ABRUZZO IN ZONA ARANCIONE, DA OGGI NUOVO DPCM. SPOSTAMENTI E COPRIFUOCO: COSA SI PUO’ FARE

17 Gennaio 2021 07:30

Regione - Sanità

L’AQUILA – L’Abruzzo entra in zona arancione, fino al 5 marzo, assieme ad altre 11 regioni, con bar e ristoranti aperti solo per asporto, negozi aperti, ma centri commerciali sempre chiusi nei weekend, divieto di uscire dal Comune,  di andare nelle seconde case, di recarsi in un altra regione. di andare a trovare amici e parenti in più di due persone, oltre a under 14 e disabili.

Sfiorata la possibilità della zona gialla con l’indice Rt, cioè il tasso di riproduzione netto della malattia, salito a 1,12, a fronte di una soglia di rischio pari a 1, per il numero di casi in crescita e focolai in aumento. Il monitoraggio settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità e del ministero della Salute, relativo al periodo tra il 4 e il 10 gennaio, ha sancito così il passaggio in fascia arancione. Un’ulteriore conferma arriva dal confronto dei dati assoluti tra la settimana dall’8 a ieri e la precedente: nei sette giorni successivi alle festività natalizie i contagi sono aumentati del 36%.

COSA SI PUO’ E NON SI PUO’ FARE NELLA ZONA ARANCIONE

Nelle aree arancioni ci si potrà spostare liberamente  solo all’interno del proprio comune, dalle 5 alle 22.

Oltre questi limiti d’orario e di territorio, sarò possibile spostarsi solo per lavoro, salute o necessità.

Chi vive in un comune fino a 5mila abitanti, potrà muoversi liberamente, tra le 5 e le 22, entro i 30 chilometri dal confine del proprio comune (quindi eventualmente anche in un’altra regione). Resta vietato lo spostamento verso i capoluoghi di provincia.

Nel visitare amici, congiunti e parenti non conviventi, il nuovo decreto impone il tetto massimo di due invitati, al netto di figli under 14 e persone disabili/non autosufficienti con loro conviventi.

In zona arancione non si può andare nelle seconde case.

Ristoranti, bar, gelaterie e pasticcerie chiudono al pubblico ma resta valida la consegna al domicilio senza limitazioni orarie. Nella bozza del nuovo Dpcm il governo sembra aver confermato invece il divieto della vendita da asporto per i bar a partire dalle 18.

Librerie, negozi al dettaglio e di abbigliamento, per adulti e bambini, saranno normalmente aperti mentre resteranno chiusi, di sabato e domenica, i centri commerciali. Al loro interno potranno aprire solo supermercati, farmacie, parafarmacie e tabacchi.





Chiusi teatri, gallerie d’arte, musei, palestre, piscine e cinema.

Attività fisica: è permessa anche lontano da casa, a patto che sia entro i confini del proprio comune. Sì a passeggiata/jogging al parco, sui sentieri di campagna, in montagna, in città e nei centri sportivi con spazi all’aperto compresi nel territorio di amministrazione del comune di residenza/domicilio.

Piste da sci: contrariamente a quanto si era detto, gli impianti in montagna non riapriranno il 18 gennaio ma resteranno chiusi fino al 15 febbraio. A partire da quella data potranno aprire, sempre nel rispetto delle normative anti contagio. Al momento gli impianti restano utilizzabili da parte degli atleti professionisti e non, di interesse nazionale.

Le chiese sono aperte e si può andare a messa. Gli ingressi sono contingentati e durante la liturgia è obbligatoria la mascherina.

Si possono fare le riunioni di condominio ma è consigliabile procedere in teleassemblea, ovvero in videoconferenza. Se ciò non fosse possibile, durante la riunione di condominio si deve rispettare il metro di distanza e indossare la mascherina.

Trasporti pubblici: La capienza sui mezzi di trasporto pubblico è ridotta al 50% ad eccezione di quelli adibiti al trasporto scolastico.

