PESCARA – Anche l’Abruzzo, la Regione Verde d’Europa, è a rischio di desertificazione entro il 2100 a causa di potenziali siccità prolungate, sia meteorologiche che idrologiche, con evidenti conseguenze sull’agricoltura e sulla produzione di energia da idroelettrico che è ancora la prima fonte rinnovabile in regione.
È quanto emerge – in occasione della Giornata Mondiale per la lotta alla desertificazione – da una ricerca dell’Università D’Annunzio di Chieti e Pescara, che ha analizzato le portate dei fiumi, le precipitazioni e le temperature a partire dal 1985, per determinare le variazioni passate ed avere una base per studiare i cambiamenti che ci si aspetta per il futuro, fino al 2100.
La ricerca – pubblicata sulla rivista scientifica Environmental Challenges – è del dottorando Moshin Tariq, della ricercatrice Eleonora Aruffo e del docente Piero Di Carlo, che all’Ansa ha detto chiaro e tondo, “bisogna al più presto mettere in agenda al primo posto le politiche di mitigazione ed adattamento al cambiamento climatico e, tra queste, quelle di riduzione degli sprechi di acqua sia mediante l’adeguamento della rete idrica, che ha delle perdite non più tollerabili, sia mediante politiche di sensibilizzazione alla riduzione degli sprechi”.
Interpellato sempre dall’Ansa, l’assessore regionale al sistema idrico, all’ambiente e all’agricoltura, Emanuele Imprudente, ha subito evidenziato che “i risultati dello studio evidenziano l’importanza e l’urgenza di adottare ulteriori strategie di gestione delle risorse idriche che siano resilienti e sostenibili”.
Per lo studio è stato applicato al territorio abruzzese un modello idrologico Swat che integra i dati osservati di portata dei fiumi, dati meteorologici (temperatura e precipitazione) e altri come evapotraspirazione, uso e gestione del suolo, stoccaggio di acqua e bacini idrici.
Per le proiezioni climatiche future, sono stati applicati cinque modelli climatici globali prendendo in considerazione due scenari, uno ‘scenario business-e uno scenario di politica climatica peggiore, in cui l’aumento delle emissioni e la produzione di energia aumentano senza alcun controllo. Tra i bacini fluviali abruzzesi lo studio si è concentrato su quello dell’Aterno-Pescara, essendo il più importante per estensione – lungo152 km con un bacino idrografico di 3.190 km quadrati – e portata.
I risultati della ricerca indicano un aumento della temperatura in tutti gli scenari, accompagnato da una diminuzione delle precipitazioni e della portata del fiume Pescara.
In merito alle precipitazioni si passerà da circa 800 mm/anno in media di precipitazione del 1985 a 693 mm/anno nel 2050 e a 611 mm/anno nel 2100. La portata del fiume Pescara diminuirà: nel 1985 il fiume portava a valle 95 mila metri cubi di acqua al giorno, nel 2050 tale valore potrebbe scendere a 74 mila e nel 2100 a soli 60 mila.
La ricerca ha anche effettuato un’analisi degli indici di siccità e i risultati mostrano potenziali siccità future frequenti, gravi e prolungate: siccità meteorologiche che potrebbero durare tra i 105 e i 163 mesi e siccità idrologiche superiori a 100 mesi fino a 150 mesi. Lo studio fornisce spunti cruciali per i decisori politici, sottolineando la necessità di strategie che affrontino gli impatti del cambiamento climatico sulle risorse idriche per la sostenibilità. futura.
“Il nostro studio – ha spiegato dunque Di Carlo – conferma una tendenza che osserviamo ormai da anni, con una accelerazione nell’ultimo periodo che è sotto gli occhi di tutti: la carenza idrica nei nostri territori è sempre più grave e di anno in anno gli effetti si manifestano sempre più in anticipo”. Secondo il docente “bisogna predisporre infrastrutture di stoccaggio delle acque, manutenzione di quelle presenti sia per uso civile che per quello agricolo e per idroelettrico, ed infine tutelare ed effettuare la manutenzione dei nostri fiumi che sono una delle risorse a rischio”.
Ha spiegato ancora Imprudente: “è imperativo che i decisori politici, le istituzioni locali e regionali, e tutti i soggetti coinvolti collaborino strettamente per sviluppare piani di azione concreti e mirati a mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Investire in infrastrutture di gestione delle acque, migliorare l’efficienza dei sistemi di irrigazione, promuovere pratiche agricole sostenibili e incentivare l’uso responsabile delle risorse idriche rappresentano passaggi fondamentali per garantire la resilienza del nostro territorio”.
“Nel corso del precedente mandato – ricorda Imprudente – abbiamo finanziato e in parte realizzato interventi per migliorare il sistema idrico integrato, stanziando circa 470 milioni di euro. Abbiamo destinato 130 milioni di euro per la messa in sicurezza dell’acquifero del Gran Sasso, il più grande d’Abruzzo, che serve circa 800 mila abruzzesi. Abbiamo reperito risorse per ridurre le perdite nella rete idrica, per potenziare il sistema irriguo, per sviluppare il sistema depurativo. Abbiamo finanziato con 90 milioni di euro la rete irrigua a pressione della piana del Fucino: una infrastruttura strategica in grado di incrementare l’efficienza nell’uso delle risorse idriche, riducendo le perdite d’acqua causate da infiltrazione ed evaporazione. L’impianto aumenterà la resa, la qualità delle colture e la sicurezza alimentare riducendo, nel contempo, i consumi idrici ed energetici delle aziende agricole. Lo abbiamo fatto attraverso un approccio complessivo di rete per poter gestire la risorsa acqua come occasione di sviluppo e crescita di un intero territorio, ma siamo ben consapevoli che c’è ancora tanto da fare”.
