ACIAM: PARLA DI CARLO, “NESSUN PIANO ORDITO DA TEKNEKO, OBIETTIVO E’ CONTRIBUIRE A RISANAMENTO”

4 Giugno 2024 08:22

L'Aquila - Cronaca

L’AQUILA – “La modifica statutaria proposta dal cda di Aciam non rappresenta il primo passaggio di un piano ordito da Tekneko al fine di acquisire il controllo della Società, viceversa, è il primo step di un percorso articolato e complesso, funzionale ad assicurare il risanamento di Aciam che, peraltro, è stato avallato tanto dal Tribunale di Avezzano, quanto dall’esperto della crisi d’impresa nominato alfine di seguire la procedura di composizione cui è stata ammessa Aciam”.

È quanto si legge in un passaggio della replica all’articolo di ieri di Abruzzoweb, a firma di Umberto Di Carlo,  amministratore unico della Tekneko Sistemi Ecologici srl, colosso marsicano della gestione dei rifiuti, con oltre 770 dipendenti, e che detiene il 48,6% delle quote di Aciam, la società consortile che naviga in pessime acque, gravata da un debito di  2,5 milioni di euro, e che ha evitato il fallimento grazie al via libera da parte del  tribunale di Avezzano di un piano che prevede “misure protettive” che avranno però la durata di soli 4 mesi.

Passaggio decisivo sarà  dunque l’assemblea straordinaria convocata il 18 giugno, dal presidente   Maurizio Bianchini,  con all’ordine del giorno la modifica dello statuto, con tanto di parere legale allegato, e con la previsione che un socio privato possa diventare maggioritario, con l’obiettivo, implicito, del risanamento della società consortile, che conta 71 dipendenti e gestisce i servizi di igiene urbana in un bacino di utenza di circa 220.000 abitanti.





E l’ipotesi che circola è quella che sia proprio la Tekneko a poter effettuare un piccolo incremento del capitale sociale per superare il 5o% dell’Aciam, con Di Carlo che è già componente del cda, potendo dunque prendere il pieno controllo della società consortile, dove allo stato attuale i soci di maggioranza sono i 48 comuni della provincia dell’Aquila e la Comunità montana Unione Comuni Montagna Marsicana, che tutti insieme detengono il 51,38% del capitale sociale, con in testa il Comune di Avezzano con il 12,2% delle azioni. C’è poi un altro socio privato, la Segen spa, che ha però solo lo 0,02%.

Ipotesi che però non piace affatto a parte dei sindaci, che per ora attendono l’esito dell’assemblea e di leggere le carte, mentre sono usciti allo scoperto con comunicati stampa Ermanno Natalini, segretario del Partito democratico di  Celano, comune terzo azionista della parte pubblica di Aciam l’ex assessore comunale alle Partecipate di Avezzano, Loreta Ruscio.

A seguito di quanto riferito da Abruzzoweb Di Carlo ha rotto il silenzio, non essendo quasi mai in questi mesi entrato nel merito del delicatissimo passaggio della vita dell’Aciam, pur essendo a capo di una realtà imprenditoriale che ha un grande peso sia economico che “politico”, essendo appunto il primo socio della società consortile.

Nella nota Di Carlo, ritiene fondamentale rimarcare che “la possibile fuoriuscita dei Comuni dalla compagine sociale di Aciam, all’esito della modifica statutaria e del successivo aumento di capitale, non dipende in alcun modo da decisioni o azioni di Tekneko, bensì dalla decisione dei comuni di ricapitalizzare la società, così come previsto dall’Esperto di crisi di impresa o dalla volontà dei singoli comuni di alienare la propria partecipazione, considerato che molti di essi non conferiscono attività e servizi alla Società”.





Infatti la normativa vigente, ovvero l’articolo 4 del  Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica (Tusp), prevede che  “le amministrazioni pubbliche non possono, direttamente o indirettamente, costituire società aventi per oggetto attività di produzione di beni e servizi non strettamente necessarie per il perseguimento delle proprie finalità istituzionali, né acquisire o mantenere partecipazioni, anche di minoranza, in tali società”.

Infine Di Carlo replica alle accuse di Di Ruscio, che provocatoriamente ha affermato nel suo comunicato stampa che “risulta incompressibile il fatto che la società a partecipazione pubblica rischia il default, mentre il socio privato prolifera nello svolgimento di una attività del tutto simile”, e  che “l’Aciam vanta crediti non riscossi per 6.265.400 euro verso terzi, verso i soci pubblici e verso il socio privato Tekneko. Di tale inerzia non viene data alcuna spiegazione, e risulta ancora più contraddittoria la scoperta del fatto che Aciam anziché esigere il proprio credito dal socio privato, aveva chiesto a quest’ultimo un prestito di 1.949.790 euro, con applicazione di interessi a danno di Aciam a tasso variabile”.

Ma Di Carlo al contrario spiega che “le Società Tekneko ed Aciam operano in due settori completamente diversi: la prima si occupa di raccolta rifiuti e servizi di igiene urbana, la seconda, di smaltimento e recupero di rifiuti indifferenziati ed organici, pertanto non sono in nessun modo in competizione ed oltretutto Tekneko non ha alcun debito nei confronti di Aciam, bensì esclusivamente crediti dovuti ad un finanziamento in qualità di soci”.

 

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