ACQUA CANISTRO: SANTA CROCE IMPUGNA BANDO, TROPPI 30 MILIONI PER GARANZIA PROVVISORIA

PARTE IN SALITA AVVISO ARIC PER SORGENTI SANT'ANTONIO SPONGA, FIUGGINO E TERME CARAMANICO.PER EX CONCESSIONARIA RISCHIO ESCLUSIONE  ESSENDO IN CONCORDATO PREVENTIVO

5 Luglio 2023 08:41

- Cronaca

L’AQUILA  – Oramai è una garanzia: non lesina colpi di scena, e imprevisti clamorosi la concessione delle sorgenti Sant’Antonio Sponga di Canistro, in provincia dell’Aquila, la cui acqua minerale è da anni inutilizzata e al centro della oramai leggendaria ‘guerra abruzzese dell’acqua’: la ex concessionaria Santa Croce ha infatti già impugnato al Tribunale amministrativo regionale, il bando tanto atteso e pubblicato il 16 giugno scorso sul portale acquisti telematici della Regione Lazio “Stella”,  da parte dell’Agenzia regionale di informatica e committenza (Aric).

Con in palio la concessione, dalla durata  di 2o anni, non solo della sorgente Sant’Antonio Sponga e della più piccola sorgente Fiuggino di Canistro, ma anche delle acque termali La salute e Santa Croce -Pisciarello, nel Comune di Caramanico Terme, in provincia di Pescara.

Non solo: c’è la possibilità concreta che essendo la Santa Croce è in concordato preventivo a causa dei debiti con il fisco, non potrà partecipare in ogni caso al bando, come stabilito dalla legge regionale.

Il ricorso della società dell’imprenditore molisano Camillo Colella contesta il valore dei beni posti a base d’asta: 1.504.170.869,67 euro al netto dell’Iva per una concessione di 20 anni. E precisamente 1.451.573.801,14 euro per la Santa Croce e la Fiuggino, e 52.597.068,53 euro per le acque termali di Caramanico Terme.

Una quantificazione che ha come conseguenza l’obbligo di inserire nell’offerta una garanzia provvisoria di circa 30 milioni, pari al 2% del valore posto a base d’asta, e che deve coprire dal rischio di una eventuale mancata sottoscrizione del contratto da parte del concessionario o l’adozione di interdittive antimafia.

Per Santa Croce una cifra ritenuta però eccessiva ed escludente, ed effettivamente si tratta di una cifra particolarmente esosa, tanto da poter scoraggiare altri operatori dal partecipare alla gara.

Il Tar di Pescara in ogni caso si pronuncerà velocemente, tanto che l’udienza è  fissata per il 7 luglio prossimo.

C’è poi però la spada di Damocle della possibile esclusione della Santa Croce, che ad ogni modo non ha ancora risposto al bando, che scade il 31 luglio, caricando sul portale Stella la sua offerta.





La ragione è che la società ad aprile 2022 ha fatto istanza alla sezione fallimentare del Tribunale di Roma, dove ha la sua sede legale, di ammissione al concordato preventivo,  per la  ristrutturazione dei debiti di oltre 30 milioni nei confronti del fisco.

A sbarrargli la strada potrebbe essere dunque la legge regionale 15 del 2022, che all’articolo 36 comma 5 esclude appunto la possibilità di ottenere concessione per chi si trova in concordato preventivo.

Colella, va ricordato anche, è sotto inchiesta per il fallimento della immobiliare Como srl, dichiarato dal Tribunale di Roma nel giugno del 2019, ma la vicenda non riguarda la parte della holding aziendale che con Santa Croce si occupa di acque minerali.

In vista del nuovo ed attesissimo bando, Santa Croce aveva partecipato alla consultazione preliminare di mercato del 29 marzo, nella sede pescarese dell’Aric, di cui è presidente Donato Cavallo, assieme alla San Benedetto, che ha in concessione, attraverso la Guizza, la sorgenti Valle Reale di Popoli, in provincia di Pescara, e dal 1988 e in proroga dal 2008, la sorgente Fonte Primavera, sempre a Popoli e infine l’emiliana Idromineraria italiana.

Una procedura prevista per legge, ma poco utilizzata, utile ancor prima del bando, a predisporre la documentazione di gara, acquisendo e selezionare tutte le informazioni e gli elementi utili ad accertare la corretta impostazione tecnica e a prevenire contenziosi.

