AMATRICE: FREDDO E NEVE FANNO MALE DOPO IL SISMA ALLEVATORE IN GINOCCHIO, ”I NOSTRI ANIMALI MUOIONO”

di Roberto Santilli

7 Gennaio 2017 16:02

AMATRICE – Situazione drammatica per alcuni allevatori della zona di Amatrice (Rieti), già straziati dal terribile terremoto dell’agosto del 2016.

In particolare, nella frazione di San Tommaso, l’allevatore Costantino Poggi, 32 anni, che con il fratello gestisce una piccola azienda con 50 animali, in questi giorni di duro maltempo sta vivendo un incubo, con animali che muoiono per il freddo, come due agnellini la settimana scorsa, che da tre giorni non bevono a causa delle tubature ghiacciate, e che neppure possono mangiare il fieno, ghiacciato anch’esso. E che arrivano pure ad abortire.





“Siamo allo stremo – dice Poggi ad AbruzzoWeb – e con la produzione di salumi e formaggi ferma ad agosto, cioè al sisma. Siamo stati costretti a mettere gli animali in un capannone di fortuna ma che purtroppo non è idoneo, visto che non ripara dalla neve né dal freddo. Ieri notte la temperatura è stata di -16 gradi. Abbiamo mucche, cavalli, pecore, capre, maiali, ma davvero non sappiamo più come fare per andare avanti. Speriamo che qualcuno ascolti il nostro grido di disperazione, non solo nel Lazio ma anche nel vicino Abruzzo”.

Poggi – che vive ancora con la famiglia in una roulotte a causa dei ritardi per le abitazioni provvisorie – sottolinea quella che secondo lui è una situazione di disagio soprattutto per i piccoli allevatori, “perché chi è grande ha ricevuto da parte delle istituzioni un trattamento migliore. Non siamo stati trattati allo stesso modo, si sono create disparità enormi. Avremmo bisogno di una tensostruttura in un luogo adatto, cioè che almeno abbia la strada praticabile e le tubature in buone condizioni, qui invece sembra l’apocalisse”.





La famiglia di Costantino Poggi (che lavora anche come cuoco e che è tornato in fretta e furia dal Portogallo, dove stava lavorando come sempre per la stagione estiva, ad agosto 2015 in seguito al maledetto terremoto del 24), ha subìto lutti ed ha lasciato suo papà, sua mamma e suo fratello feriti, in quella frazione, Saletta, che somiglia terribilmente a Onna, la frazione dell'Aquila annientata dal terremoto del 2009. 

“Da quel sisma – commenta con rabbia e amarezza – la nostra vita è letteralmente cambiata. Ma adesso le istituzioni, a cominciare dalla Regione Lazio, devono darsi una svegliata. Noi e tanti altri siamo qui a soffrire e a fare di tutto per non mollare, ma abbiamo bisogno di aiuti veri, concreti. E basta con le disparità di trattamento, basta con il metodo politico all’italiana di figli e figliastri cui assistiamo da ormai quasi cinque mesi”. 

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