INTERVISTA ALL’IMPRENDITORE IN 'GUERRA' PER LA CONCESSIONE SANT’ANTONIO SPONGA. L’ALTRO VOLTO DELL’INDUSTRIALE MOLISANO: 30 MILIONI DI FATTURATO: ''POLITICA NON MI INTERESSA, ORGOGLIOSO DI DARE LAVORO A 400 PERSONE''

ACQUE MINERALI: COLELLA, ‘NON MOLLO, SANTA CROCE RESTERÀ A CANISTRO”

17 Aprile 2019 06:38

Regione -

CANISTRO – “La vicenda dell'acqua minerale di Canistro mi ha provocato molta sofferenza. Mi sono sentito perseguitato, vittima di gravi ingiustizie. Ma chi ha fatto di tutto per mettermi i bastoni tra le ruote, non ha capito che ho la testa dura, e non retrocedo di un millimetro”.

A confidarsi ad Abruzzoweb, in una lunga intervista, è Camillo Colella, 60 anni molisano di Isernia, imprenditore salito alla ribalta delle cronache per quella che passerà alla storia come la guerra abruzzese delle acque minerali.

Esplosa da quando nell'autunno del 2016, Colella si è visto revocare, dalla Regione Abruzzo, la concessione della sorgente Sant'Antonio Sponga di Canistro, che deteneva dal 2008, commercializzata in tutta Italia con il prestigioso marchio Santa Croce, essendo costretto poi a licenziare i suoi 75 addetti, non avendo ottenuto proroghe in attesa di un nuovo bando.

E scatenando un'offensiva giudiziaria contro una decisione ritenuta ingiusta e vessatoria nell’ambito del quale è arrivato a denunciare un disegno volto a farlo fallire per costringerlo a cedere il suo stabilimento di Canistro, ad un imprenditore più “gradito”.

Un disegno dal quale è uscito vincitore visto che la Santa Croce, nonostante l’ostracismo della precedente Giunta di centrosinistra, in particolare dell’ex vice presidente Giovanni Lolli, e del Comune marsicano, in particolare del sindaco, Angelo Di Paolo, è ancora in sella: non solo a Canistro ma anche nelle due concessioni di Popoli grazie a puntuali azioni giudiziarie.

Ma Colella non è solo Santa Croce, che ha rilevato dalla famiglia Faroni sull’orlo del fallimento: vanta interessi nelle costruzioni, nel restauro, nel turismo e persino nelle concessioni minerarie riferite a giacimenti d’oro: l’ingegnere molisano è un industriale poliedrico, venuto dal basso grazie a sacrifici, determinazione e grande intuito.

Un uomo che, come agli inizi, è sempre in prima linea a curare i suoi affari che si estendono in più settori, raggio d’azione che pochi conoscono in Abruzzo. Anche se nella nostra regione è riuscito a farsi apprezzare dopo i primi difficili momenti, anche caratterizzati da disavventure giudiziarie, come persona e imprenditore degno di rispetto e considerazione. 

Colella è a capo, dal 1985, di una holding che ha un giro d'affari di 30 milioni di euro l'anno, e che con l'indotto conta 400 dipendenti. Opera nel settore delle costruzioni, del restauro, e della compravendita e valorizzazione di immobili.

Tra i suoi obiettivi, a L'Aquila, è far si  che le Poste tornino al palazzo di piazza Duomo, che la holding ha acquistato dopo il terremoto del 2009, ristrutturandolo a proprie spese. Fiorente anche il settore della ricettività turistica in particolare a Roma.

Recentemente Colella ha rilevato sulle Alpi un giacimento d'oro. C'e’ poi  appunto ill settore delle acque minerali, l'oro blu, con il celebre marchio Santa Croce, oltre a quello di Castellina, che ora utilizzano l'acqua  delle sorgenti di Castelpizzuto in Molise.

Fermo però l’obiettivo dell’agguerrito imprenditore di tornare ad imbottigliare l'acqua della Sant'Antonio Sponga, partecipando al nuovo bando, che scade a giugno.

E si aspetta intanto che gli venga concessa l'autorizzazione provvisoria di imbottigliare l'acqua, che da tre anni va a finire nel fiume, un fatto che costituisce la sua grande amarezza.

Questo perché si è concluso con un clamoroso flop il bando indetto dopo la revoca alla Santa Croce: il concessionario provvisorio, la Norda, dei fratelli Pessina, ha gettato la spugna perché non aveva a disposizione il terreno dove realizzare lo stabilimento.

