ABRUZZO CHE SI SPOPOLA: PERSI IN 7 ANNI 48.906 ABITANTI. 26MILA GIOVANI HANNO FATTO VALIGIE

IL DETTAGLIATO REPORT DEL RICERCATORE ALDO RONCI: TRA I CAPOLUOGHI REGGE L'AQUILA, AUMENTANO RESIDENTI VILLA SANT'ANGELO, FRANCAVILLA, MONTESILVANO E MARTINSICURO E VASTO. EROSIONE DEMOGRAFICA DRAMMATICA A SULMONA E PICCOLI CENTRI MONTANI AQUILANI E CHIETINI.

21 Gennaio 2022 07:50

Regione - Abruzzo, Politica

L’AQUILA –  In soli sette anni, dal 2013 al dicembre 2020 l’Abruzzo ha perso ben  48.906 abitanti, ovvero una intera città delle dimensioni di Chieti.

Una flessione  del 3,68% con un’intensità pari al doppio di quella dell’Italia che è stata dell’1,84%, e riguarda innanzitutto i giovani, molti dei quali evidentemente sono andati a vivere altrove. Il capoluogo L’Aquila regge botta rispetto agli altri tre capoluoghi perdendo solo 1.115 abitanti. Sulmona e piccoli centri come Villa Santa Lucia,  Fontecchio  e San Giovanni Lipioni, hanno subito una emorragia, mentre in controtendenza aumentano gli abitanti a Francavilla, Montesilvano, Martinsicuro, a Vasto e, in provincia dell’Aquila, in piccoli comuni  come Villa Sant’Angelo, San Demetrio nè Vestini e Scoppito.

Tanti gli spunti di riflessione che offre lo studio realizzato dal ricercatore Aldo Ronci per conto della Cna.

Si legge infatti nel report: “Il forte decremento giovanile è allarmante in quanto crea un problema di squilibri nel rapporto tra generazioni a svantaggio della popolazione potenzialmente più attiva e produttiva con implicazioni allarmanti di carattere sociale ed economico”.

Un problema che la classe politica, locale e nazionale dovrà affrontare. Del resto il fenomeno no riguarda solo l’Abruzzo.

Secondo lo studio di un team internazionale di ricercatori pubblicato su The Lancet sulla base di un modello statistico elaborato dalla University of Washington, il nostro pianeta nel 2100 ospiterà 8,8 miliardi di persone, ovvero 2 miliardi in meno rispetto alle attuali proiezioni delle Nazioni Unite. Un’analisi che smonta apparentemente il mito di una esplosione demografica inarrestabile: appena l’anno scorso l’Onu aveva stimato per fine secolo una popolazione mondiale cresciuta a 10,9 miliardi. L’università americana invece prevede un andamento a parabola, con un totale della popolazione mondiale che dai 7,8 miliardi di abitanti attuali dovrebbe toccare il picco nel 2064 a 9,7 miliardi per poi scendere a fine secolo a quota 8,8 miliardi grazie a un tasso di fertilità sempre più basso.

Con un tasso di fertilità già oggi fra i più bassi al mondo (e destinato a scendere ancora), l’Italia del 21mo secolo è destinata a svuotarsi, perdendo metà della propria popolazione e crollando inevitabilmente nelle classifiche economiche globali, in uno scenario che nei prossimi decenni vedrà l’affermazione della superpotenza cinese che solo nel 2100 potrebbe essere nuovamente ‘sorpassata’ dagli Stati Uniti. E’ uno scenario che – almeno per il nostro Paese – mette i brividi. Inevitabili le ripercussioni economiche con una classifica del Pil che vedrebbe il nostro Paese conservare faticosamente nel 2030 il nono posto attuale, per poi piombare al 16mo nel 2050 e crollare al 25mo nel 2100, superata da Israele, Egitto, Malesia e persino dalla meno popolosa Irlanda.

Il dato che deve allarmare in  Abruzzo è poi che ha perso in questi sette anni  26.567 giovani, nella fascia di età dai 15 ai 31 anni  con una flessione dell’11,12% valore quest’ultimo pari a due volte e mezzo quello italiano che è stato di appena il 4,53%. E ha perso 49.141 persone tra i 32  e i 48 anni

Questo significa che rimane compromesso “l’indice di dipendenza strutturale, che rappresenta il carico sociale ed economico della popolazione non attiva (0‐14 anni e 65 anni ed oltre) su quella attiva (15‐64 anni). Ebbene, l’Abruzzo nel 2020 con un indice di dipendenza del 59% presenta uno spread negativo di 2 punti percentuali rispetto all’’indice italiano che è stato del 57%. In altri termini si può anche dire che in Abruzzo il 41% degli abitanti è potenzialmente produttivo mentre in Italia lo è il 43%.

IL REPORT

La popolazione abruzzese è passata da 1.329.918 abitanti del 31 dicembre 2.013 a 1.281.012
abitanti al  31 dicembre del 2o20, registrando un decremento di 48.906 abitanti.





La flessione più preoccupante riguardano le province di Chieti dove in sette anni si è passati da 391.851 a 375.215 abitanti, ed ora ci sono dunque 16.636 persone, pari al -4,25%
e la provincia dell’Aquila, da 305.639 a 290.811, con un saldo negativo di 14.828 abitanti (-4,85%)

In Provincia di Teramo da 310.157 a 301.104 abitanti con flessione di 9.053 (-2,92%).

