L’AQUILA – “Non mi stupisce che anche all’Aquila sia stata dedicata una targa a Sergio Ramelli. Non mi stupisce, lo ripeto, ma mi preoccupa. Perché c’è di mezzo il revisionismo, cioè la riabilitazione del Fascismo e dei fascisti”.
Esordisce con questa risposta Eric Gobetti, storico torinese classe 1971, studioso del Fascismo, della Seconda guerra mondiale, della Resistenza e della storia della Jugoslavia nel Novecento, alla domanda “di partenza” in una lunga intervista concessa nei giorni scorsi ad AbruzzoWeb.it.
Una lunga intervista che si inserisce alla perfezione nel contesto che in questi giorni vede infuriare le polemiche per un incontro dal titolo “Italia. Il colonialismo italiano tra storia e leggenda nera”, organizzato dall’associazione Piazza Fontesecco e patrocinato dal Comune dell’Aquila tra le accuse e le richieste da sinistra e centrosinstra al sindaco, Pierluigi Biondi, di prendere le distanze e togliere il patrocinio, accuse che il primo cittadino aquilano, oggi FdI ma ex CasaPound – movimento politico di estrema destra considerato vicino alla associazione Piazza Fontesecco, posizione smentita dalla stessa associazione – ha rispedito al mittente. Il tutto dopo che in occasione della scorsa edizione della Perdonanza Celestiniana era stato promosso un incontro con una associazione accusata di sostenere l’apartheid in Sudafrica.
E sempre all’Aquila è stata da poco installata una lapide commemorativa per Sergio Ramelli, giovane studente milanese di estrema destra che militava nel Fronte della Gioventù, morto il 29 aprile del 1975 a circa un mese e mezzo di distanza a causa dei traumi causati dall’aggressione un gruppo di militanti della sinistra extraparlamentare legati ad Avanguardia operaia formato da Marco Costa, Giuseppe Ferrari Bravo, Claudio Colosio, Antonio Belpiede, Brunella Colombelli, Franco Castelli, Claudio Scazza e Luigi Montinari.
La “dedica” a Ramelli si trova nel quartiere di Pettino, a pochi metri dal Liceo Classico “Domenico Cotugno”, in Via Leonardo Da Vinci, come da delibera di Giunta comunale che ha così concluso un iter iniziato con un ordine del giorno nel giugno dello scorso anno.
“Non mi stupisce tutto ciò – spiega Gobetti a questo giornale -, perché questa destra al potere è erede della destra degli anni ’70, dunque non tanto del Ventennio. E che sia erede di quella destra lo si evince in maniera molto chiara, direi esplicita, anche dalle biografie di diversi personaggi, alcuni dei quali sono al potere oggi con il governo di centrodestra di Giorgia Meloni (che nel collegio uninominale dell’Aquila è stata rieletta alla Camera dei Deputati alle elezioni politiche del 2022 che hanno portato la stessa Meloni a diventare premier, ndr), che a quella destra fa riferimento anche lei. Parliamo di quella destra eversiva che metteva le bombe sui treni, nelle stazioni ferroviarie, nelle piazze; dunque, una destra terroristica che per certi aspetti ha connotati addirittura più gravi del Fascismo che fu un regime ventennale, un regime senza dubbio schifoso, ma che comunque appartiene ad una storia compiuta, finita e superata dagli eventi”. “C’è quindi un legame ideologico – prosegue lo storico – con un periodo tremendo della nostra storia recente. E tutto ciò è qualcosa di molto grave”.
All’Aquila – e non solo all’Aquila – c’è anche una via dedicata a Norma Cossetto, la studentessa italo-istriana ritrovata uccisa nella Foiba di Villa Surani, in Istria. Cossetto, col tempo, è diventata uno dei simboli delle “Foibe”, argomento, ormai consolidato politicamente in Italia con il “Giorno del Ricordo”, che lei conosce perfettamente e che ha anche trattato, spesso tra gli attacchi non solo della destra, in uno dei suoi libri. Le “affinità” con la dedica a Ramelli esistono?
Epoche diverse, storie diverse, ma entrambe “giocano” sullo stesso meccanismo, che è quello di giustificare il Fascismo storico attraverso il vittimismo: non celebra chi ha vinto, chi ha ucciso centinaia di migliaia di innocenti, come ha fatto in effetti il Fascismo, ma la vittima di un crimine. Quindi, se non ci sono gli strumenti culturali e storici per comprendere questo ribaltamento retorico, è molto difficile capire, reagire, rendersi conto di ciò che si vuole realmente fare. Se, invece, reagisci e muovi anche una sola critica, passi per un brutale spietato che non ha rispetto per la vita umana, ma se noi intitoliamo una via o un monumento a qualcuno, lo facciamo per celebrare questo qualcuno, lo facciamo perché pensiamo che si tratti di un personaggio significativo per la storia del nostro Paese, penso, che so, a Guglielmo Marconi. Ramelli e Cossetto, al contrario, non hanno fatto nulla di importante nelle loro brevi vite. Sono morti, ma perché? Bisogna interrogarsi sul perché, visto che lo celebriamo solo per questo. E sono morti perché erano fascisti. Ingiustamente, attraverso un crimine, ma la motivazione era quella. Quindi in sostanza con queste intitolazioni si stanno celebrando dei martiri del fascismo.