“E questo studio – sottolinea l’assessore – rende evidente come non sia più procrastinabile un intervento strutturale. Gli interventi posti in essere in questi anni rappresentano una base solida su cui costruire politiche ambientali sempre più efficaci e lungimiranti, in grado di alimentare circuiti virtuosi che favoriscano, in coerenza con le trasformazioni in atto, un rapporto equilibrato e proattivo tra uomo e ambiente. Lavoreremo con determinazione per assicurare un futuro sostenibile e sicuro per le generazioni future”.
Ad intervenire con durezza è poi la delegata WWF Italia per l’Abruzzo, Filomena Ricci, intervenuta.
“È inaccettabile il notevole spreco della risorsa acqua che si registra nelle perdite delle reti idriche di distribuzione che in alcuni casi arriva a oltre il 50% o l’utilizzo certamente non prioritario dell’acqua che ancora si continua a fare, per esempio per garantire la neve artificiale sulle piste da sci”.
“I dati raccolti nello studio – spiega la Ricci all’ANSA – confermano in modo drammatico quanto già noto per l’area mediterranea – una delle aree dove maggiormente si sentono gli effetti del cambiamento climatico – e di conseguenza per l’Abruzzo. Quando non è gestita e prevista adeguatamente, la siccità è uno dei motori della desertificazione e del degrado del territorio, nonché tra le cause di aumento di fragilità degli ecosistemi e di instabilità sociale”. Tra le possibili soluzioni per evitare la desertificazione dell’Abruzzo il Wwf Abruzzo sottolinea la necessità di “adoperarsi davvero per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi”, abbattendo le emissioni di gas serra, abbandonando i combustibili fossili e puntando su fonti rinnovabili, risparmio/efficienza energetica e decarbonizzazione in tutti settori. Rispetto alla tutela più specifica per i fiumi secondo il Wwf Abruzzo “è indispensabile riaffermare la pianificazione a livello di bacino idrografico con il coordinamento di un soggetto unico, l’Autorità di bacino distrettuale, in grado di definire le priorità a scala di bacino e ridefinire i fabbisogni in base a un aggiornato e reale bilancio idrico”.
“Altrettanto cruciale, e particolarmente necessario in una Regione come l’Abruzzo – sottolinea la Ricci – è rivedere tutte le concessioni idriche (agricole, industriali, civili) riducendole in funzione delle effettive disponibilità d’acqua. Con la diminuzione delle precipitazioni e delle portate dei fiumi, prevista anche nel citato studio dell’Università di Chieti-Pescara, non si può pensare di continuare a prelevare dai fiumi la stessa quantità di acqua, ma le concessioni vanno adeguate in modo da continuare a garantire sempre il deflusso minimo vitale nei fiumi. Troppo spesso, infatti, in Abruzzo si constata la trasformazione di fiumi in poco più che rivoli se non addirittura la messa in secca degli stessi, come sta attualmente succedendo sul fiume Foro. Vanno riviste anche le tipologie di colture potenziando la coltivazione di varietà che necessitano di una minore quantità di acqua e sistemi di irrigazione che siano sempre più a maggiore efficienza e a basso consumo”.
Secondo il Wwf “in Abruzzo la situazione diventa paradossale quando, a fronte del fatto che in molti comuni viene prevista la razionalizzazione dell’acqua potabile ormai non solo durante i mesi estivi, ma anche in altri periodi dell’anno, si continuano a proporre progetti con l’innevamento artificiale o nuove captazioni di fiumi anche in aree protette”.
La Coldiretti Abruzzo, con il direttore Roberto Rampazzo, chiede infine di realizzare una rete di bacini di accumulo, veri e propri laghetti, senza cemento, con pietra locale e con le stesse terre di scavo con cui sono stati preparati, per raccogliere l’acqua piovana e utilizzarla in caso di necessità: è il progetto immediatamente cantierabile di Coldiretti e Anbi che si pone l’obiettivo di potenziare la raccolta di acqua dolce intervenendo sulle infrastrutture.
“L’obiettivo – sottolinea il direttore Rampazzo – è arrivare a raccogliere il 50% dell’acqua piovana che potrebbe essere utilizzata per una molteplicità di altri utilizzi, riducendo il prelievo di quella potabile. Con l’avvio di un grande piano nazionale per la realizzazione da nord a sud del Paese di invasi si difenderà concretamente la sovranità alimentare ed energetica dell’Italia e, nello stesso tempo, si garantirà l’acqua per i cittadini, per le coltivazioni e per la produzione di energia rinnovabile che renderà migliore l’ambiente e attiverà anche le risorse occupazionali per la manutenzione degli invasi ad aziende agricole, imprese e cittadinanza”.
“A livello regionale – prosegue Rampazzo – su questo argomento stiamo inoltre sensibilizzando i decisori politici a creare un tavolo di confronto ad hoc sul tema acqua, invitando le organizzazioni agricole, ambientaliste, consorzi di bonifica, l’università e studi di ricerca. L’obiettivo è creare una maggiore cultura della prevenzione e della gestione di questa importante risorsa, mantenendo il territorio con gli scoli d’acqua puliti e funzionali per il deflusso, in caso di forte pioggia, o per far scorrere meglio l’acqua in caso di bisogno”.
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- ANCHE L’ABRUZZO A RISCHIO SICCITA’ E DESERTIFICAZIONE, STUDIO CHOC UNIVERSITA’ D’ANNUNZIOPESCARA - Anche l'Abruzzo, la Regione Verde d'Europa, è a rischio di desertificazione entro il 2100 a causa di potenziali siccità prolungate, sia me...