ABORTO, “IN ABRUZZO 80 PER CENTO MEDICI OBIETTORI”: DA PESCARA PARTE CAMPAGNA “LIBERA DI ABORTIRE”

20 Maggio 2021 07:00

Pescara - Abruzzo, Cronaca

PESCARA – In Abruzzo i medici obiettori di coscienza sono l’80%.

È questo il dato che ha spinto Radicali Italiani, Uaar, Giovani Democratici Abruzzo e Giovani Democratici Milano, a scegliere Pescara per lanciare la campagna nazionale “Libera di Abortire” presentata questa mattina nella sala Corradino D’Ascanio del palazzo del Consiglio regionale di Piazza Unione.

A spiegarne i contenuti, al microfono dell’agenzia Dire, Giulia Crivellini, tesoriera dei radicali italiani, che ha presentato quali siano le maggiori criticità che una donna, ancora oggi, deve affrontare per portare avanti un’interruzione di gravidanza.





“Innanzitutto- spiega- la mancanza di informazione. Esiste un velo di silenzio e di stigma che colpisce tutte le donne che vogliono accedere a questo servizio e questa è una delle prime proposte che con forza chiediamo al ministero e il Governo di attuare. Poi i dati sull’obiezione di coscienza, con le conseguenza che hanno sulle vite delle persone”. Riportando quanto emerso dalla relazione fatta dal ministero della Salute in Parlamento, ricorda, “sette ginecologi su 10 sono obiettori. Questo vuol dire che 7 donne su 10 si trovano questo diritto non garantito”. Infine le forze politiche di centrodestra, con particolare riferimento a Fratelli d’Italia, “che continuano a tentare di restringere questa scelta e quindi giocano con il corpo delle donne”.

Anche in Abruzzo i movimenti femministi si sono mobilitati contro il “consiglio” dato dall’assessore regionale alla Sanità Nicoletta Verì perché la si assuma in ospedale piuttosto che in consultorio e anche su questo la campagna promette battaglia.

Una campagna che si rivolge al Governo, e in particolare al ministro della Salute Roberto Speranza, “affinché vengano incentivati concorsi ad hoc per personale medico e non medico non obiettore di coscienza; che vengano incentivati corsi di formazione e informazione e che si controlli l’operato delle Regioni, in particolare quelle che in questi mesi non stanno seguendo quanto seguito e previsto dalla 194 e dalle linee ministeriali anche in materia di Ru486”.

Per Vittoria Costanza Loffi, del Comitato nazionale Radicali Italiani presente oggi all’incontro, “le violenze psicologiche” che le donne che scelgono di abortire subiscono devono finire così come la narrazione dell’aborto oggi, ha aggiunto “negativa e stigmatizzante”. Ecco perché si chiede, ha quindi spiegato Annachiara Di Lorenzo, responsabile per le pari opportunità dei Giovani Democratici, che vengano finanziati progetti di informazione sessuale nelle scuole sin dall’infanzia.





Per Loffi “è grave anche il fatto che sul sito del ministero della Salute non ci siano informazioni esaustive” ad accompagnare le donne che intraprendono questo percorso. Ha quindi precisato Dario Boilini, pescarese e membro del comitato nazionale Radicali Italiani: “È grave che ciò non accada anche sul sito della Regione Abruzzo. Ho trovato solo i consultori e poi, scavando, il rapporto 2016 sull’interruzione di gravidanza in Abruzzo e ho scoperto che ci sono 10 presidi ospedalieri abilitati. Se le organizzazioni pubbliche dessero servizi al cittadini invece di pensare a l’autoreferenzialità sarebbe tutto diverso”.

A raccogliere la sfida lanciata dalla campagna sul territorio ci sono anche i Giovani Democratici, con il segretario regionale Claudio Mastrangelo che ha stigmatizzato le iniziative prese a livello comunale e regionale sul tema dell’aborto promettendo di portare avanti una battaglia politica sul territorio perché si arrivi ad una vera applicazione della legge 194.

A portare la sua testimonianza, sulle difficoltà trovate quando ha deciso di abortire al sesto mese, Francesca Tolino che ha parlato di veri e propri maltrattamenti da parte di medici, ostetriche e persino l’anestesista che, da obiettore, non ha voluto anestetizzarla. “Ho scoperto che la mia storia è prassi- ha detto- Il nostro obiettivo è che nessuno debba subire il mio stesso trattamento”.

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