Dal punto di vista della Costituzione del 1948, che è antifascista, le cose come stanno?
Si tratta di celebrazioni che sono contro la legge e dunque contro la Costituzione. Questa campagna di revisionismo neofascista passa, per ora, attraverso la celebrazione delle vittime, ma presto passerà per quella degli “eroi” fascisti. Considerando che anche Benito Mussolini, una vittima, si può rivalutare qualunque fascista.
Nell’Unione Europea si sono spinti oltre: Nazismo e Comunismo sono la stessa cosa.
Negli ultimi vent’anni si è diffuso nel senso comune dell’Europa e anche in parte del resto del mondo una percezione secondo cui le ideologie del Novecento, come il Comunismo e il Fascismo, siano condannabili allo stesso modo: una vittima del Comunismo è uguale ad una vittima del Nazismo o del Fascismo. Sono i Paesi dell’Europa dell’Est e in generale dell’ex blocco sovietico ad aver preteso questa equiparazione. Dal loro punto di vista, avendo sofferto due dittature, ci può stare, al netto delle evidenti differenze che esistono tra i regimi. Per noi italiani, l’esperienza storica del Comunismo in Italia è stata però molto diversa. Il Partito comunista era progressista, ha difeso la democrazia, ha fatto la Resistenza, ha contribuito in maniera fondamentale a scrivere la Costituzione. Da noi, insomma, questa equiparazione è totalmente insensata, non ha nulla a che fare con la nostra esperienza storica. E la cosa più grave è che questa equiparazione in Italia nemmeno si fa, perché da noi si condannano solo Nazismo e Comunismo, i crimini del Fascismo non sono stati mai seriamente condannati.
Nel frattempo, i liberali che fanno?
La destra italiana conservatrice ha sempre condannato gli opposti estremismi, quindi equiparando Fascismo e Comunismo. Era la “voce” prevalente nell’Italia del dopoguerra, dove quella destra ha sempre avuto l’egemonia culturale attraverso personaggi come il giornalista Indro Montanelli, ex fascista, conservatore, anticomunista di ferro, editorialista del quotidiano italiano più letto, cioè il Corriere della Sera. L’egemonia, insomma, era tutta in quell’area e non era certo quella di un Pier Paolo Pasolini.
Poi è arrivato Berlusconi.
Finita la Guerra Fredda, ha preso piede il berlusconismo che ha portato al potere i fascisti. Dopo cinquant’anni, in pratica, ce l’hanno fatta. Berlusconi, al quale dell’ideologia fascista non fregava nulla perché era interessato solo agli affari suoi, diceva che c’erano i comunisti alle porte. E ha portato i fascisti al potere. Che oggi sono ideologici, hanno voglia di ribadire, di commemorare e portare i loro modelli culturali. L’intento è antidemocratico, però, e punta a svuotare le democrazie al loro interno. Guardiamo Putin, guardiamo Erdogan. Guardiamo a quelle “democrature”.
E l’Ucraina prima dell’invasione russa?
Ci sono due piani diversi. Da una parte il governo italiano si ispira al modello delle democrature realizzate, come in Ungheria, Russia, Turchia, eccetera; e poi c’è pure la posizione geostrategica, nella quale L’Italia non può allontanarsi dalla politica imposta dalla Nato. Molti politici attualmente al potere sono sempre stati degli ammiratori di Putin, ma oggi stanno con l’Ucraina per opportunismo politico e economico, tra cui i profitti dalla vendita di armi.
Se allarghiamo il campo? Israele?
In tutti i Paesi in guerra acquisiscono potere i più estremisti. Questo riguarda sia la guerra in Ucraina che quella in Palestina. Dominano i nazionalisti estremisti che hanno come obiettivo la pulizia etnica. Chi vince la impone al suo avversario sconfitto, quello che sta succedendo a Gaza, e che potrebbe succedere in Ucraina. La via d’uscita è una sola: l’antinazionalismo.
Mala tempura currunt, però.
Io sono un rappresentante dell’ottimismo della non-ragione, ma se penso razionalmente, tutto sta andando nel peggiore dei modi, tra guerre, chiusure delle frontiere, cambiamento climatico. Eppure, resto ottimista. Perché la storia dice che le cose non vanno quasi mai come sembra, all’improvviso cambiano strada. La prospettiva generale non è affatto buona, ma noi restiamo ottimisti, se no, non saremmo nemmeno qui a parlare e a cercare di diffondere idee migliori, di pace, fratellanza, non violenza, ripudio della guerra e del fascismo. Io continuo a crederci, nonostante tutto.
- “ANCHE ALL’AQUILA REVISIONISMO NEOFASCISTA”. GOBETTI, “SI ISPIRANO A DESTRA EVERSIVA DEGLI ANNI ’70”L'AQUILA - "Non mi stupisce che anche all'Aquila sia stata dedicata una targa a Sergio Ramelli. Non mi stupisce, lo ripeto, ma mi pre...