ABRUZZO ZONA GIALLA, RIAPRONO I MUSEI: DALLE VISITE “DI PROSSIMITA'” AI PERCORSI VIRTUALI

3 Febbraio 2021 07:15

Regione - Cultura

L’AQUILA – “A causa della pandemia, sicuramente l’utenza dei musei sarà, almeno per qualche mese, legata al cosiddetto pubblico di prossimità”, ma al Munda (Museo nazionale d’Abruzzo), come in generale nel resto della regione, “è stata riconosciuta un’autonomia che potrebbe rivelarsi un’occasione preziosa per coagulare, a vantaggio del museo e delle sue notevoli raccolte d’arte,  anche un significativo sostegno da parte di mecenati  e per dare slancio a nuove forme di alleanze atte a ovviare alle attuali carenze” e comportare, se non incentivare, un incremento della fruizione virtuale delle opere d’arte, utile “per veicolare conoscenza e stimolare la partecipazione agli eventi”, anche nell’eventualità di un altro lockdown.

Con l’entrata in zona gialla si torna a una parvenza di normalità culturale in molte zone d’Italia. Tra queste anche l’Abruzzo, dove stanno man mano riaprendo i battenti diversi musei e luoghi di esposizione artistica. Il Munda dell’Aquila, per esempio, è tornato in attività a partire da ieri e l’ex direttrice Lucia Arbace, che lo ha allestito e aperto al pubblico nel 2015, attivandosi a favore dell’intero patrimonio artistico dell’Abruzzo, è sicura che i presupposti per una seconda rinascita ci siano tutti.

Anche nei periodi di chiusure e inattività visto che, dice, “non solo le modalità di visita, attuate nel rispetto delle prescrizioni fornite dal Dpcm, sono regolate da indirizzi ben precisi che partono dalla direzione generale Musei del Mibact”, ma anche perché “a conclusione della pandemia, i luoghi ‘noti’ verranno rivisti con occhi e animo diverso”.

Sul tema, AbruzzoWeb ha voluto intervistarla e capire, anche alla luce della sua esperienza pluriennale nel settore della cultura regionale, quale potrebbe essere il destino dei musei, dopo le chiusure attuate nei mesi scorsi e il boom dell’online e delle visite virtuali, ideate per rispondere alle nuove esigenze imposte dall’emergenza sanitaria.





I propositi, le responsabilità e le problematiche posti da quello che, per oltre 10 anni, è stato il suo ruolo dirigenziale, in ambito culturale. Come si gestisce un patrimonio tanto vasto? E come si può promuoverne la conoscenza al di fuori dei percorsi più battuti in un momento tanto problematico?

La sua domanda mi pone di fronte a quesiti che richiederebbe una risposta complessa ed articolata, con molto più spazio a disposizione.  Come Soprintendente per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici dell’Abruzzo per quasi sei anni ho vissuto la lunga difficile stagione del post-terremoto con un impegno costante   per i restauri e per la fruizione del patrimonio d’arte nell’intera regione e in particolare del Munda rimasto senza casa, come Direttore del Polo Museale dell’Abruzzo nei successivi cinque ho dovuto inoltre definire da zero un omogeneo assetto volto a restituire standard museali adeguati a luoghi della cultura in precedenza gestiti da soggetti diversi, affidatomi in condizioni disastrose per la carenza di manutenzione e di adeguamento impiantistico. Nell’uno e nell’altro caso ho sempre vissuto il mio incarico come una missione, votata non solo alla tutela e valorizzazione del patrimonio d’arte, ma anche a diffondere conoscenza per conquistare più ampie fasce di pubblico nei nostri musei resi il più possibile accoglienti. I risultati ci sono stati, se si valutano i numeri dei visitatori, cresciuti nel tempo, e il livello di gradimento, monitorato attraverso i registri all’ingresso, senza ignorare i giudizi declinati in Tripadvisor. Non va inoltre dimenticato il contributo a livello scientifico dato attraverso la pubblicazione di volumi, cataloghi, quaderni didattici e booklet, in totale quasi sessanta titoli. Ma ciò di cui vado più fiera e’ il potenziamento dei servizi educativi nei diversi musei ottenuto grazie all’impegno e alla professionalità dei cinque diversi soggetti che sono stati coinvolti tramite concessioni non onerose. Le associazioni D-Munda, DadAbruzzo, Oltremuseo e Mnemosyne e la Cooperativa Limes hanno profuso conoscenza nelle più giovani generazioni attraverso visite e laboratori che hanno riscosso grande successo, guadagnando la piena fiducia di genitori e insegnanti. Pertanto non ritengo giusto ragionare “al di fuori dei percorsi già battuti”, anzi al contrario occorre una grande energia per ricomporre i precedenti scenari andati in frantumi, ai quali gli stessi giovani si rapportano con grande rimpianto. Non a caso invocano il ritorno della didattica nelle aule scolastiche.

Promuovere la conoscenza del patrimonio significa anche incentivare il ritorno ai luoghi “noti” ma con modalità di visita diverse rispetto al passato. Quali saranno, secondo lei, le novità già in atto da prima del lockdown, e le ipotesi per il futuro, se ce ne sono, in questo momento difficile?

