ACQUA L’AQUILA, ALLARME DEFINTIVAMENTE RIENTRATO. ANALISI ARTA: “IRRILEVANTE PRESENZA TOLUENE”

9 Giugno 2022 13:16

L'Aquila - Cronaca

L’AQUILA –  “L’allarme relativo alla presenza di toluene, un idrocarburo aromatico potenzialmente tossico per l’uomo, è da ritenersi definitivamente rientrato. Sono arrivate da pochi minuti le risultanze analitiche dei campioni di acqua destinata al consumo umano, prelevati nella rete idrica della città di L’Aquila ed analizzati nei laboratori Arta di Teramo. Il livello di tale sostanza è pari a 0,1 microgrammi per litro, una concentrazione del tutto irrilevante per la salute umana e per la potabilità dell’acqua campionata.

Lo rende noto l’Agenzia regionale tutela ambientale (Arta), dopo l’emergenza scattata ieri sera, con il  divieto di  uso potabile dell’acqua a causa della presenza di tracce di Toluene segnalate dalla società Gran Sasso Acqua, e conseguente ordinanza sindacale del sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, per motivi precauzionali, poi revocata nella notte.

Nel pomeriggio era stata la stessa Gsa, “al solo fine di monitorare la più totale sicurezza nell’erogazione idrica” ad invitare “tutti i sindaci interessati a firmare le ordinanze di competenza di non potabilità dell’acqua per i controlli di rito previsti a norma di legge a carico del gestore”.





Poi la Gran Sasso Acqua spa ha informato che gli ultimi risultati ottenuti sono ampiamente al di sotto dei limiti di legge. In particolar modo, la presenza del Toluene risulta 0.5 a fronte di un parametro stabilito dalla norma in un massimo di 15. Da qui la revoca dell’ordinanza.

Fino alla notizia della revoca, divulgata anche attraverso i social, i cittadini hanno preso d’assalto i supermercati o hanno raggiunto le fontanelle pubbliche delle zone non toccate dall’ordinanza per fare rifornimento. Sugli scaffali di Carrefour, il supermercato aperto con orari notturni, è comparso l’avviso: “Terminate le scorte d’acqua”.

L’”allerta” iniziale riguardava 21 comuni dell’Aquilano e, in particolare, oltre al capoluogo regionale: Ocre, Fossa, Villa Sant’Angelo, Fagnano, Fontecchio, Tione degli Abruzzi, Acciano, Caporciano, Bominaco, Civitaretenga, Navelli, Collepietro, San Benedetto in Perillis, Carapelle Calvisio, Castelvecchio Calvisio, Calascio, Santo Stefano di Sessanio, Barisciano, San Demetrio ne’ Vestini e Poggio Picenze e in generale nel territorio della piana di Navelli.

Nella serata di ieri si è riunita per due volte, la prima in videoconferenza la seconda in presenza a Palazzo Fibbioni, l’unità di crisi comunale a cui hanno preso parte rappresentanti di Regione, Gsa e Asl oltre a dirigenti e tecnici comunali.





“Il provvedimento – ha spiegato Biondi che ha presieduto la riunione dell’unità di crisi – era stato adottato in via del tutto precauzionale, in attesa delle controanalisi effettuate in un laboratorio certificato di Teramo, in rapporto di convenzione con Gsa, che hanno dato esito negativo. Si è trattato di un falso allarme, che, comunque, non abbiamo sottovalutato come accaduto in tutte le situazioni di crisi sin qui affrontate, a partire da quella sanitaria legata alla pandemia. Quando nel 2017, sul versante teramano, si verificò un episodio analogo con valori, all’epoca, di circa trenta volte inferiori rispetto a quelli rilevati nella giornata odierna, furono registrate decine di segnalazioni rispetto al cattivo odore dell’acqua. Circostanza che oggi non è stata segnalata”.

“Non vi è, soprattutto, alcun pericolo per la salute di quanti hanno ingerito acqua prima dell’emanazione dell’ordinanza: l’acqua che è stata analizzata, infatti, era stata stoccata e non immessa nella rete idrica. L’acqua ingerita, pertanto, non era assimilabile a quella del campione esaminato ma, sempre in virtù di un sacrosanto principio di cautela, l’erogazione idrica è stata interrotta in alcune zone della città per evitare un consumo inconsapevole rispetto al provvedimento di non potabilità della risorsa idrica”.

Secondo quanto riferito dagli addetti ai lavori, dopo la chiusura dell’accesso dell’acqua nella rete di distribuzione, erano partiti ulteriori controlli ed approfondimenti perché la presenza della sostanza tossica non era stata registrata dal gascromatografo, una apparecchiatura molto puntuale, ma dalle successive analisi sul campione di acqua.

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