DIVISIONE ITALIA A COLORI, PER RICCIARDI E’ “UNA PERDITA DI TEMPO”: “SERVE LOCKDOWN NAZIONALE”

Una perdita di tempo. A definire così l’Italia a colori e la divisione in zone rosse, arancioni, gialle e bianche il consulente del ministro della Salute Roberto Speranza, Walter Ricciardi, professore dell’Università Cattolica e già consigliere dell’Oms e presidente dell’Istituto superiore di sanità.

“In questa fase è inutile perdere tempo con le zone multicolore. Serve un lockdown nazionale, severo e immediato di tre-quattro settimane per facilitare la vaccinazione e proteggerla dalla variante inglese, che altrimenti prenderebbe il sopravvento anche in Italia aumentando i contagi, ha dichiarato Ricciardi in un’intervista a La Stampa, aggiungendo che “le misure prenatalizie hanno impedito una crescita enorme dei contagi, ma non li hanno diminuiti”.

“La curva è stabile da molto tempo a un livello alto che rischia di nuocere alla campagna vaccinale, oltre che continuare a uccidere circa 500 italiani al giorno. Per ogni caso accertato ce ne sono uno o due non rilevati. In Italia si possono stimare 5-600mila attualmente positivi. Certo il tracciamento resta inadeguato, perché le regioni sottovalutano l’importanza dei tamponi». Alla domanda se lo facciano per non finire in zona rossa, il professore ordinario di Igiene all’Università Cattolica risponde: «Questo non lo so, ma se le regioni continueranno a vivere le zone rosse come stigma resteranno sul plateau per sempre”, ha detto.

Quanto alla crisi di Governo ha sottolineato che “per combattere la pandemia serve un esecutivo nel pieno delle sue forze per prendere le decisioni necessarie. Devo dire che il ministro della Salute Speranza non ha mollato un minuto, ma in una situazione di emergenza occorre la concentrazione di tutti”.

IL PUNTO IN ITALIA





Per addolcire un po’ il lockdown morbido che da oggi vigerà di nuovo in quasi tutta Italia – con 2 regioni rosse e 12 arancioni – c’è il permesso di andare nelle seconde case. Palazzo Chigi ha chiarito che in base al nuovo Decreto del presidente del Consiglio (Dpcm) saranno raggiungibili anche fuori della propria regione.

Lombardia e Sicilia, rispettivamente epicentro della pandemia nella prima ondata e nuovo scenario di diffusione del virus, si avviano al “rosso” con spirito opposto. Mentre Attilio Fontana prepara il ricorso contro la decisione del governo, a suo giudizio basata su dati superati (ma anche oggi la Lombardia ha il maggior numero di test positivi), il presidente siciliano Nello Musumeci ha invocato in prima persona la chiusura. Il terzo territorio in zona rossa è la Provincia autonoma di Bolzano, l’Alto Adige, che a sua volta non ci sta e preannuncia battaglia. Cinque le regioni che restano in fascia gialla: Campania, Sardegna, Basilicata, Toscana e Molise, così come la Provincia autonoma di Trento. Tutte le altre saranno arancioni, per un Paese che in gran parte manterrà le restrizioni del periodo natalizio di fronte a una circolazione sempre molto minacciosa del virus.

“Le ordinanze sono costruite sulla base di dati oggettivi e indirizzi scientifici – ricorda il ministro della Salute Roberto Speranza – Hanno la finalità di contenere il contagio in una fase espansiva dell’epidemia. Per questo rispettarle è decisivo se non si vuol perdere il controllo del contagio”.

E così da oggi fino al 5 marzo diffuse chiusure di attività commerciali, piscine e palestre, autocertificazioni per gli spostamenti, coprifuoco dalle 22 alle 5, asporto dai bar solo fino alle 18. Nelle zone gialle invece nei giorni feriali riapriranno i musei con accessi contingentati. Il divieto di spostamento tra regioni durerà fino al 15 febbraio, mentre un miraggio rimane al momento la zona bianca – con tutto riaperto -, nuova invenzione cromatica per la quale bisognerà aspettare un calo drastico della curva. Fanno eccezione le seconde case.