Senza dubbio i luoghi “noti”, a conclusione della pandemia, verranno rivisti con occhi e animo diverso. Ciò che prima era scontato e avvolto in una routine che soprattutto nei giovani spesso alimentava la noia, oggi appare come un Eden. C’è tanta voglia di normalità, di incontro, di condivisione. Per questo motivo nei musei andranno incentivate e potenziate tutte quelle attività che generano sensazioni positive, assecondando il più possibile le nuove esigenze. Ad un pubblico aduso a costanti contatti veloci attraverso il telefonino, ci si dovrà rapportare partendo da una nuova alfabetizzazione di base indirizzata verso la conquista del piacere più autentico. Occorrerà insegnare come fruire dei benefici della riflessione ed educare lo sguardo per accarezzare dal vero tutto ciò che ci circonda e ci attrae. Peraltro l’arte è spesso avvolta da misteri che permettono viaggi e percorsi mentali nel tempo e nello spazio i quali sollecitano la fantasia e le emozioni. E’ quindi in grado di fornire immensi stimoli e sollecitare la curiosità degli adulti cosi come avviene nei bambini.

Gradualmente molti siti abruzzesi saranno riaperti: può descriverci la situazione, i numeri, le modalità di visita e il metodo che secondo lei verranno attuati?





Come ben sa i musei statali abruzzesi ora ricadono sotto la responsabilità di due diversi dirigenti. Al Museo Nazionale d’Abruzzo (Munda) è stata riconosciuta un’autonomia che potrebbe rivelarsi un’occasione preziosa per coagulare, a vantaggio del museo e delle sue notevoli raccolte d’arte, anche un significativo sostegno da parte di mecenati e per dare slancio a nuove forme di alleanze atte a ovviare alle attuali carenze, soprattutto di personale molto qualificato e professionalmente preparato per dare un valido contributo alle nuove sfide che la direttrice, l’architetto Maria Grazia Filetici si trova ad affrontare. Per il Munda così come per tutti gli altri musei italiani, compresi quelli che rientravano nel Polo Museale dell’Abruzzo, ora denominato Direzione regionale musei Abruzzo, le modalità di visita, attuate nel rispetto delle prescrizioni fornite dal Dpcm, sono regolate da indirizzi ben precisi che partono dalla direzione generale Musei del Mibact, da qualche mese affidata a Massimo Osanna.

Durante il lockdown musei e luoghi di cultura hanno promosso la loro immagine tramite i social media e percorsi di visita virtuali. Cosa pensa della fruizione dell’arte tramite il mezzo digitale?

In tal senso credo di aver avviato questo approccio quasi da pioniere, perché sin dal 2016 ho dato corso a specifici progetti approdati alla possibilità di ammirare in 3D i principali capolavori attraverso il sito web del Polo Museale o SketchFab. Con gli specialisti coordinati da Archimetria sono stati perfezionati anche percorsi per permettere la fruizione in realtà aumentata e/o la visita virtuale interattiva dei principali musei (Munda, Bastione con il Mammuth e Sotterranei del Castello a L’Aquila, Museo Archeologico Villa Frigerj a Chieti e Casa d’Annunzio a Pescara), tramite Google maps e Street View con gli appositi visori. Nel periodo del lockdown è continuato altresì il rapporto con il pubblico attraverso i social media. Ho sempre ritenuto il digitale e questi canali d’informazione molto utili per veicolare conoscenza e per stimolare la partecipazione agli eventi e la visita ai musei.

In questi primi giorni di riapertura, in cui i nostri siti e musei sono meno affollati, stiamo assistendo a una riappropriazione, da parte dei cittadini, di quei luoghi da cui grandi numeri dell’industria del turismo li avevano fatti sentire esclusi. Cosa si può leggere in questo avvicinamento? Sarà possibile trattenere qualcosa di questa esperienza?

Purtroppo quest’invito a riappropriarsi delle proprie radici,  rigenerandosi di fronte i capolavori del museo della propria città o del proprio paese,  non ha ottenuto il riscontro che avrebbe meritato. I numeri delle affluenze nel corso del giugno 2020 nei musei dell’Abruzzo che ho riaperto e guidato fino a quella data, sono stati piuttosto modesti, sicuramente al di sotto delle aspettative. Ma ciò è facile da spiegare. Il pubblico di prossimità lo avevamo fidelizzato rendendo i musei sempre più accoglienti, organizzando mostre, cicli di conferenze, presentazioni di libri, e ospitando concerti ed altre attività di tempo libero. La riapertura dei musei da sola non basta, senza gli eventi che creano una occasione di incontro e di scambio l’utenza locale non è sufficientemente stimolata a ritornare per rivedere il patrimonio d’arte che già conosce. Occorrerebbero azioni forti e incisive per conquistare più ampie fasce della popolazione, aiutando tutti a riconosce il museo come un “luogo dell’anima dove trovare rifugio, rigenerazione e continuo dialogo” (Antonio Lampis, lectio magistralis del 10 aprile 2020).

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