“Da Canistro non mi muovo – assicura – non vendo e non affitto lo stabilimento. Sono pronto a riassumere anche i miei ex dipendenti, perché hanno professioni che non possono essere disperse. Per far capire loro che non ero io l'uomo nero, il cattivo di turno, ma chi li ha presi in giro”. 

Padre di tre figli, Luca, Francesca e Andrea, che si preparano a prendere un giorno in mano l'azienda di famiglia, Colella è sposato con Maria Teresa D’Achille, ex vice sindaco di Isernia e candidata con il Partito democratico alle politiche del marzo 2018, ora vicina al neo segretario Nicola Zingaretti.





Colella invece confida che “la politica non è la mia priorita’, porta via troppo tempo ed energie, preferisco fare l'imprenditore”.

Camillo Colella, partiamo dall'inizio: come è diventato imprenditore, quali sono stati i suoi primi passi?

“Sin da piccolo ho seguito mio padre, che aveva una piccola impresa artigiana, mi sono diplomato come geometra a Isernia, ho frequentato la facolta' di architettura a Napoli, ma poi mi sono laureato in ingegneria a Roma. Pian piano ho messo su un'impresa edilizia e di restauro, e abbiamo riqualificato immobili importanti nei centri storici di Roma e Milano, poi messi a reddito. Ho lavorato molto nella ricostruzione post-sismica dell'Irpinia, che ha fatto da volano alla mia attività. Oggi, dopo tanti sacrifici, il mio gruppo ha un giro d'affari medio di 30 milioni di euro l'anno. Operiamo maggiormente tra Molise, Abruzzo e Lazio, diamo lavoro direttamente ad un'ottantina di persone, con un settore giuridico e amministrativo di assoluto livello. Compreso l'indotto diretto arriviamo a dare lavoro a 300-400 persone, e questo, con i tempi che corrono, mi riempie di orgoglio. A L'Aquila, stiamo lavorando per far tornare le Poste italiane nella loro sede storica, nel palazzo di nostra proprietà a piazza Duomo, un passaggio importante anche per rivitalizzare il centro della città.
A Roma stiamo lavorando alla ristrutturazione di vari immobili, e gestiamo strutture ricettive che ospitano 100 mila persone all'anno, provenienti da tutti i paesi del mondo. In Molise, nella mia Isernia, stiamo realizzando il parco hotel Santa Croce, una grande struttura ricettiva, con centro benessere e piscine annesse. Un investimento a cui tengo molto, da 4 milioni di euro, e che potrà creare decine e decine di posti di lavoro.

Come e perché é  entrato nel mercato dell'acqua minerale?

Tutto é  cominciato nel 2004, quando ho rilevato in Molise la Castellina di Castelpizzuto, che era in grande difficoltà. L'abbiamo risanata e rilanciata. L'acqua non solo come prodotto, ma per quello che simboleggia, la fonte della vita, ha avuto su di me un'attrazione fatale. Entrati nel settore, è stato un passaggio abbastanza naturale acquisire, nel gennaio 2008, nel vicino Abruzzo, anche la Santa Croce di Canistro, dalla famiglia Faroni, che era sull'orlo del fallimento. Ma non ci aspettavamo certo di incontrare tutte queste difficoltà…

E infatti lei oramai è conosciuto in Abruzzo come il protagonista, suo malgrado, di questa incredibile vicenda delle acque minerali di Canistro. Da che parte sta la ragione?

A dirlo sono i fatti: qui in Abruzzo: per risanare la Santa Croce ci ho investito circa 15 milioni di euro, e ho dato lavoro per anni, nell'ultimo periodo a 75 addetti, alcuni dei quali in cassa integrazione a rotazione, senza comunque licenziare nessuno. Da quando mi hanno tolto la concessione, da quando è cominciata l'offensiva contro di noi, mirata solo a farci precipitare, per costringerci a vendere lo stabilimento e metterlo a disposizione del nuovo venuto, tutti i dipendenti sono in mezzo ad una strada, l'indotto che creavamo noi è crollato, l'acqua minerale migliore d'Italia va nel fiume, la Regione non incassa nulla di royalty, e probabilmente dovrà tirare fuori altri soldi per risarcirci dei gravi danni che abbiamo subito. Le nostre bottiglie con il marchio Santa Croce non promuovono più Canistro in tutta Italia. Mi pare chiaro chi ha fatto solo danni. In questa storia comunque non ha vinto nessuno, in realtà hanno perso tutti “.

