“ALTRA BUFERA” CDX: LISTA MARSILIO SU AVENTINO, FDI E CIVICA DIVISI PER UNA NOTTE, POI NUOVA LITE

ABRUZZOWEB RIVELA DOCUMENTI INEDITI SU UNA VICENDA SINGOLARE: IL PARTITO DEL GOVERNATORE ROMPE LA FEDERAZIONE CON FRATELLI D'ITALIA IN CONSIGLIO REGIONALE, IL GIORNO DOPO TREGUA E PASSO INDIETRO. MA IL CAPOGRUPPO MARINUCCI NON SI PRESENTA POI AL SUMMIT DI MAGGIORANZA SUL BUCO DELLA SANITA'. IGNOTI I MOTIVI DELLO SCONTRO

di Luca Tomassoni

24 Marzo 2025 10:05

Regione - Politica

L’AQUILA – Una notte da separati in casa. Sono le comunicazioni ufficiali – svelate da Abruzzoweb – a scandire i tempi della lite, la ennesima nella divisa maggioranza di centrodestra, e poi della pace che si rivelerà, poche settimane dopo, temporanea, alla luce di un altro capitolo polemico, questa volta molto singolare: a far scoppiare il caso finora rimasto sommerso, la lista civica “Marsilio presidente”, nata per appoggiare il governatore abruzzese, che ha rotto la federazione con la ‘casa madre’ di Fratelli d’Italia creata tra i banchi della maggioranza del consiglio regionale abruzzese.

Comunicazioni ufficiali che mostrano tutte le tensioni interne al centrodestra. Tra il partito che ha stravinto le elezioni del marzo 2024, e la lista del riconfermato Marco Marsilio di Fdi, che ha eletto, Luciano Marinucci, ex sindaco di San Giovanni Teatino (Chieti), con 2.164 voti, oggi capogruppo, e Gianpaolo Lugini, ex vicesindaco di Carsoli (L’Aquila), con 1.010 voti.





In una competizione che li ha favoriti nel loro ingresso all’Emiciclo, visto che per fare un esempio in Fdi,  degli otto eletti alle urne del marzo 2024, quello che ha preso meno voti è stato Leonardo D’Addazio, ma con ben 4.480 preferenze. E questo particolare viene fatto notare dentro Fdi, ai loro federati, e si afferma anche che i due finora non hanno inciso più di tanto nell’attività politica e amministrativa della maggioranza,  per di più lanciando poi l’offensiva al partito, che con Marsilio, “se li è inventati”.

Non si sa quali siano le motivazioni di questo strano giro per una maggioranza che non trova pace ad appena un anno dal secondo, storico mandato. C’è chi sostiene che il dissidio riguardi alcune nomine.

Come un fulmine a ciel sereno, il primo documento è stato inviato alle ore 16.02 del 25 febbraio.

Perentorio l’oggetto della missiva: “Scioglimento federazione tra i gruppi Fratelli d’Italia e ‘Marsilio Presidente'”. Mittente il capogruppo Marinucci. Destinatari: il presidente del consiglio regionale, Lorenzo Sospiri, di Forza Italia, e il capogruppo di FdI, Massimo Verrecchia. Nel testo, “si comunica lo scioglimento, con effetto immediato della federazione costituita in data 23 aprile 2024”.





La federazione unisce i due gruppi nella distribuzione dei consiglieri tra le varie commissioni tematiche. La mattina dopo lo scioglimento, quindi, sarebbe dovuto partire un feroce dibattito interno per riscrivere la geografia delle commissioni stesse.

E invece è scoppiata la pace. Alle ore 9.53 del 26 febbraio, infatti, è stata spedita una nuova comunicazione a firma Marinucci, con il passo indietro. “Con riferimento all’oggetto e ad annullamento della comunicazione di ieri 25 febbraio, si conferma la federazione in essere dal 23 aprile 2024”, scrive il consigliere che finora si è fatto notare per il suo impeccabile abbigliamento piuttosto che per l’azione politica.

Ma era solo una tregua. Poche settimane dopo, infatti, Marinucci ha mandato un altro chiaro segnale di insofferenza al centrodestra abruzzese: martedì 18 marzo, infatti, il capogruppo di “Marsilio presidente” non si è presentato al summit di fuoco della maggioranza in cui il governatore ha proposto l’innalzamento delle aliquote Irpef per colmare il buco nella sanità abruzzese.

L’assenza avrebbe mandato su tutte le furie Marsilio, che poi, nella stessa riunione, si è reso protagonista dell’aggressione verbale – con scuse pubbliche l’indomani – alla consigliera della Lega Carla Mannetti, rea di aver rilasciato una intervista in cui esprimeva il suo dissenso all’ipotesi degli aumenti. Caso che ha spinto anche il Carroccio ad abbandonare il summit e che ha fatto finire nella bufera politica e mediatica Marsilio.

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