L’AQUILA – Uccisione dell’orsa Amarena: i periti incaricati dalla Procura di Avezzano hanno oggi effettuato rilievi presso l’abitazione dell’indagato, Andrea Leombruni, a San Benedetto dei Marsi, subito fuori dai canfini del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
Domani invece si svolgerà l’esame autoptico della carcassa dell’animale, a Teramo presso l’Istituto zooprofilattico. L’indagato nega che abbia sparato alle spalle dell’animale, ma solo dopo che questi si è alzato su due zampe davanti a lui.
Per quanto riguarda i due orsetti fuggiti spaventati dopo che Leombruni ha freddato la loro mamma, oggi sono stati stati avvistati in due posti diversi e in momenti distinti, all’interno del Parco nazionale. Essendo già autonomi, e in un luogo ritenuto sicuro, si sta valutando o meno l’opportunità di catturarli, operazione che determinerebbe per loro ulteriore stress e spavento
Intanto il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, è intervenuto sulla vicenda durante l’appuntamento quotidiano con il “Tg4 Diario del Giorno”.
“Un conto è trovarsi dentro casa, dentro casa, non nel pollaio, un bandito armato che potrebbe fare del male a te, a tua moglie e alle tue figlie, e non sai mai con chi hai a che fare e un conto è uscire di casa per aver sentito rumori”, ha spiegato, aggiungendo: “Confondere il tema della legittima difesa con lo sparare all’orso è un esercizio di retorica e un sofismo che serve a giustificare l’ingiustificabile. E credo poco che fosse accaduto per caso o colto dallo spavento”.
Ha dunque concluso: “Invito a non strumentalizzare il gesto compiuto a San Benedetto dei Marsi”.
Intanto Leombruni ha denunciato ai carabinieri le minacce di morte ricevute.
“Ti uccidiamo”, “Farai la stessa fine dell’orsa”, “Anche la tua famiglia è in pericolo” – sono solo alcune delle tante minacce ricevute da Leombruni – titolare di una nota norcineria del luogo – che si è ritrovato con i militari dell’Arma di fronte la sua abitazione per evitare ulteriori pericoli.
Leombruni è difeso dall’avvocato Berardino Terra, del Foro di Avezzano (L’Aquila). “Sono tre giorni che non dormo e non mangio, non vivo più, ricevo in continuazione telefonate di morte, messaggi; hanno perfino chiamato mia madre 85 enne, tutta la mia famiglia è sotto una gogna”, le parole di Leombruni all’Ansa.
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