’Aquila del 2009.
Per il Pef ed i lavori di messa in sicurezza sono stati nominati due commissari ad acta, sempre su ricorsi di Sdp in uno dei quali il Consiglio di Stato ha messo nero su bianco le inadempienze del Mit, ma nulla è stato fatto. Con l’allora ministro Paola Del Micheli sembrava tutto fatto ma poi il Pef, non rinnovato dal 2012, è saltato ancora una volta. Infine la revoca della concessione, che potrebbe essere però solo una costosa parentesi.
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