Come anticipato dal Corriere della Sera, fonti di Palazzo Chigi hanno confermato che “è comunque consentito il rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione” e, diversamente dal decreto di Natale, non è specificato il divieto degli spostamenti verso le seconde case ubicate in altra Regione, che si trovi in una regione in fascia gialla, arancione o rossa. L’unico limite riguarda il fatto che potrà spostarsi soltanto il nucleo familiare.

In Valle d’Aosta spostamenti consentiti dalle 5 alle 22 su tutto il territorio regionale, capoluogo compreso: è quanto prevede un’ordinanza del presidente della Regione Erik Lavevaz, dopo la collocazione in zona arancione. Intanto nell’ultimo giorno, giallo per tutti, prima della nuova stretta, nelle grandi città molta gente in strada, specie nelle regioni che da domani saranno arancioni o rosse. A Roma vigilia spensierata con gruppetti di turisti e sul litorale famiglie in gita. A Torino vie del centro affollate e calca sotto i portici, code fuori dai negozi e dehors dei bar al completo. Per Lazio e Piemonte arriva la zona arancione. In aumento i controlli delle forze dell’ordine. Sono 1.364 le persone sanzionate e 19 quelle denunciate ieri – in salita rispetto alla media del periodo -, secondo il ministero degli Interni. Sono stati controllati 16.274 attività o esercizi commerciali, 106 titolari sono stati sanzionati, 29 locali sono stati chiusi. Cifre sulle quali probabilmente incide la protesta dei ristoratori #ioapro.

RIUNIONE URGENTE DEL CTS SU RIAPERTURA SCUOLE SUPERIORI

Gli esperti del Comitato tecnico scientifico del governo si vedranno a breve per una riunione urgente sulla scuola.

Il ministro della Salute Roberto Speranza, secondo quanto si apprende, ha convocato i tecnici per avere un parere sul ritorno in classe degli studenti delle scuole superiori (al 50%) e su un eventuale rinvio della didattica in presenza.

VACCINI COVID, ARCURI: “PFIZER HA RIDOTTO DI 165MILA DOSI”

La Pfizer ha ridotto di circa 165 mila dosi il nuovo invio di vaccini. Lo rende noto l’ufficio stampa del Commissario Straordinario per l’emergenza, Domenico Arcuri, in un comunicato in cui si ribadisce che la decisione di Pfizer è stata “unilaterale” e che ha “unilateralmente redistribuito le dosi da consegnare ai 293 punti di somministrazione sul territorio italiano. Di conseguenza, e in modo del tutto arbitrario”, nella “prossima settimana a fronte delle 562.770 dosi previste, verranno consegnate 397.800 dosi”. Una decisione “non condivisa né comunicata agli uffici del Commissario, produrrà un’asimmetria tra le singole Regioni”.

“La Pfizer – è detto nella nota – ha comunicato, senza alcun preavviso, nel pomeriggio di venerdì 15 gennaio, che avrebbe unilateralmente ridotto le fiale destinate all’Italia nel corso della prossima settimana del 29%. La Pfizer ha altresì unilateralmente redistribuito le dosi da consegnare ai 293 punti di somministrazione sul territorio italiano”. “Di conseguenza, e in modo del tutto arbitrario, considerando che era già stato comunicato dal Commissario Straordinario alle Regioni che da lunedì 18 gennaio una fiala avrebbe contenuto 6 dosi di vaccino, come da recenti indicazioni di Ema e di Aifa, nella prossima settimana a fronte delle 562.770 dosi previste, verranno consegnate 397.800 dosi”. “Inoltre, l’arbitraria distribuzione decisa dall’azienda, non condivisa né comunicata agli uffici del Commissario, produrrà un’asimmetria tra le singole Regioni, con una differente riduzione delle consegne e con sei Regioni che non subiranno alcuna riduzione”. L’ufficio di Arcuri ha dato la ripartizione delle dosi che verranno consegnate alle Regioni ed il confronto con il precedente piano di consegne.

 

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