In Provincia di Pescara la flessione meno pronunciata, da 322.271 a 313.882 abitanti, – con – 8.389 unità.

Venendo ai capoluoghi: a perdere più abitanti è Chieti, che passa dal 2013 al 2020 da 52.367
a 49.139 ovvero -3.228 abitanti.  (-6,16%).

Segue Teramo che passa da 54.757 a 52.476 abitanti,  con una flessione di 2.281 unità  (-4,17%).

Infine Pescara, da 121.760 a 118.766 abitanti, con decrescita di 2.994 unità  (-2,46%)

Sta messa decisamente meglio L’Aquila  che perde solo 1.115 abitanti, passando da 70.464 a 69.349 abitanti, con una flessione dell’ 1,58%

Si osserva nello studio che il capoluogo L’aquila è in controtendenza rispetto al ben più marcato spopolamento della sua provincia, un dato non da poco, visto che i sette anni interessati dalla ricerca sono stati caratterizzati da un processo di ricostruzione post sisma.

Passiamo ai comuni con più di 15mila abitanti.

Quelli che crescono sono Francavilla (+1.159), Montesilvano (+952), Martinsicuro (+223) e Vasto (+124). Decrescono Sulmona (‐2.265), Lanciano (‐1.246), Ortona (‐1.230), Avezzano (‐738), Silvi (‐
337), Giulianova (‐179), San Salvo (‐166), Roseto (‐66) e Spoltore (‐59).

La crescita più elevata, sia in valore assoluto che in valore percentuale, è stata registrata a
Francavilla ( + 4,73%) che conquista il primo posto nella graduatoria.

La flessione più alta, sia in valore assoluto che in valore percentuale, a Sulmona (- 9,09%) che si piazza all’ultimo posto nella graduatoria delle città.





Questa a seguire è invece la classifica generale dei comuni, al dià delle dimensioni che hanno perso più abitanti in Abruzzo

Villa Santa Lucia (L’Aquila)  ha subito una flessione del 29,77% da 131 a 92 abitanti, seguita da Fontecchio (L’Aquila), con il -27,48%, da 404 a 293 abitanti,  e San Giovanni Lipioni (Chieti) con il -26,96%, passando da 204 a  149 abitanti.

Seguono Pennadomo (Chieti) -25,51%, Fraine (Chieti) -24,53%, Schiavi di Abruzzo (Chieti) -22,86%, Pietracamela (Teramo) -22,53%, Ortona dei Marsi (L’Aquila) -21,54%, Villa Celiera (Pescara) -21,24%, Rosello (Chieti) -21,09%, Fano Adriano (Teramo) -20,67%, Castelvecchio Calvisio (L’Aquila)  -20,50%, San Benedetto in Perillis (L’Aquila) -20,49%,  Corvara (Pescara -20,44%. Infine Campotosto, comune aquilano tuttora devastato dal terremoto del 2009 e del 2016 è passato da  da  464 a 292 abitanti, con una flessione del 20,2%

Passiamo dunque ai comuni che vedono invece aumentare la popolazione

Primo in assoluto Villa Sant’Angelo, comune un ricostruzione nella conca aquilana, che è passato
438 a 474 abitanti, con un saldo attivo  dell’8,22%, a seguire  Alfedena (L’Aquila) con il + 6,01%
San Giovanni Teatino ( Chieti)  + 5,82%, Tortoreto (Teramo) + 5,28%, Santa Maria Imbaro (Chieti) + 4,96%, Scoppito (L’Aquila)  + 4,85%, Francavilla al Mare (Chieti)  + 4,73%, Altino (Chieti) + 4,69%, Treglio (Chieti) + 4,65%, San Demetrio ne’ Vestini (L’Aquila) + 3,70%, Alba Adriatica (Teramo)  + 3,65%, Pizzoli (L’Aquila) + 3,25%, Corropoli (Teramo) + 3,11%, Mozzagrogna (Chieti)  + 2,29% e Cepagatti (Pescara)  + 2,21%

Altro aspetto significativo fotografato dai numeri, è che l’Abruzzo è sempre meno attrattivo anche per gli stranieri.

Nel 2020 l’Abruzzo, con 82.568 stranieri su un totale di 1.281.012 abitanti, annota la presenza del 6% di stranieri registrando uno spread negativo di 3 punti percentuali rispetto al 9% nazionale.

Scendendo nel dettaglio  i comuni montani in fase di spopolamento,  al 31 dicembre 2020, sono 186 ed hanno subito, in 7 anni, un decremento di 28.796 unità che in valori percentuali è pari al 9,52%.

Ma cosa che non ci si aspettava è che, al 31.12.20, 32 comuni non montani situati sulla fascia costiera, si trovano in fase di spopolamento ed hanno subito, in 7 anni, un decremento di 9.163 unità che in valori percentuali è pari al 7,44%.

Per quanto riguarda le classi di età, quella 32‐48 anni ha perso 49.141 unità (‐14,80%), in linea con il dato italiano . Quella 15‐31 anni  ha subito una flessione di 26.567 unità, pari all’11,12% valore quest’ultimo pari a due volte e mezzo quello italiano che è stato di appena il 4,53%.

 

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