A chi si riferisce quando parla di persone che hanno fatto solo danni?

Non ho problemi a dichiararlo: i dirigenti e funzionari della Regione, in primis Iris Flacco, del servizio Attività estrattive, che ha seguito tutte le procedure di gara e gli iter amministrativi che riguardano le sorgenti di Canistro. Dipendenti pubblici che hanno sbagliato ben due bandi, quello che avevo vinto io e mi è stato annullato, e quello che ha vinto la Norda. Chi ha fatto danni è poi l'amministrazione comunale di Canistro a cominciare dal sindaco, Angelo Di Paolo, che ci è andata sempre contro, che ha fatto di tutto e di più per farci chiudere bottega. Come pure la Regione, e l'ex presidente vicario Giovanni Lolli, che ha di fatto imboccato un binario morto, salutando la Norda come salvatrice della patria, che però poi è dovuta andarsene perché senza terreno e stabilimento a disposizione non avrebbe mai potuto avviare a costi accettabili il piano industriale.

Cosa farete ora, che progetti avete su Canistro?

Intanto anche qui a seguito di un estenuante contenzioso e con tutti che remavano contro, nel nostro stabilimento, che non venderemo nè affitteremo mai a nessuno, imbottigliamo ora l'acqua della sorgente Fiuggino, e abbiamo assunto 5 addetti. Ci stiamo ovviamente preparando a partecipare al nuovo bando per la Sant'Antonio Sponga, e siamo estremamente fiduciosi di aggiudicarcelo. Abbiamo grandi progetti, per rilanciare sul mercato nazionale l'acqua di Canistro, che ripeto è la migliore in assoluto. Punteremo anche molto sull'energia sostenibile, dotando lo stabilimento di pannelli fotovoltaici, e luci led a bassissimo consumo. Utilizzeremo per l'imbottigliamento materie prime riciclabili, nell'ottica dell'economia circolare, rinnoveremo i macchinari e le attrezzature. E siamo ovviamente pronti a riassumere, come prevede del resto una clausola dello stesso bando, i nostri ex dipendenti, che hanno una professionalità e qualifica da non disperdere.

Non va però dimenticato che lei ha denunciato parte dei suoi ex dipendenti a seguito di una manifestazione fuori lo stabilimento, nei momenti caldi della vertenza, e c'è ancora in corso un contenzioso su spettanze arretrate…

Per l' 80-90 per cento, sulle spettanze si è trovato un accordo, tutto il Tfr è stato pagato, ci sono solo marginali posizioni aperte che a breve definiremo. E poi con la maggior parte di loro il rapporto si sta ricomponendo: si sono resi conto che sono stati presi in giro, e che chi faceva i fatti eravamo noi, mentre altri hanno fatto solo chiacchiere e promesse, che alla fine dei conti, li ha messi in mezzo ad una strada. Per quello che riguarda le mie denunce a seguito della manifestazione, e chiaro che se cambierà lo scenario, se potrò tornare a produrre a Canistro, si potrà aprire una fase di dialogo.

Anche con i sindacati lei ha avuto un rapporto a dir poco conflittuale, perché é avvenuto?

Io dal 2008 al 2016 ho partecipato a decine e decine di riunioni, relative alla Santa Croce, con i sindacati ho avuto un rapporto sempre collaborativo e leale. Ma i sindacalisti non possono pensare di fare gli imprenditori, di arrogarsi il diritto di sostituirsi all'imprenditore. E' facile parlare, ma per assumere e investire devi avere i capitali, mantenere gli equilibri finanziari e in termini di manodopera, devi fare un passo alla volta. Per loro vale la logica assurda del tutto e subito, o nulla. A Canistro prima della revoca, abbiamo fatto tutto quella  che era possibile e razionale fare.

Com'è il mercato delle acque minerali oggi?





A fare la parte del leone sono le multinazionali, le realtà più piccole, per stare sul mercato devono essere all'altezza, non lasciare nulla al caso, essere sempre al top anche in termini di investimenti ed innovazione.

Veniamo al suo rapporto con la politica: lei nel 2013 e stato candidato alle elezioni regionali molisane con la lista civica “Lavoro Sport e Sociale”, nella sola Isernia, ottenendo lo 0,52 per cento. Medita di scendere nuovamente in campo, un giorno?

Mi sono candidato con una lista civica alla presidenza della regione Molise, ma senza troppe pretese di vittoria, volevo solo lanciare un segnale, è stato un atto di protesta. Quella è stata la mia prima e credo ultima esperienza. Il mio mestiere è quello dell'imprenditore, la politica ti porta via troppo tempo ed energie.

