L’AQUILA – Un ragazzo abruzzese appassionato di serie tv, Andrea Cinalli classe 1992, si imbatte nel telefilm cult degli anni ’90, Twin Peaks, che ha segnato intere generazioni di adolescenti rapiti dal mistero della morte di Laura Palmer.
Da quel momento è chiara per lui la strada da seguire: diventare sceneggiatore.
Autore di un libro dal titolo Sguardo serial – i telefilm che raccontano la contemporaneità edito da Galaad edizioni e disponibile in libreria dal giugno 2016, Cinalli ha raccolto e approfondito una serie di articoli scritti per il quotidiano teramano La Città.
Le interviste ad autori e sceneggiatori e le critiche cinematografiche contenute nel libro, analizzano a fondo la struttura narrativa che caratterizza il genere televisivo del serial e spiegano come questo format particolare sia radicalmente mutato nel corso degli anni, seguendo i gusti e adattandosi ad un pubblico sempre più esigente, quello delle tv via cavo e dell’on demand.
Salta subito agli occhi un dettaglio, nel libro, cioè l’assenza quasi totale di serie tv italiane.
L’unica a comparire nel lunghissimo elenco di titoli e produzioni americane è Gomorra, esportata anche oltreoceano per il suo modo di narrare gli avvenimenti “asciutto e senza trovate musicali. Schietto. Diretto. Molto più simile alle serie americane” spiega Andrea Cinalli ad Abruzzoweb.
“Cosa c’è che non va nelle fiction italiane? Innanzitutto sono destinate a un pubblico generalista – afferma ancora l’autore – con una forte tradizione cinematografica che risale agli anni ’50 e poi hanno una scarsa scansione drammaturgica. In America per ogni singola scena si tende a riportare la struttura di una vera sceneggiatura, la si espande, con forte attenzione a ogni singolo dettaglio scenico che è ampliato, studiato, anche con l’utilizzo di inquadrature estranianti”.
“Il genere serial tv oltreoceano è considerato letteratura televisiva, a metà strada tra la letteratura e la cinematografia – continua Cinalli – e diversa è anche l’importanza attribuita allo sceneggiatore, che altrove è venerato e assimilato allo scrittore. È lo showrunner, la colonna portante di una serie tv di successo. Sue le battute che poi diventano citazioni a diffusione virale sui social media”.
Insomma la serie tv è un genere che non ha nulla da invidiare ai film veri e propri, ma in Italia, in particolar modo, è ostacolato da “una visione delle case di produzione che chiedono soggetti rassicuranti per le tv generaliste, mentre, al contrario, le tv via cavo si spingono oltre, proponendo contenuti che mixano più violenza, più sesso, osano dovendo soddisfare un pubblico più esigente”.
Da House Of Cards a The Walking Dead, da Broadchurch a The Vampire Diaries, passando per Sleepy Hollow, vizi e difetti e ossessioni delle persone sono portati all’eccesso anche nelle serie più ironiche così come in quelle thriller o fantasy: gli incubi e le paure e i desideri nascosti del genere umano vengono sbattuti sullo schermo con una grande capacità narrativa che poi trova nella letteratura da social appunto la più grande forma di condivisione.
Lo spettatore si immedesima nei personaggi e nelle situazioni come se le storie inventate delle fiction fossero a tratti più reali della realtà stessa.
“Storie che si articolano episodio dopo episodio, ti catturano, coinvolgono. È stato proprio grazie a queste serie televisive che ho iniziato a scrivere, poi mi sono accostato al giornalismo e ora ho chiara la direzione che voglio intraprendere, cioè la sceneggiatura. E, in futuro, anche un nuovo libro”, conclude Cinelli.
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