A quanto pare senza fortuna, visto che il contenzioso è esploso immediatamente.

A minare ulteriormente una vicenda già incredibilmente tormentata, che ha avuto come punto di inizio sei anni fa,  la revoca a seguito di un ricorso della Regione e del Comune di Canistro, contro l’assegnazione alla Santa Croce, già concessionaria, con conseguente stop all’imbottigliamento e negazione di proroghe in attesa di nuovo affidamento, e con 75 operai rimasti senza lavoro.

A seguire un feroce contenzioso, un bando affidato a Norda, con la Santa Croce in corsa ed esclusa, finito poi in buco nell’acqua, con ripensamento della concessionaria provvisoria per mancanza di terreni dove realizzare lo stabilimento. Visto che Santa Croce non ci ha pensato nemmeno a vendere o affittare a Norda il suo stabilimento già pronto all’uso.

Poi ancora un nuovo bando, nel febbraio 2019, a cui  hanno partecipato la Santa Croce, e la San Benedetto, con la prima che ha vinto provvisoriamente e la seconda che non ha raggiunto i requisiti minimi. Il Tar però ha poi annullato tutto nel giugno 2021, su ricorso della San Benedetto, per irregolarità fiscali della Santa Croce. A fine marzo dell’anno scorso il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso della Santa Croce, confermando la decisione del Tar. Con la necessità di indire un terzo bando, quello appena pubblicato.





Santa Croce e San Benedetto si contendono anche la sorgente Fonte Primavera a Popoli, il cui bando indetto dalla Regione Abruzzo, è stato annullato dal Tar a febbraio 2019, su ricorso della Santa Croce, in quanto  “erano contenute condizioni che di fatto impedivano ai partecipanti “di formulare un’offerta congrua e consapevole e, quindi, concorrenziale”, ed è ora sub iudice, in attesa del pronuncia.

Focalizzando invece l’attenzione sul nuova bando, la concessione sarà aggiudicata in base al criterio dell’offerta  più vantaggiosa individuata sulla base del miglior rapporto qualità/prezzo, con 20 punti per la proposta economica e 80 punti per la proposta tecnica.

Per quanto riguarda la proposta economica, l’operatore economico deve indicare il valore percentuale di rialzo offerto rispetto all’importo unitario utilizzato per il calcolo del canone per lo sfruttamento delle acque minerali e termali destinate rispettivamente all’imbottigliamento o alla commercializzazione o ad attività termali.

Ovvero  rispetto ai 4  euro per ogni 1.000 litri o frazione di acqua minerale imbottigliata e suoi derivati prodotti, per le due sorgenti di Canistro,  e 0,5 euro per ogni 1.000 litri o frazione di acqua termale emunta a Caramanico Terme.

Per quanto riguarda invece l’offerta tecnica il concorrente dovrà presentare una Relazione tecnica, con le opere e le attività oggetto della coltivazione del giacimento, da realizzare o già realizzate, uno Studio di fattibilità e compatibilità delle opere e degli interventi rispetto ai vincoli
amministrativi ed ambientali esistenti, nonché alla destinazione urbanistica del territorio oggetto
del progetto di coltivazione.

E soprattutto un Piano industriale, contenente “i livelli di produzione/vendita attesi rispetto alle potenzialità del giacimento”, la “schematizzazione del modello di sfruttamento industriale con indicazione dell’incidenza degli oneri per la sicurezza”, la “la proiezione dei livelli occupazionali diretti previsti nei primi 5 anni di attività per l’attuazione del programma di coltivazione”. Indicando  per ogni anno, “numero e mansione del totale del personale che si intende impiegare”, la proiezione delle prevedibili ricadute economiche e occupazionali indirette sul territorio”, gli investimenti finanziari diretti e attivabili e relative fonti di finanziamento, le iniziative, riguardanti l’intera filiera aziendale, volte “alla diminuzione dell’impatto ambientale ed al risparmio energetico” e di “compensazione dell’impatto che l’attività produce sul territorio. Infine i tempi di avvio del programma generale di coltivazione.

Il responsabile unico del procedimento, della nuova gara è il dirigente regionale Dario Ciamponi, mentre Sandro Luigi Giugliano, dirigente Aric, è il responsabile della gara telematica.

 

 

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