Ben diverso il discorso per sua moglie, Maria Teresa D’Achille…

Certo per lei la politica e una vera passione. Peccato che non sia stata eletta con il Pd alle politiche del 4 marzo 2018, nonostante gli oltre 13 mila voti, ma del resto all'epoca andava forte il Movimento 5 stelle, anche in Molise. Ora lei sposa in pieno la linea del neosegretario Zingaretti. Ma tengo con forza a sottolineare: con la politica abbiamo sempre dato, in termini elettorali, ma mai preso, non lavoro con enti pubblici, non ho mai goduto di canali privilegiati, a differenza di molti altri imprenditori. Anzi, in Abruzzo sulla vicenda di Canistro ho avuto contro la Regione di centrosinistra, lo stesso è accaduto, su altre vicende, in Molise. La cattiveria e l'invidia evidentemente non hanno colore politico.

Problema di un imprenditore è lasciare il testimone della sua impresa, in mani fidate. I suoi figli si stanno preparando a questo obiettivo?

Il grande, Luca, 31 anni, è laureato in Economia, si occupa di finanza e gestioni patrimoniali. Sta facendo il suo percorso, all'estero, con la mia azienda collabora esternamente. Francesca, 26 anni laureata in Giurisprudenza, lavora già nel nostro ramo aziendale dell’immobiliare e dell'attività ricettiva, con la società Roma resort, e con grandi soddisfazioni. Andrea 24 anni si occupa delle acque minerali, in tutte le fasi produttive.

Utilizza ancora l'elicottero per spostarsi?

Certo, è fondamentale per me, che devo girare in tutta Italia per lavoro. Del resto, operando molto nelle aree interne, ho dovuto risolvere di tasca mia il problema delle poche e mal tenute infrastrutture viarie.

Cosa si attende dalla nuova amministrazione regionale abruzzese?

E' prematuro dirlo, ma vista l'esperienza pessima con la precedente amministrazione, non posso che essere ottimista. Il mio auspicio è che sia molto più vigile sull'operato dei suoi dirigenti e funzionari, in particolare quelli che hanno gestito la vicenda dei bandi delle acque minerali, visti i danni che hanno fatto, non solo a noi, ma alla stessa Regione e all'erario

Cosa si aspetta dal nuovo governo nazionale?

Dare risposte concrete a noi imprenditori che viviamo momenti difficili, dopo dieci anni di crisi di sistema, duranti i quali abbiamo perso terreno rispetto ad altri Paesi. All'estero del resto le regole sono più chiare e trasparenti, e uguali per tutti, i servizi e la burocrazia più efficiente, l'accesso al credito più agevole.

Per me che lavoro in vari territori italiani, pesa poi molto che le regole e loro interpretazioni sono da regione a regione diverse. Diciamo che siamo un po' tutti concentrati a salvaguardare e a mettere in sicurezza quello che uno ha, ed è sempre più difficile investire e creare nuova ricchezza.

Tornando alla vicende di Canistro, la sua holding è stata danneggiata complessivamente da quello che è accaduto intorno alla sorgente Sant'Antonio Sponga? 

Oltre a quello che ho già spiegato, ho subito controlli di ogni tipo e blitz della Finanza, sono stato accusato di imbottigliare abusivamente, di occupare personale in nero, hanno provato in tutti i modi a non farmi tornare ad imbottigliare almeno l'acqua della Fiuggino e potrei proseguire a lungo. Mi hanno fatto passare per un sorta di criminale. Ma tutto si è concluso con un buco nell'acqua, e non avevo dubbi perché credo nella giustizia, anche se ha tempi lunghi. Sono poi stato arrestato nel 2015, accusato di aver fatto una grande evasione fiscale, mi sono fatto 15 giorni ai domiciliari, poi revocati dal Riesame. Ora il processo è in corso e sta emergendo la verità, stiamo dimostrando che sono stati commessi evidenti errori nelle indagini, e già molti ipotesi di reato sono cadute. Tutto questo però ovviamente ha inciso sull'immagine dell'azienda. E sul piano personale: ci ho sofferto molto, ho perso la serenità, e con me i miei collaboratori che hanno un legame di appartenenza molto forte con l'azienda. Per fortuna ho qualche pregio: sono un imprenditore che si fa un mazzo dalla mattina alla sera, che ama il suo lavoro, e soprattutto ha la testa dura.

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